Eco innovazione e competitività delle imprese italiane: ostacoli e soluzioni per lo sviluppo della eco-innovazione in Italia

Il passaggio alla green economy implica la capacità di innovare non solo i cicli produttivi e i consumi ma anche la cultura e gli stili di vita, tenendo conto del profilo economico, delle dimensioni sociale e ambientale come componenti imprescindibili dello sviluppo sostenibile.

Questa la premessa da cui è partito  il workshop Eco Innovazione e competitività delle imprese italiane, come sessione tematica di approfondimento all’interno degli Stati Generali della Green Economy, organizzato in collaborazione con l’Osservatorio Innovazione e Tecnologia per la green economy, che si  è svolto alla Fiera di Rimini Ecomondo, il 5 novembre.

Si è trattato di un importante momento di confronto, tra i diversi relatori invitati e i partecipanti alla sessione, per definire i principali ostacoli e le barriere allo sviluppo della eco-innovazione in Italia e individuare le azioni prioritarie per eco-innovare il nostro Paese.

 

In una visione sistemica l’eco-innovazione si pone, quindi, come mezzo prioritario per guidare la transizione da “economia lineare” a “economia circolare”. Gli strumenti per il raggiungimento di questo obiettivo sono di natura politica, tecnologica, sociale, economica e organizzativa e la loro efficacia è tanto maggiore quanto più essi vengono messi a sistema secondo un approccio olistico, favorendo una cultura della responsabilità individuale e sociale. Alcuni ostacoli, però, permangono. In primo luogo le politiche contradditorie e ondivaghe. È stato discusso della legge di stabilità 2015 che introduce importanti elementi di incentivazione per l’innovazione. La carenza di carattere strutturale rimane: si lascia fuori la specificità dell’eco-innovazione, che ben si differenzia dall’innovazione tout court. Ulteriori elementi analizzati riguardano le carenze culturali, finanziarie, formative, procedurali, la mancanza di dati affidabili e specifici per la realtà italiana. Ostacoli questi che, secondo le analisi dell’ Eurobarometro12, con diversi gradi e sfumature, sono sostanzialmente comuni nei vari Paesi europei.

Nonostante queste barriere endemiche, in Italia esistono numerose esperienze di successo nella eco-innovazione. Alcune di esse sono state invitate a partecipare al workshop per condividere il loro know how e mettere sul tavolo della discussione la praticabilità degli strumenti indispensabili per bypassare gli ostacoli.

In primo luogo gli strumenti normativi. La discussione ha avuto una chiara convergenza verso la necessità improrogabile di introdurre misure di defiscalizzazione della spesa.

Segue il supporto alle imprese, inteso non solo nel settore dell’utilizzo sostenibile delle materie prime, dell’approvvigionamento e dell’efficienza energetica, ma anche allo sviluppo e alla diffusione di conoscenza, dati, standard, strumenti di analisi e di comunicazione, oltre che al supporto per favorire la costituzione di partenariati pubblico/privati e la creazione di reti, per il sostegno di progetti nazionali ed internazionali. Come l’esperienza europea insegna, l’ Osservatorio Innovazione e Tecnologia per la green economy si inserisce esattamente in questo contesto di networking, proponendo un’azione di coordinamento e supporto, individuando le eccellenze italiane e le opportunità di finanziamento disponibili,  definendo i settori tecnologici più avanzati, per aiutare a sviluppare un vantaggio competitivo a livello internazionale.

Altro elemento condiviso, il supporto ai sistemi di conoscenza inteso come investimento per l’innovazione dei sistemi educativi, scuole, università, centri di formazione e ricerca.

Il workshop si chiude, infine, riprendendo il concetto di trasformazione sistemica, per cui è indispensabile l’attivazione di processi partecipativi nella pianificazione delle azioni, da concordare tra istituzioni, comunità scientifica, imprese e cittadini.

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