La green economy nell’anno della pandemia

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Nel bel mezzo della seconda ondata della pandemia da Covid-19, l’attenzione pubblica e le misure del governo sono concentrate sull’emergenza sanitaria e sociale. L’emergenza è innegabile e richiede attenzione e misure adeguate, ma è importante anche alzare la testa e guardare anche dove si va, oltre l’emergenza.

Quando arriva l’acqua in casa per un’alluvione, si devono prendere misure d’emergenza per aiutare le persone a mettersi in salvo, a togliere acque e fango dalle case e dalle strade, a riparare i danni, ma sarebbe bene adottare anche una strategia  per aumentare la resilienza dei territori e per limitare l’esposizione  a simili danni in futuro.

Anche durante l’attuale emergenza – sarei tentato di dire ancora di più – abbiamo bisogno di guadare anche oltre. Per diverse ragioni. Questa pandemia non è una punizione divina e non è nemmeno iniziata per caso dal nulla. È nata per un modo di agire, e di pensare, ben definito e purtroppo, ampiamente diffuso.

Quando vengono manipolate, con superficialità e senza precauzione, specie selvatiche e habitat naturali, può accadere anche che alcuni  microorganismi arrivino a contagiare la nostra specie. È successo diverse volte. Con il Covid-19 il contagio ha avuto conseguenze devastanti. Come possiamo cercare di evitare che disastri simili si ripetano anche in futuro? Non abbiamo certezze; dobbiamo almeno cercare di cambiare il modo di pensare e di agire che sono alla base di questa pandemia.

Oggi sul nostro Pianeta – densamente popolato, strettamente connesso e con uno sviluppo globalizzato – per poter avere un futuro migliore, dobbiamo rafforzare la tutela della natura, dobbiamo adottare maggiore precauzione verso le altre specie. È sorprendente quanto poco sia presente questa riflessione nell’attuale dibattito pubblico! Maggiore è certamente l’attenzione dedicata alle misure per alimentare la ripresa economica, in particolare con l’utilizzo delle risorse europee di Next Generation EU. Anche se – almeno per ora – nonostante il nome europeo, non si nota un’attenzione prioritaria a finanziare progetti   pensando alle future generazioni.

Nell’ottica europea, i fondi di Next Generation EU dovrebbero essere centrati su un Green Deal e, per questo, essere impiegati, in buona parte, per affrontare la transizione alla neutralità climatica al 2050. Il riscaldamento globale – come è ormai ben documentato – produce già danni enormi che potrebbero rapidamente aggravarsi fino a diventare ben più gravi di quelli prodotti dalla stessa pandemia da Covid-19. Se non procedessimo ora con misure di decarbonizzazione e di adattamento, ci troveremmo, dopo la pandemia,  impreparati e con maggiori difficoltà ad affrontare un’altra crisi globale: quella provocata da un’accelerazione del riscaldamento globale.

In quest’anno dominato dalla pandemia, gli Stati generali della green economy    si terranno a distanza il 3 e il 4 novembre prossimi, con la proposta di mettere un “Green Deal al centro del piano di rilancio per l’Italia” per non subire  l’emergenza e puntare su una nuova fase per la green economy. La green economy non è solo un’economia decarbonizzata, ma competitiva perché circolare nell’uso di risorse scarse, capace di rafforzare anche la nostra bioeconomia perché è rigenerativa.

Solo una green economy può oggi alimentare uno sviluppo durevole perché sostenibile, in grado di valorizzare digitalizzazione e innovazione, di promuovere nuovi investimenti, di creare molti nuovi posti di lavoro puntando sulle potenzialità dell’Italia, tutelando e valorizzando anche il suo straordinario capitale naturale e culturale.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 30/10/2020
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