Green acts VI | introduzione:

di Fabrizio Vigni

Unisci i puntini. Chi non si è cimentato almeno una volta, da bambino, con quella semplice attività enigmistica? Una matita, si uniscono i puntini e si vede il disegno. Ebbene, basterebbe saper unire nell’ordine giusto i puntini, in questa estate 2017, per capire qual è il disegno che avremmo la possibilità e il dovere di realizzare per il futuro dell’Italia.

Prendiamo un primo puntino: i dati economici. Le previsioni più recenti, da quelle della Banca d’Italia a quelle del FMI, indicano una crescita del PIL per il 2017  tra l’1,3 % e l’1,4%,  superiore alle attese.  L’economia italiana, sopratutto per effetto delle esportazioni, torna a crescere dopo una lunga fase di recessione. Bene, segno che l’Italia può farcela.

Ma – secondo puntino – la situazione italiana rimane segnata da molti, troppi problemi irrisolti. Tra questi, solo per citarne alcuni, la carenza di lavoro, le eccessive disuguaglianze, i problemi ambientali. Proprio in questi giorni, ad esempio, l’Italia appare vittima della siccità e dei cambiamenti climatici, con 10 Regioni che chiedono lo stato di calamità, mentre l’uso inefficiente delle risorse idriche e l’inadeguatezza di reti che disperdono mediamente circa il 40% dell’acqua costringono città come Roma a fronteggiare situazioni di emergenza.

Un’Italia sospesa tra problemi e potenzialità, dunque.

Per capire qual è la strada giusta da imboccare basta collegare altri puntini, come quelli rappresentati dalle notizie pubblicate in questo numero di Green acts. Il rapporto Green economy perspectives Italy outlook 2017 conferma che il nostro paese è leader tra le grandi economie europee nella economia verde, nonostante che la consapevolezza dei decision maker rimanga ancora inadeguata. Sono potenzialità importanti, quelle della green economy italiana, evidenziati dai risultati raggiunti nel recupero degli PFU (Green economy report di Ecopneus) e nella gestione dei rifiuti tecnologici (Green economy report di Remedia). E la stessa Relazione sullo stato dell’ambiente 2016, trasmessa dal Ministero al Parlamento nelle scorse settimane, mostra come accanto a criticità ambientali non risolte – dal consumo di suolo alla qualità dell’aria nelle città, dalla depurazione al dissesto idrogeologico – l’Italia possa vantare ottime performance, ad esempio, nell’efficienza energetica e nella produzione di energia da fonti rinnovabili, e abbia grandi potenzialità connesse alla tutela di un patrimonio storico-naturale straordinario.

Cosa fare, allora, per camminare sulla strada giusta con maggiore speditezza?

Ce lo dicono altri puntini ancora. Valorizzare le potenzialità dell’Italia nella sfida della circular economy, evidenziate dal documento “Verso un modello di economia circolare” presentato dai Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico. Puntare sulla crescita dell’occupazione in settori strategici come quello delle rinnovabili, come sottolinea nel suo editoriale Edo Ronchi. Fare scelte lungimiranti di eco-innovazione come quella della Francia, che nel suo piano per il clima punta decisamente sulla produzione di auto ibride e elettriche, prevedendo il definitivo addio alle auto tradizionali entro il 2040. Puntare sulle potenzialità del turismo sostenibile, a partire dalle aree naturali protette.

Ecco, basta unire questi puntini per intravedere il futuro possibile.

Verso un benessere equo e sostenibile legato alla tutela ambientale, alla green economy, nuovi modelli di produzione e consumo, diversi stili di vita. E’ la stessa strada indicata dall’Agenda 2030 dall’ONU, che con il recente Report “Development sustainable goals 2017” offre una fotografia aggiornata dei progressi, ancora insufficienti, compiuti da ciascun paese nel cammino verso uno sviluppo sostenibile.


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