Green Acts XIII – Introduzione

di Fabrizio Vigni

Con parole dai toni drammatici, alla vigilia del meeting sul clima organizzato dal 12 al 14 settembre a San Francisco, il segretario generale dell’ONU ha lanciato un appello ai governi e ai leader mondiali chiedendo di “non perdere più tempo per proteggere il pianeta e la sua popolazione dalle conseguenze disastrose  del cambiamento climatico mentre il mondo cambia sotto i nostri occhi”. Secondo Guterres “quel che rende tutto questo ancora più inquietante è che eravamo stati avvertiti. Gli scienziati ce lo dicevano da decenni. Ancora e ancora. Molti, troppi leader rifiutano di ascoltare. Davvero in troppo pochi hanno agito con la visione che esigeva la scienza. Ne vediamo i risultati. In alcune situazioni, siamo vicini ai peggiori scenari degli scienziati”.

Nonostante gli impegni degli accordi di Parigi le emissioni globali hanno ripreso a crescere. Ci vorrebbero governi e leader più lungimiranti e responsabili, ma dove sono? Ci vorrebbe un’ Europa più decisa e coesa, ma dov’è? Le dimissioni di Hulot dal governo francese, come segnala Edo Ronchi nel suo editoriale, sono un altro brutto segnale non solo per gli ecologisti ma per quanti, ostinatamente, sperano in un cambiamento dell’Europa. Quell’Europa che per decenni ha contribuito ad assicurare crescita del benessere e inclusione sociale e che ora, invece, sembra aver perso la sua spinta propulsiva. Chiusure nazionaliste, ripiegamenti protezionistici e indebolimento dello spirito comunitario sono tra i peggiori nemici dell’impegno per una transizione ecologica, che richiede invece cooperazione internazionale e consapevolezza del comune destino dell’umanità.

L’Europa, nei suoi momenti migliori, ha saputo svolgere una funzione di guida negli accordi per il clima, nello sviluppo delle rinnovabili, nella crescita della green economy e dell’economia circolare. Ma la fragile e incompiuta architettura europea è in crisi profonda. Ha bisogno di un radicale cambiamento. Non solo politico, ma culturale. E proprio la costruzione di uno sviluppo sostenibile potrebbe rappresentare un nuovo orizzonte di civiltà, un progetto di futuro capace di affrontare in modo congiunto le due grandi crisi, quella climatica e quella economica , creando lavoro, competitività economica, inclusione sociale.

Ci sono anche buone notizie, per fortuna. In questo numero di Green Acts segnaliamo il voto con il quale la Commissione Ambiente del Parlamento europeo ha approvato l’indicazione di obiettivi ancora più ambiziosi nella riduzione delle emissioni di CO2 per le nuove auto.

La transizione verso una mobilità a basso contenuto di carbonio è l’oggetto dello studio “Fuelling Italy’s Future” che verrà presentato a Milano in occasione della 2ª Conferenza Nazionale della mobilità elettrica. Lo studio, commissionato dalla European Climate Foundation, ha visto la partecipazione anche della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.

Secondo un altro studio, presentato al convegno organizzato da ANEV e Elettricità Futura “Le rinnovabili al centro della transizione energetica. Cosa serve per realizzare gli obiettivi al 2030″, l’ obiettivo del 32%  di rinnovabili sul consumo totale di energia può produrre oltre 100.000 occupati e un impatto economico positivo per l’Italia di oltre 21 miliardi di euro nel periodo 2020 – 2030.

Molto meno positive, invece, le notizie che arrivano dal Rapporto ISPRA sul consumo di suolo.  Nel 2017 la superficie naturale si è ulteriormente assottigliata di 52 km2. Come dire che costruiamo ogni due ore un’intera piazza Navona.

Tra gli appuntamenti più importanti in programma segnaliamo la Prima Conferenza Nazionale delle Green City, il 28 settembre a Bologna. Saranno presentate le Linee guida del Green City Network per la qualità ecologica delle città italiane. Il Network è stato promosso dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna e la Regione Friuli Venezia Giulia.

Poche settimane dopo, il 6 e 7 novembre, è in arrivo l’appuntamento annuale di riferimento della green economy, a Rimini in occasione di Ecomondo, con la settima edizione degli Stati Generali della Green Economy. Al centro di questa settima edizione l’approfondimento dei potenziali di nuova occupazione della green economy, le proposte per alcune priorità per la legislatura e i trend della green economy a livello internazionale.

Il 26 settembre sarà presentato a Roma il report “Il futuro del riciclo della plastica nella circular economy”, realizzato da Corepla in collaborazione con la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Un’occasione per tracciare un bilancio dei primi vent’anni di attività e avviare una riflessione sui possibili scenari futuri del settore.

Sempre a proposito di circular economy, infine, segnaliamo la prima edizione del Premio per le startup dell’economia circolare, promosso dal Circular economy Network con l’obiettivo di valorizzare le giovani imprese che si cimentano in questa sfida virtuosa. Una sfida in cui il nostro paese ha forti potenzialità, come confermano recenti dati dell’Eurostat sulla produttività delle risorse, con una classifica che vede l’Italia tra i migliori paesi europei.

 

 

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