di Edo Ronchi
Commentando la recente pubblicazione del 7° Rapporto sullo Stato dell’Ambiente europeo, Leena Ylä-Mononen, direttrice dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, ha dichiarato: “Non possiamo permetterci di ridimensionare le nostre ambizioni in materia di clima, ambiente e sostenibilità. Il nostro Rapporto sullo stato dell’ambiente, basato chiaramente sulle conoscenze scientifiche, dimostra perché dobbiamo agire”. Dal Rapporto emergono più ombre che luci.
L’UE ha compiuto progressi verso la mitigazione del cambiamento climatico riducendo le emissioni di gas serra del 37% dal 1990, riducendo il consumo dei combustibili fossili e raddoppiando la quota di energie rinnovabili dal 2005. Questi progressi dimostrano come l’azione per il clima possa aumentare la competitività e la sicurezza energetica, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili importati e aumentando la quota di energia rinnovabile prodotta a livello europeo.
Molta strada resta ancora da fare: i combustibili fossili soddisfano ancora quasi il 70% del consumo energetico; nei trasporti le emissioni di gas serra sono calate solo del 6% e nell’agricoltura solo del 7%, rispetto al 2005. L’Europa è il continente che si sta riscaldando più rapidamente del pianeta. Gli eventi estremi legati alla crisi climatica hanno causato perdite economiche ingenti, stimate in 738 miliardi nel periodo 1980-2023. Con l’accelerazione del cambiamento climatico i costi stanno crescendo: la media annua delle perdite economiche associate a eventi meteorologici e climatici estremi, nel periodo 2020-2023, è 2,5 volte più alta rispetto al decennio precedente. Circa il 12% della popolazione europea, l’11% delle strutture sanitarie e quasi il 15% degli impianti industriali, sono situati in aree soggette a rischio di inondazioni. Le ondate di calore e le alte temperature hanno impatti crescenti e la siccità, con l’aumento degli incendi, colpisce molte aree europee.
Nonostante i livelli di rischio in rapido aumento, l’attuazione di misure di adattamento in Europa è sostanzialmente in ritardo. La biodiversità in Europa è in declino: oltre l’80% degli habitat protetti è in cattivo stato, il 60-70% dei suoli è degradato. L’obiettivo di arrestare e invertire la perdita di biodiversità al 2020, della strategia UE sulla biodiversità, non è stato raggiunto. Gli ecosistemi sostengono la sicurezza alimentare, forniscono materie prime, acqua di buona qualità e energia ai sistemi di produzione e consumo. Dato che i tre quarti delle imprese europee dipendono da servizi ecosistemici, il loro degrado costituisce una minaccia anche economica e finanziaria. Il crescente consumo mondiale di materiali, le difficoltà di approvvigionamento di materie prime critiche e strategiche e la volatilità dei loro prezzi, rendono vulnerabile l’economia europea, fortemente dipendente dalla loro importazione.
L’Europa, tuttavia, sta facendo pochi progressi in direzione di una maggiore circolarità per ridurre il consumo di materiali: il suo tasso di circolarità, dal 10,7% nel 2010, è salito solo all’11,8% nel 2023. In Europa prevalgono ancora ampiamente i sistemi di produzione e di consumo lineari. Nonostante il positivo aumento del riciclo dei rifiuti e dell’efficienza delle risorse negli ultimi 10-15 anni, con i trend attuali non raggiungerà l’obiettivo di raddoppiare l’uso circolare dei materiali al 2030.
Dall’analisi delle principali questioni ambientali, questa edizione del Rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, trae alcune conclusioni di particolare rilievo: il cambiamento nei sistemi di produzione e consumo — con la decarbonizzazione, con maggiore circolarità, e con una gestione responsabile delle risorse naturali — è urgente e necessario per mantenere prosperità economica e standard di vita di buona qualità in Europa; se l’Europa proseguisse nelle misure per essere leader globale e pioniere nello sviluppo di tecnologie green avrebbe notevoli possibilità di rilancio anche della propria competitività industriale. Che queste conclusioni, che derivano da un’approfondita analisi tecnico-scientifica, siano condivise dai decisori politici è tutto da vedere.
Articolo originale pubblicato su HuffPost



