Durban: gli esiti della Conferenza sul clima

di Edo Ronchi

Salvo il negoziato, ma i tempi della diplomazia internazionale non coincidono con quelli della crisi climatica.

Dopo una complessa trattativa, nei tempi supplementari della notte di domenica, la 17-esima Conferenza della Parti della Convenzione quadro sul clima dell’ONU, riunita a Durban, è riuscita a evitare un fallimento e a trovare un accordo sul quale aveva puntato l’Unione Europea e che sembrava ormai irraggiungibile: un accordo che include, a differenza del Protocollo di Kyoto, sia gli Stati Uniti, sia la Cina e che afferma, secondo il modello Kyoto, che saranno fissati obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra “legalmente vincolanti”. Dal punto di vista diplomatico si tratta di un successo della linea europea.

Purtroppo questo successo diplomatico non supera le debolezze della governace mondiale delle grandi tematiche ambientali che fanno sì che i tempi delle decisioni, rinviate al 2015 e con effetti dal 2020, siano troppo lenti, mentre la crisi climatica avanza velocemente: le emissioni hanno superato i 33 miliardi di tonnellate di gas di serra nel 2010 ; con i trend attuali, e con il continuo rinvio delle riduzioni delle emissioni di gas di serra, consistenti e realizzate da tutti i principali Paesi emettitori, non saremo in grado di contenere l’aumento di temperatura del Pianeta sotto i 2 °C e gli affetti di questa crisi sono così destinati ad aggravarsi.

Le conclusioni di Durban sono state infatti, in sintesi, le seguenti:

– la durata del Protocollo di Kyoto, in scadenza a fine 2012, è estesa per altri cinque anni, salvando così i meccanismi flessibili, in particolare i CDM, che stanno a cuore anche ai Paesi in via di sviluppo;

– è stata decisa una Roadmap per arrivare a un nuovo accordo (la cui forma giuridica non è ancora definita) che dovrà avere un carattere vincolante per tutti i paesi che dovranno intraprendere azioni di riduzione delle loro emissioni di gas di serra. Si è convenuto che il nuovo regime sarà concordato entro il 2015, in modo che possa essere implementato a partire dal 2020;

– è stato costituito il Comitato per avviare il processo di definizione dei contributi dei paesi donatori per il fondo di 100 miliardi destinati ad aiutare i Paesi più poveri ad adottare misure per far fronte ai cambiamenti climatici;

– è stato stabilito che saranno svolte “Azioni di cooperazione a lungo termine (LCA)” per combattere il cambiamento climatico che verranno definite nel corso dell’anno 2012 prima della prossima COP18.

A cura di Edo Ronchi

Presidente Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile

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