America first energy plan: i lineamenti della strategia energetica di Donald Trump

Sfruttare al massimo le risorse energetiche di casa propria (shale gas e shale oil estratto dalle rocce scistose con la tecnologia del fracking) e usare di più il carbone, cancellando il piano di Obama per il clima. Eccole, le linee guida del piano energetico (An America first energy plan) della amministrazione Trump, pubblicate sul sito della Casa Bianca subito dopo l’insediamento.

Make America great again”: anche per quanto riguarda l’energia secondo Trump gli Stati Uniti devono adottare una politica protezionistica, per rendersi indipendenti dall’OPEC,  con la “consapevolezza di possedere riserve energetiche domestiche non sfruttate”.

Il documento parte dall’assunto che “l’energia sia una componente essenziale della vita americana e un pilastro dell’economia mondiale”; per questa ragione “l’amministrazione Trump si impegna a implementare politiche energetiche meno costose per gli americani, che massimizzino l’uso delle risorse locali e rendano liberi dall’importazione di petrolio”. In che modo?

Sfruttando di più le risorse di casa propria ( “L’Amministrazione Trump abbraccerà la rivoluzione del petrolio e del gas di scisto per portare posti di lavoro e prosperità a milioni di americani; dobbiamo approfittare dei circa 50 miliardi di dollari di scisto non sfruttato, in particolare nelle terre federali che gli americani possiedono”) e dando inoltre “ nuovo impulso all’uso del carbone”. Al tempo stesso si annuncia di voler cancellare quelle politiche che il nuovo presidente ritiene “dannose e inutili”, a cominciare dal Climate action plan di Obama che  aveva stabilito l’obiettivo di raddoppiare la produzione di elettricità da fonti rinnovabili, imponendo alle tradizionali centrali di produzione di energia di ridurre le emissioni del 32% entro il 2030 rispetto ai valori del 2005. Nel documento di Trump, invece, le energie rinnovabili non sono neppure citate, e nulla si dice in materia di efficienza energetica. Eppure entrambe risponderebbero perfettamente al criterio guida indicato nel piano di Trump: ridurre la dipendenza dall’estero valorizzando risorse interne.

Sotto esplicito attacco è anche il “Clean water rule”, il provvedimento voluto dalla precedente amministrazione per tutelare i corsi d’acqua nazionali, che  estendeva la protezione dell’EPA, e quindi del governo federale, a due milioni di miglia di corsi d’acqua e a 20 milioni di acri di zone umide, che forniscono acqua potabile ad un terzo del Paese. Ora sarà completamente stralciato.

Sul tema della tutela ambientale solo poche righe.

Ci si limita a dire che la sua “gestione responsabile deve andare di pari passo con il fabbisogno energetico” e che “mantenere l’aria pulita e l’acqua limpida, preservare le nostre riserve e le risorse naturali rimarrà una delle nostre principali priorità”. Ma il segnale è chiaro: il Presidente Trump rifocalizzarà l’EPA sulla sua essenziale missione  di proteggere la nostra aria e l’acqua”. Come dire che le regole ambientali vanno ridotte e comunque limitate ad una visione  ristretta della tutela dell’ambiente, senza interferire con le strategie economiche.

Un approccio confermato da quanto lo stesso Trump ha detto a conclusione dell’incontro con i top manager delle industrie automobilistiche, annunciando una riduzione della regolamentazione ambientale, contro quello che ha definito “l’ambientalismo fuori controllo”. Una conferma di quanto Trump aveva preannunciato già nella sua campagna elettorale in aperto contrasto con le politiche per il clima e l’energia di Obama, che erano state determinanti per il raggiungimento dell’accordo di Parigi sul clima. Ma forse è ancora troppo presto per capire cosa accadrà davvero negli USA e quali ripercussioni ci potranno essere sugli investimenti nelle tecnologie low carbon, come sembrerebbero testimoniare alcune dichiarazione riguardo la volontà di alcuni Stati, come la California, di continuare a perseguire i propri ambiziosi obiettivi climatici a medio e lungo termine.

Facebooktwitterlinkedinmail