Perché i rischi climatici non incidono sul voto e le paure dell’immigrazione sì

di Edo Ronchi 

dal blog HuffingtonPost

Nella recente tornata di elezioni comunali il clima avrebbe influito sul voto solo perché il forte caldo avrebbe contribuito a scoraggiare la partecipazione al voto. I rischi della crisi climatica, invece, sarebbero stati ininfluenti nelle scelte elettorali di chi ha votato.

Risulta invece che le paure dell’immigrazione abbiano ricevuto una forte attenzione nei programmi di un numero importante di candidati sindaci e di liste che hanno vinto alle recenti elezioni comunali.

Nel rapporto “Cambiamenti climatici, impatti e vulnerabilità in Europa al 2016”, l’Agenzia europea per l’Ambiente evidenzia che l’Italia sia una delle aree europee dove si prevedono maggiori ripercussioni negative: forti aumenti di ondate di calore, diminuzioni di piogge e portata dei fiumi, incrementi del rischio di siccità, di calo dei rendimenti dei raccolti, di perdita della biodiversità e di incremento del rischio di incendi boschivi insieme all’aumento e intensità di bombe d’acqua e altri eventi atmosferici estremi. Gli eventi atmosferici estremi – documenta sempre l’Agenzia europea – hanno già causato in Italia anche rilevanti perdite economiche pari ad almeno 59,6 miliardi di Euro. La gravità dei rischi climatici per l’Italia dovrebbe essere ormai evidente.

Il numero degli sbarchi di immigrati è stato nei primi 6 mesi di quest’anno di circa 80 mila: +15% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando il totale degli arrivi era stato di 181.000. Si tratta di numeri significativi, ma non drammatici per un grande Paese con una delle economie più importanti del mondo. L’Italia – secondo i dati Eurostat riferiti al 2015 – con 5,8 milioni di immigrati pari al 9,5% della popolazione, ospita un numero di immigrati notevolmente inferiore degli altri grandi Paesi europei: della Germania (10,2 milioni), del Regno Unito (8,4 milioni) e della Francia (7,9 milioni).

Il rischio di atti di terrorismo di estremisti islamici non può essere ignorato, ma le connessioni con l’immigrazione non paiono così rilevanti, l’incidenza dell’estremismo islamico in Italia è ridotta, il numero di giovani radicalizzati individuati non supera qualche decina e non ci sono stati, fino ad ora, attentati terroristici a matrice islamica veri e propri nel nostro paese. Come mai allora i rischi connessi alla crisi climatica hanno pesato poco o niente e invece le paure dell’immigrazione hanno avuto un peso così rilevante in queste elezioni comunali?

La valutazione di un rischio non dipende solo – a volte nemmeno principalmente – dalla sua reale portata. La percezione di un rischio – che definisce il livello di gravità e di paura che suscita – è il prodotto di una valutazione culturale: dipende dalla qualità dell’informazione che si ha a disposizione (in passato sono arrivati molti più migranti via terra dal Centro-Est Europa, ma erano meno visibili degli sbarchi che sono ogni giorno in televisione), dai valori che formano la nostra scala di valutazione e quanto pesi la scala di valori è ben evidenziato dalle diverse posizioni di Trump e di Papa Francesco sull’immigrazione e sulla crisi climatica. E, in una campagna elettorale, tale percezione dipende anche dal livello di amplificazione politica che quel rischio riceve.

In queste elezioni comunali una parte dei candidati sindaco e di liste ha drammatizzato i rischi connessi all’immigrazione e convogliato elettoralmente le paure di una parte consistente di elettori, mentre candidati e liste che sull’immigrazione la pensano diversamente, sono sembrati deboli nella qualità dell’informazione, poco convinti dei loro valori e della scelta politica dell’accoglienza.

La percezione dei rischi climatici in queste elezioni – nonostante l’attenzione alle tematiche ambientali locali di molti candidati – non è proprio entrata in partita: il livello di informazione sulle possibilità delle politiche locali di mitigare la crisi climatica è stato basso o assente; i valori ecologici, formalmente ossequiati da molti, stentano ad affermarsi e i rischi della crisi climatica non hanno avuto una rappresentanza politica visibile, quindi prioritaria e percepibile, come qualificante per le politiche locali, nonostante le drammatiche evidenze di questi giorni.

 


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 30/06/2017

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