Proposte per attuare l’accordo di Parigi, audizione della Fondazione in Senato

Prevedere, ben prima del 2024, un processo di revisione dei target europei delle emissioni dei gas ad effetto serra allineati con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi; indicare target nazionali su cui i singoli stati membri siano chiamati a rispondere per l’intero ammontare delle emissioni ETS e non ETS, in coerenza con lo spirito dell’ Accordo di Parigi.

Queste le due principali proposte avanzate dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile nel corso di una audizione, cui ha partecipato il responsabile Energia e Clima della Fondazione, Andrea Barbabella, davanti alla Commissione Ambiente del Senato che sta discutendo due proposte di regolamento del Parlamento e del Consiglio Europeo su gas ad effetto serra dall’ uso del suolo e dalla silvicoltura nel quadro 2030 e su gas a effetto serra e cambiamenti climatici. Barbabella, di fronte alla commissione, ha evidenziato come, con gli attuali impegni contenuti nei piani nazionali volontari di riduzione delle emissioni di gas serra (INDC, Intended Nationally Determined Contribution), le emissioni globali continueranno a crescere senza toccare il picco prima del 2030 e sempre al 2030 le emissioni saranno più alte di circa 14 miliardi di tonnellate di CO2eq in uno scenario di aumento della temperatura di 2° centigradi e addirittura di oltre 22 GtCO2eq nello scenario di aumento della temperatura di 1,5°. “Oltre alla revisione dei target prima del 2024 –ha detto Barbabella- si dovrebbe promuovere un dibattito circa i nuovi obiettivi europei in linea con l’accordo di Parigi, per arrivare così preparati al prossimo appuntamento della Convezione: i dialoghi di facilitazione del 2018”.

Nel corso dell’audizione è stato anche sottolineato come l’attuale meccanismo ETS non sia in grado di promuovere un processo di decarbonizzazione avanzato da parte dei grandi emettitori. In particolare, la doppia contabilizzazione adottata in sede europea, che lascia in carico agli Stati membri solo le emissioni del c.d. settore non ETS, oltre a non essere coerente con l’impostazione dell’Accordo di Parigi, che si basa innanzitutto sugli impegni nazionali presentati dai singoli Governi, tende a disincentivare politiche climatiche nazionali avanzate riducendo le responsabilità dei singoli Paesi. Oltre a questo, il meccanismo di doppia contabilità può creare possibili paradossi in fase di verifica, portando ad un calcolo artefatto delle emissioni nazionali. “Questo è già avvenuto per il Protocollo di Kyoto -ha affermato Barbabella- con l’Italia che, pur avendo ridotto le proprie emissioni oltre il target sottoscritto (-6,5% rispetto al 1990 come media del quinquennio 2008-2012), ha dovuto acquistare permessi di emissione per emissioni mai prodotte dalla Polonia, una economia fortemente basata sul carbone tra i meno virtuosi in materia di cambiamenti climatici, spendendo per di più quasi 5 milioni di euro dei contribuenti”.

Tra le altre proposte avanzate nel corso dell’audizione c’ è una maggiore tempestività nelle informazioni sulle emissioni di gas serra, che oggi scontano un ritardo di 2 anni e oltre, e la limitazione al ricorso a sistemi flessibili, a cominciare dagli scambi tra gli Stati membri che rischiano di indebolire le politiche nazionali di decarbonizzazione abbassando il livello delle ambizioni (similmente a quanto accaduto con l’ETS). Nella prima parte dell’audizione sono stati illustrati gli scenari globali, europei e nazionali di riduzione delle emissioni coerenti con il nuovo Accordo di Parigi.

Download “Andrea Barbabella: audizione in Senato sugli atti comunitari n. Com 479 e 482 - gas serra e cambiamenti climatici” Pubblicato il: 20 Ott 2016

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