Economia lineare ed economia circolare, quali le differenze

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Un recente studio dell’Agenzia europea per l’ambiente (Circular by design – Products in the circular economy, 2017) analizza le differenze fra economia lineare ed economia circolare. Nell’economia lineare il prodotto è la fonte della creazione del valore; i margini di profitto sono basati sulla differenza fra prezzo di mercato e il costo di produzione; per aumentare i profitti si punta a vendere più prodotti e a rendere i costi di produzione più bassi possibile.

L’innovazione tecnologica punta a rendere i prodotti rapidamente obsoleti e a stimolare i consumatori ad acquistare nuovi prodotti. I prodotti di breve durata sono preferiti perché sono più a buon mercato e la lunga durata e la riparazione sono evitati perchè è più redditizio vendere nuovi prodotti che mantenere e riparare quelli vecchi.

Nell’economia circolare i prodotti sono parte di un modello di business integrato, focalizzato sulla fornitura di un servizio. La competizione è basata sulla creazione di un valore aggiunto del servizio di un prodotto e non solo sul valore della sua vendita. I prodotti sono parte degli asset dell’impresa e la responsabilità estesa del produttore guida la longevità del prodotto, il suo riuso, la sua riparabilità e riciclabilità.

La provvigione generata dalla fornitura di un servizio è fisicamente collegata alla localizzazione del consumatore. L’esperienza del cliente, infatti, reagisce più fortemente verso il fornitore del servizio e ciò lo porta a dare priorità al prodotto locale –quindi alla prossimità come criterio di scelta- perché l’accessibilità al fornitore del servizio gli è necessaria

Nell’economia lineare i consumatori vogliono nuovi prodotti che tengano il passo con la moda e con gli avanzamenti tecnologici e cercano-anche online la versione più economica sui mercati internazionali. La competizione – che si svolge su un campo da gioco globale – guida le politiche nazionali sociali e ambientali, con un forte link fra la produzione di massa dei beni e il taglio dei costi, col frequente risultato di abbassare le retribuzioni e generare meno occupazione.

Possedere il prodotto è considerata la via normale per utilizzarlo. Farlo riparare è in genere difficile e costoso. I prodotti a fine vita (rotti o obsoleti) sono considerati un peso, da smaltire spendendo il meno possibile.

Nell’economia circolare per soddisfare le necessità del cliente si punta oltre che all’accessibilità al prodotto, alla soddisfazione che proviene dal suo uso. Differenti segmenti di consumatori possono accedere ai servizi forniti dai prodotti a loro scelta, senza possedere i prodotti. Il contratto di fruizione del servizio fornisce un incentivo al produttore per la cura del prodotto ed anche per far ritornare il prodotto al fornitore dopo l’uso.

Nell’economia circolare si richiede –oltre a una forza lavoro in genere più specializzata – la gestione dei prodotti come beni locali, meno facilmente delocalizzabili e con minor incentivo per la corsa verso il basso nelle politiche sociali e ambientali.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 10/11/2017
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