Qualche giorno di freddo non cambia nulla

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Sono bastati alcuni giorni più freddi della media stagionale perché su alcuni giornali, espressione di opinioni politiche che hanno in Italia un peso rilevante – come il Giornale, Libero e La Verità – comparissero articoli negazionisti della crisi climatica e del riscaldamento globale.

Posizioni negazioniste di questo genere possono fare presa sfruttando percezioni riduttive e sbagliate del rischio climatico. La sigaretta, per esempio, è stata percepita in passato, per molti anni, come rilassante e piacevole. C’è voluto parecchio tempo perché ciò che era scientificamente noto – l’alto rischio di cancro ai polmoni e di altre gravi patologie per i fumatori – diventasse senso comune, vincendo la disinformazione e le campagne pubblicitarie delle marche di sigarette condotte con grandi mezzi dalle multinazionali del settore.

La percezione della crisi climatica può essere ancora più ingannevole non solo per la disinformazione alimentata da interessi economici legati, ma non solo, al potente mondo dei combustibili fossili – del carbone, del petrolio e del gas- ma perché il riscaldamento globale non elimina la variabilità del clima locale, genera un aumento medio delle temperature, ma non esclude affatto che vi siano anche giorni freddi.

Se ci affidassimo solo a una percezione basata sulle condizioni meteorologiche contingenti e non invece su una più ampia conoscenza delle condizioni climatiche complessivi, saremmo facilmente indotti a scambiare lucciole per lanterne. Che fare quindi per non cadere nella trappola della percezione sbagliata? Per chi è in buona fede, la risposta è semplice: occorre informarsi.

L’aumento medio delle temperature globali è misurato: nell’ultimo secolo è stato di oltre un grado. La concentrazione di gas a effetto serra in atmosfera è misurata, il suo andamento storico è conosciuto attraverso l’analisi delle particelle di aria contenute nelle carote di ghiaccio prelevate dai ghiacciai più antichi: siamo a quasi 410 parti per milione in volume, il più alto degli ultimi, almeno, ottocentomila anni; nel 1750 era a 277 parti per milione.

Il forte aumento della concentrazione nell’atmosfera di gas serra è generato, per la gran parte come è dimostrato e misurato, dalle emissioni prodotte dall’aumento del consumo di combustibili fossili, cresciuto di circa 20 volte dall’inizio del secolo scorso.

I grafici dell’andamento nell’ultimo secolo delle concentrazioni dei gas serra in atmosfera e dell’andamento medio delle temperature globali mostrano una stretta correlazione: all’aumento delle concentrazioni di gas serra corrisponde un aumento medio delle temperature.

La spiegazione scientifica dell’effetto serra è chiara: le radiazioni solari arrivano sulla superficie terrestre con diverse lunghezze d’onda e vengono riflesse dalla superficie terrestre nella lunghezza d’onda della radiazione infrarossa; questa lunghezza d’onda è intercettata da alcuni gas presenti in atmosfera (detti proprio per questo “gas a effetto serra”, come l’anidride carbonica e altri).

Maggiore è la concentrazione di questi gas in atmosfera, maggiore è la radiazione infrarossa che viene trattenuta dall’atmosfera e maggiore è il riscaldamento globale del Pianeta.

Il riscaldamento globale ha già provocato fenomeni verificati e studiati: un aumento della frequenza e della intensità dei fenomeni atmosferici estremi (uragani, bombe d’acqua, siccità prolungate, ondate di calore etc.), riduzione dei ghiacciai e aumento del livello dei mari.

Il Panel di circa 3000 scienziati indicati dai governi di 80 Paesi (IPCC) ha ormai pubblicato 5 Rapporti sul riscaldamento globale; la gran parte delle istituzioni scientifiche in tutto il mondo, tutte quelle autorevoli, sostengono la gravità dell’attuale crisi climatica. Qualche giorno di freddo, purtroppo, non modifica il quadro generale del riscaldamento globale in atto.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 10/05/2019
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