
Nel 2017 l’Italia ha sostenuto con 19,3 miliardi di euro misure come agevolazioni, finanziamenti, o esenzioni con un impatto negativo sull’ambiente, contro 15,2 miliardi di euro in sussidi favorevoli all’ambiente. Questi i dati contenuti nella la seconda edizione del Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi (SAD) e favorevoli (SAF) pubblicato dal Ministero dell’Ambiente.
La parte più cospicua di sussidi dannosi, inclusi nel Catalogo, è riservato al comparto energetico ed in particolare alle fonti fossili con ben 16,8 miliardi di euro. Il sostegno globale, sia dal lato del consumo che della produzione, dei sussidi ai combustibili fossili in 76 paesi nel mondo, secondo l’Ocse, ha raggiunto 373 miliardi di dollari. In questa edizione del Catalogo i sussidi presi in considerazione sono 161 rispetto ai 131 del precedente Rapporto e sono anche presi in considerazione quelli di incerta classificazione (6,6 miliardi), casi per cui, al momento, vi è una difficoltà a stabilire l’effetto.
Anche se i dati contenuti in questa seconda edizione del Catalogo, non sono direttamente confrontabili con quelli della precedente edizione perché, come sottolinea il Ministero, la nuova cifra dipende dall’inclusione di nuovi sussidi non presenti nella precedente edizione; esclusione di alcuni sussidi rivisti alla luce del loro scarso impatto, nuove stime di sussidi presenti nella prima edizione, ecc, si nota un aumento dei sussidi dannosi che nell’edizione precedente ammontavano a 16,2 miliardi.
A livello di classificazione, il Catalogo suddivide i sussidi in due principali categorie: sussidi diretti (leggi di spesa) e sussidi indiretti (o spese fiscali); sono stati anche inclusi i sussidi “impliciti” come parte dei sussidi indiretti, ossia sussidi che possono emergere dalla tassazione ordinaria e favorire o incoraggiare comportamenti e scelte di consumo (e produzione) favorevoli o dannosi per l’ambiente. Casi specifici, ad esempio, si riferiscono all’underpricing per l’estrazione di risorse naturali (cave o royalties).
Il Catalogo avvia anche una prima ricognizione sui sussidi eventualmente presenti nelle tariffe per servizi pubblici (bollette per energia elettrica, gas, acqua e rifiuti). E’ stato infine proposto un esercizio empirico, in cui viene simulato l’effetto della rimozione dei sussidi ai combustibili fossili e il riutilizzo del gettito recuperato.



