La green economy europea: la transizione ecologica è un traino per l’economia

La transizione ecologica nell’Unione Europea attraversa una fase difficile, con spinte verso una retromarcia, mentre è in corso una radicale iniziativa contro le misure climatiche ed ecologiche della nuova Presidenza Trump e la Cina sta accelerando la sua massiccia espansione di produzioni green.

Valorizzare i buoni risultati raggiunti e rendere più competitive le produzioni green europee. Questa la strada da seguire per proseguire in un’efficace transizione ecologica in Europa, evitando retromarce che vanificherebbero i risultati fino ad ora ottenuti e gli investimenti fin qui fatti. I dati sulla green economy europea sono stati al centro del focus della Relazione sullo stato della green economy 2025 e il tema è stato affontato anche all’interno della sessione plenaria internazionale degli Stati generali green economy, il 5 novembre.

Il quadro aggiornato dei pilastri portanti della transizione ecologica europea – la decarbonizzazione, la circolarità e il ripristino del capitale naturale – evidenzia i risultati positivi raggiunti, ma anche i ritardi e le sfde ancora aperte.

Download “Presentazione Edo Ronchi - Stati Generali Green Economy 2025” Pubblicato il: 6 Nov 2025

Dall’approfondimento analitico del Focus emergono, fra i tanti dati e aggiornamenti, alcune rilevanti indicazioni. La transizione ecologica in Europa rischia una retromarcia, non dichiarata, a causa della riduzione dei fnanziamenti europei, anche con il venir meno dei fondi mobilitati con Next Generation EU. A fronte di un aumento delle esigenze ed anche delle spese militari manca un’adeguata, e quindi consistente, mobilitazione di risorse comuni europee, come ripetutamente sollecitato anche da Mario Draghi. In assenza di tali risorse le misure per la transizione ecologica risulteranno depotenziate.

Come confermano tutti i sondaggi recenti, in Europa c’è una larga maggioranza di cittadini favorevole alla transizione ecologica: maggioranza che resta silenziosa perché ritiene, erroneamente, di essere una minoranza e lascia uno spazio sproporzionato alle posizioni eco-scettiche, radicali e minoritarie.

Oltre a non sottovalutare i potenziali economici positivi della transizione ecologica, è necessario avere maggiore consapevolezza degli interessi strategici dell’Europa. Essendo fortemente colpita dalla crisi climatica, dipendente da onerose importazioni di gas, di petrolio e di materie prime critiche e strategiche, con importanti attività legate ai servizi ecosistemici forniti dal capitale naturale che si sta degradando, per l’Europa la transizione ecologica è una sfda ineludibile e vitale per il futuro del suo modello economico e sociale.

Consulta il focus nella Relazione sullo stato della green economy 2025

Download “Relazione sullo stato della green economy 2025” Pubblicato il: 6 Nov 2025

I numeri della green economy europea

Spesi 375,9 mld per import fossili, calano le emissioni di gas serra
L’Europa non ha solo un interesse ambientale, ma anche economico alla decarbonizzazione.
Il continente si sta scaldando più rapidamente: il 2024 è stato l’anno più caldo da oltre 100mila anni, con temperature a +1,6°C rispetto ai livelli preindustriali; gli eventi meteo estremi legati a questa crisi climatica sono costati 738 miliardi di euro nel periodo 1980-2023. La forte dipendenza europea dall’importazione di combustibili fossili determina alti costi energetici che minano la competitività europea: nel 2024 l’Ue ha speso ben 375,9 miliardi per l’import di combustibili fossili. Ma c’è una buona notizia: in Europa le emissioni di gas serra tra il ’90 e il 2023 sono diminuite del 37%, un successo ambientale raggiunto in modo economicamente e socialmente sostenibile.

Risparmio energetico e più efficienza per ridurre i costi

A fronte di un target europeo di risparmio energetico dell’11,7% nel 2030, con gli attuali impegni, si arriverebbe solo ad un risparmio del 5,8%. Maggiori sforzi sono necessari per risparmiare energia negli edifici, per il riscaldamento e il raffrescamento e nel settore dei trasporti, dove i consumi di energia nel 2023 erano ancora del 14%, più elevati di quelli del 1990.

Rinnovabili più pulite e meno costose, poco utilizzate nei trasporti

Le rinnovabili sono in forte crescita nella UE. Nel 2024 il 47,4% dell’energia elettrica è stata generata da fonti rinnovabili (nel giugno del 2025 ha superato il 50%). La produzione di elettricità da fonte solare è cresciuta di 54 TWh (+22% rispetto al 2023) arrivando a ben 300 TWh e quella eolica è cresciuta da 21 TWh nel 2000 a 477 TWh nel 2024.
Se le rinnovabili elettriche arrivassero al 77% nel 2030 si potrebbe ridurre del 57% il prezzo medio all’ingrosso dell’elettricità europea. La quota di rinnovabili impiegata nel traporti è solo al 9,6%, ben lontana dal target del 29% al 2030.

Maggiore circolarità per la sostenibilità e la competitività dell’economia europea

La produttività delle risorse nell’UE è cresciuta di oltre il 37% negli ultimi 5 anni: dai 2,2 del 2020 ai 3 euro/kg del 2024. Il tasso di riciclo dei rifiuti urbani è cresciuto, dal 35,2 % nel 2018 al 48,2% nel 2023. Tuttavia, il tasso di utilizzo circolare dei materiali nella UE è basso e quasi fermo – dal 10,7% nel 2010 all’11,8% nel 2023 – e la quantità di materiali consumata continua a crescere. L’economia dell’UE dipende dall’importazione del 52% dei minerali metalliferi. Ben 34 materie prime utilizzate dalla UE sono considerate critiche e, per difficoltà di approvvigionamento, diverse dipendono per la gran parte da un solo paese fornitore (la Cina, ad esempio, fornisce il 100% delle terre rare). Ben 17 di queste materie prime critiche, sono strategiche nella UE, per cinque settori: energie rinnovabili, mobilità elettrica, industria, tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) e settore aerospaziale e difesa.

Capitale naturale, ripristino e tutela

Tema importante per la tutela del capitale naturale è il consumo di suolo che continua a crescere. Più del 60% dei suoli dell’Unione Europea è, inoltre, soggetto a processi di deterioramento. Questo fenomeno compromette la produttività agricola, altera i cicli naturali degli ecosistemi e riduce la capacità del suolo di trattenere l’acqua e i nutrienti. Nel 2022 il 10,5% delle terre agricole nella UE è gestito con agricoltura biologica (era il 5,6% nel 2012), quota ancora lontana dall’obiettivo del 25% al 2030.

“Risulta sempre più evidente – ha affermato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – che per portare avanti la transizione ecologica è necessario che l’Unione Europea faccia passi avanti nel superamento delle frammentazioni nazionali che ne paralizzano l’operatività e l’efficacia, e nel rafforzamento democratico delle istituzioni europee e delle politiche comunitarie. Del resto, una transizione ecologica efficace renderebbe l’Unione Europea economicamente e politicamente più forte. Una retromarcia metterebbe invece in crisi non solo le politiche climatiche e ambientali, ma il modello sociale e di sviluppo europeo”.

Jeffrey Sachs, economista e professore alla Columbia University di New York, intervistato agli Stati Generali sottolinea che però “Bruxelles è troppo concentrata sulla propaganda bellica. Dovrebbe concentrarsi sull’economia verde per la prosperità economica dell’Europa, la sua leadership globale e la sua sicurezza climatica”.

“In un contesto caotico come quello attuale, crediamo che sia l’Europa, e certamente l’Italia, a dover guidare e non subire la transizione, che è anche una transizione geopolitica”, sostiene il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.

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