High-tech e ambiente, il ruolo virtuoso dell’industria elettronica

di Danilo Bonato

Per l’industria high tech italiana il 2008 e’ stato un “annus horribilis”, con la produzione industriale in calo del 6% rispetto al 2007 ed il fatturato in rosso del 4%. Anche in questi primi mesi del 2009 per le imprese permane una situazione di seria difficoltà. Esse si sentono ripetere che uno  dei principali ingredienti per uscire dalla crisi può essere la svolta “verde”.

Servono prodotti sostenibili, in grado di rispondere alle aspettative di mercati sempre più attenti alle problematiche ambientali.
La svolta, per essere davvero tale, deve però fondarsi su investimenti in innovazione di prodotto e di processo in grado di remunerare il capitale degli azionisti, non su costi improduttivi generati da complicate normative o da indecifrabili adempimenti burocratici.

Nel settore high tech c’è crisi ma dalla crisi può arrivare la spinta decisiva verso una rinascita basata sul quella che possiamo definire l'”emozione sostenibile” che offre un prodotto ad alta tecnologia e tasso di innovazione.  Di fatto le persone hanno già da tempo modificato le proprie scelte di consumo, a partire dalla tavola, sempre più bio-verde ma, sempre di più, anche nel mondo dei prodotti elettronici.

L’industria ha compreso che nella mente del consumatore sta prendendo piede l’idea di “vivere meglio con meno”, di liberarsi dal superfluo che la società dei consumi spinge a vedere come necessario, ma che porta a effetti collaterali come i rifiuti urbani, che continuano ad aumentare.

Le sfide inedite con le quali il futuro “sostenibile” dovrà misurarsi, per dare spazio a percorsi originali di crescita, sono molteplici e implicano:

–    Il valore della lunga durata: tramonta l’effimero come concetto di riferimento
–    La contaminazione tra storia, invenzione, sostenibilità: la novità in sé e per sé  non è più sufficiente ad affermare un prodotto sul mercato.

Attraverso una lettura attenta delle tendenze e dei modelli di qualità percepita dal consumatore, riusciamo a intravedere nel futuro una nuova interpretazione del mondo, che avvicina aspetti di etica e virtuosismo ai comportamenti quotidiani, compresi quelli che coinvolgono il mondo hi-tech, nella definizione del suo immaginario, sia creativo, sia di pratico utilizzo.

In questo contesto il consumo non può più prescindere dalla dimensione ecologica. Il consumatore parteciperà sempre più alla rivoluzione legata ai processi sostenibili e cercherà di correggere le abitudini sbagliate attraverso un nuovo sistema di valori, che possiamo definire “ecologico”.
Nel mondo contemporaneo si registra una crescita trasversale (nei governi, nell’industria e nei consumatori) della consapevolezza ecologica, dell’etica e della sostenibilità. Quello che cambia da nazione a nazione sono le logiche e il grado di sensibilità al problema dove, almeno per ora, in Italia siamo sfortunatamente un gradino indietro rispetto ai leader Europei.

Le imprese moderne hanno chiaro questo punto: la sostenibilità è la vera sfida del nuovo millennio, per la società e l’industria mondiale. La crisi economica ed energetica, il rischio dei cambiamenti climatici e del depauperamento delle risorse del pianeta, nonché l'”era Obama”, sono tutti elementi che spingono e spingeranno sempre di più le imprese di tutto il mondo a comportamenti virtuosi di efficienza e risparmio energetico, a un impegno maggiore nella responsabilità sul fine vita dei propri prodotti, all’invenzione di nuovi prodotti che aiutino l’ambiente, a un ruolo attivo nella sensibilizzazione di dipendenti e consumatori, a comportamenti più sostenibili.
Innumerevoli sono i vantaggi che la tecnologia, l’elettronica e l’information technology già oggi offrono allo sviluppo di soluzioni sostenibili, basti pensare alle soluzioni di mobilità nell’abbattimento delle emissioni di CO2; al contributo che la domotica sta portando al risparmio energetico degli edifici; alla frontiera che si apre con l’uso della bio-robotica nel settore della raccolta differenziata dei rifiuti e del controllo qualità ambientale.

Un altro segnale positivo è rappresentato dal fatto che c’è finalmente una sensibilità crescente che il top management dell’industria High Tech sta acquisendo e dimostrando: c’è un ruolo forte che questo comparto può giocare, a livello nazionale e internazionale, per innovare attraverso la sostenibilità, fare sviluppo e uscire dalla crisi. Un impegno che inizia ad accomunare i leader più illuminati di un’industria chiave per affrontare questa sfida, e vincerla.

In termini pragmatici calando queste riflessioni nelle strategie industriali, i tre cavalli di battaglia per le imprese del settore elettronico si chiamano design sostenibile, efficienza energetica e riciclo degli apparecchi a fine vita, fronti su cui le migliori realtà industriali sono impegnate seriamente da diversi anni. Occorre puntare su questi temi, incoraggiando le aziende a fare sempre di più, misurandone i risultati e facendo selezione sul mercato.

Efficienza energetica: è una crescita esplosiva. Si rafforzano i prodotti e i servizi all’insegna del risparmio energetico e della salvaguardia del pianeta, anche come parti integrali di un sistema di valori e comportamenti che riconoscono la correttezza dei processi, in cui azienda e prodotto hanno una responsabilità decisiva.

Design sostenibile: dietro questa disciplina si cela il concetto di credere nell’innovazione tecnologica che matura con saggezza: la semplice intuizione non sempre può tradursi in progetti durevoli. Il tempo lento è una fonte di soddisfazione anche economica perché consente alla tecnica di radicarsi, alla bravura di evolvere, al prodotto di durare e dunque di essere iper-sostenibile. Maturo significa “a lungo termine” e non semplicemente vecchio o superato.

Riciclo: i sistemi di produzione di massa hanno consentito agli apparecchi  high tech di diventare una commodity, vale a dire un bene assolutamente standardizzato e disponibile al grande pubblico con prezzi sempre più accessibili. Se l’evoluzione incalzante dello sviluppo da un lato ha promosso la diffusione di questa tipologia di beni, dall’altro ha portato a una vera e propria cannibalizzazione di soluzioni e modelli; la conseguenza diretta è stata un forte aumento della massa critica degli scarti. Oggi, secondo alcune stime dell’Onu, i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) ha raggiunto proporzioni comprese fra i 20 e i 50 milioni di tonnellate l’anno; la sola Europa nel 2008 ne ha prodotti 9 milioni di tonnellate e per il 2009 le stime parlano di 12 milioni. Telefonini, Pda, smartphone in primis, seguiti a ruota da giocattoli elettronici, strumenti musicali, elettroutensili, elettrodomestici nonché dispositivi informatici, raggiungono rapidamente l’obsolescenza tecnologica e impattano sul sistema ambientale in modo sempre più significativo.

L’industria elettronica ha fatto passi da gigante nella progettazione di prodotti eco-sostenibili, a basso consumo e riciclabili. L’orientamento ecoambientale della ricerca e dello sviluppo stanno spingendo le aziende a modificare progressivamente le strategie progettuali, adottando il Life Cycle assessment (LCA), un metodo oggettivo di valutazione e quantificazione dei carichi energetici ed ambientali e degli impatti potenziali associati a un prodotto lungo l’intero ciclo di vita, dall’acquisizione delle materie prime al fine vita.
Le imprese leader hanno oggi a catalogo apparecchi che rappresentano fino al 30% in valore del proprio assortimento. Il problema è che In Italia se ne vendono ancora pochi. Sembra la storia dell’uovo e della gallina: sono i consumatori “verdi” a parole e  poco attivi nei fatti, oppure sono le aziende ad essere troppo timide sul fronte della comunicazione e delle strategie di prezzo? Difficile dirlo ma una cosa è certa:  i prodotti “verdi” oggi ci sono. Qualche esempio?
1)    Se a casa non potete fare a meno del cordless per muovervi comodamente mentre telefonate, sappiate che sul mercato esistono modelli innovativi che fanno del risparmio energetico il loro punto di forza. Il risparmio per un telefono eco-compatibile, utilizzato in media 1 ora al giorno, rispetto ad uno tradizionale è di 24 kWh all’anno, niente male per un piccolo apparecchio.
2)    Fa caldo e avete deciso di comprare il climatizzatore.  Potete acquistarne uno amico dell’ambiente pensato per controllare il livello di umidità dell’aria, rinnovarla e purificarla, realizzato al 95% con materiali riciclabili, privo di sostanze ozono lesive e capace di fornirci risparmi energetici nell’ordine del 20% rispetto agli apparecchi tradizionali.
3)    E’ ora di cambiare il vecchio televisore CRT. Perché non puntare su modelli che hanno conseguito il marchio comunitario di qualità ecologica Ecolabel?  Questi prodotti devono superare rigorosi collaudi ambientali, secondo i risultati di un ente indipendente. Per ricevere il marchio Ecolabel tutte le parti in plastica, metallo e vetro devono essere facilmente separabili e totalmente riciclabili. A questo fine le plastiche devono essere esenti da piombo e cadmio e da altre sostanze nocive, quali vernici spray che possono rilasciare nell’aria composti organici volatili. L’efficienza energetica di un TV Ecolabel è migliore di circa un terzo rispetto ai TV tradizionali e, tramite un interruttore, è possibile spegnere facilmente l’apparecchio, azzerando i consumi.
4)    Siete alla ricerca di un cellulare. Potete sceglierne uno il cui involucro è fabbricato utilizzando bottiglie di plastica riciclata!  Grazie al materiale riciclato questo prodotto impiega il  20% in meno di energia rispetto a quella che sarebbe necessaria se si utilizzasse plastica “vergine”.

La sensibilità dell’industria elettronica verso i temi della sostenibilità sta crescendo e le azioni concrete per ridurre la propria impronta ambientale (non esiste impresa che non generi un impatto sull’ambiente nella propria catena del valore) si moltiplicano. Il prossimo passo da compiere è la capacità di rendere più oggettivi i benefici dei prodotti “verdi” che emergeranno da questi sforzi, per consentire al consumatore/cliente di premiare, con il proprio portafoglio, i migliori.

Danilo Bonato
Direttore Generale ReMedia e membro del Comitato di Presidenza SUSDEF

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