Per aumentare l’occupazione puntare sulle rinnovabili

di Edo Ronchi 

dal blog HuffingtonPost

I dati più recenti indicano che in Italia è in atto una significativa ripresa del Pil, ma ancora senza una ripresa corrispondente dell’occupazione, in particolare giovanile e nelle regioni del Sud. Le ricette proposte per aumentare anche l’occupazione sono diverse: incrementare ulteriormente la crescita economica, ridurre la pressione fiscale sul lavoro, non allungare più l’età pensionabile e via dicendo.

Una proposta mi pare trascurata in questo dibattito: quella di puntare sullo sviluppo di attività a più alti tassi di occupazione. E quali? Intanto quelle che, più di altre, stanno producendo incrementi importanti del numero di occupati.

È appena stato pubblicato il rapporto annuale di Irena (International Renewable Energy Agency) con i dati aggiornati su “Renewable energy and jobs” del 2017 , che documenta che, dal 2012 al 2016, l’occupazione mondiale nelle rinnovabili è aumentata da 7,14 milioni a ben 9,8 milioni, con una crescita del 37% in 4 anni. Le crescite maggiori hanno riguardato il solare fotovoltaico – dove l’occupazione è passata da 1,36 milioni nel 2012 a 3,09 milioni nel 2016, con un aumento del 127% – e nell’eolico – dove l’occupazione è salita da 0,75 milioni nel 2012 a 1,16 milioni nel 2016 , con un aumento del 54,6% – .

Molto interessanti sono i dati sull’occupazione negli Stati Uniti dove il settore delle rinnovabili è quello che ha creato più occupazione, arrivando nel 2016 a ben 777.000 occupati, dei quali ben 260.000 nel solo settore del solare e 102.500 nell’eolico. Ricordate il presidente Trump che vorrebbe rilanciare l’occupazione nel settore del carbone, scesa negli ultimi 30 anni da 174.000 a 55.000 mila?

Anche a prescindere dagli impatti climatici, il confronto occupazionale non regge: la svolta green negli Usa ha creato molti più posti di lavoro di quanti non se ne siano persi nel settore del carbone. Anche per questo non sono pochi negli Usa coloro che ritengono impraticabile la retromarcia proposta da Trump.

E in Italia?

Le rinnovabili hanno grandi potenziali di crescita, in particolare proprio nel Mezzogiorno dove sicuramente abbiamo più sole e più vento. Da qualche anno però in Italia la crescita delle rinnovabili è ridotta ai minimi termini perché nel settore elettrico avremmo già investito una quota notevole di incentivi e negli altri settori (termico e biocarburanti) dovremmo procedere con prudenza.

Così – secondo i dati di EurObserv’Er- l’occupazione nelle rinnovabili in Italia è addirittura diminuita da 121.850 occupati nel 2011 a 97.100 nel 2015, un meno 20% . E come mai molti altri Paesi stanno invece proseguendo e accelerando gli investimenti e l’occupazione nelle rinnovabili ? (Oecd/Iea and Irena 2017, Perpectives for the green energy transition.Investments needs for a low carbon energy system).

Perché le rinnovabili sono sempre più competitive e, con minimi incentivi, consentono di ottenere vantaggi non solo ambientali, ma tecnologici e occupazionali. In Italia rischiamo il paradosso di aver utilizzato incentivi abbondanti quando le rinnovabili erano più care e oggi, che sono più competitive, di perdere il treno, rinunciando di puntare con la necessaria determinazione sullo sviluppo di uno dei settori a più alto potenziale occupazionale.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 21/07/2017
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