Gli alberi in città vanno aumentati e ben tenuti, non tagliati

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Venti forti e uragani, intensificati dai cambiamenti climatici, hanno aumentato i rami spezzati e gli alberi caduti. In genere non si tratta di grandi numeri, ma i danni sono molto visibili e fanno comunque discutere. Al punto che si cominciano a sentire proposte di tagliare gli alberi nelle città e di ridurne il numero.

Sarebbe un gravissimo errore: gli alberi in città vanno aumentati, non diminuiti. La qualità dell’aria nelle nostre città non è buona. Per migliorarla servono misure integrate per l’abbattimento degli inquinanti del traffico, dei riscaldamenti, delle attività produttive e anche di quelle dell’agricoltura.

Ma un grande contributo all’abbattimento delle polveri sottili e di altri inquinanti può venire dalla vegetazione arborea nelle città: dalle alberature stradali, da altri spazi verdi urbani fino alle cinture verdi periurbane. I servizi ecosistemici di regolazione forniti dagli alberi hanno un’importanza cruciale non solo nel miglioramento della qualità dell’aria nelle città, ma anche nella regolazione del clima a livello locale. Una delle conseguenze maggiori dell’urbanizzazione, in termini di impatto su salute umana e qualità ambientale, è l’effetto “isola di calore urbana” (Urban Heat Island).

I cambiamenti climatici stanno aggravando notevolmente l’entità delle isole di calore, in particolare in regioni calde e caratterizzate da periodi di aridità, come il bacino Mediterraneo. È stato stimato che le isole di calore abbiano contribuito a circa il 50% della mortalità totale legata alle elevate temperature che si sono manifestate nel 2003.

La vegetazione arborea svolge un ruolo chiave nella regolazione del clima a livello locale, operando attraverso diversi processi, i più importanti dei quali sono l’evapotraspirazione e l’ombreggiamento. Attraverso tali processi la temperatura dell’aria negli spazi verdi urbani può essere da 1-3 °C finoa 5-7 °C più bassa delle aree edificate circostanti.

Il verde urbano ha inoltre una forte incidenza positiva sul benessere personale e sul miglioramento di aspetti della biodiversità, quali a esempio la ricchezza dell’avifauna. Al contrario, vivere in ambienti eccessivamente artificiali e con poche opportunità di  interazione diretta con in verde  incide negativamente sul benessere delle persone.

Ovviamente i gestori del verde pubblico devono effettuare i controlli, le cure e gli interventi adeguati, incluse le operazioni di potatura e anche di abbattimento che siano necessarie,  effettuandole con la perizia necessaria. Evitando errori tecnici, come le potature tramite capitozzatura e gli abbattimenti effettuati durante la stagione di nidificazione dell’avifauna anche in assenza di ragioni di somma urgenza. O la rimozione non necessaria di alberi ad alto fusto per sostituirli con  alberi giovani, con l’idea di ridurre così i rischi di cadute.

Producendo così danni perché gli alberi giovani non hanno le capacità di fornire servizi  paragonabili a quelli degli alberi grandi e maturi che non sono solo più belli da vedere e più capaci di ospitare l’avifauna, ma  sono capaci di rimuovere gli inquinanti atmosferici circa 70 volte più efficacemente, di svolgere molto meglio la funzione di barriere vegetazionali del rumore e azioni di mitigazione microclimatica ben maggiori.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 07/02/2020
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