I ritardi del Recovery Plan e la necessità di una strategia green

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Nel disegno di legge di bilancio del 2021, presentato dal governo e all’esame della Camera dei deputati, per l’attuazione del programma Next Generation EU è istituito, nello stato di previsione del Ministero dell’economia, quale anticipazione rispetto ai contributi provenienti dall’Unione europea, un Fondo di rotazione con una dotazione di 34,775 miliardi per il 2021, di 41,305 per il 2022 e di 44,573  per il 2023.

Anticipazioni molto consistenti, deliberate tuttavia senza avere definito il Piano nazionale per la ripresa, ma solo linee guida generiche e una lunga lista ricognitiva di ipotesi progettuali, per importi che corrispondono al triplo della disponibilità finanziaria. Il ritardo nel definire il Piano nazionale per l’utilizzo dei fondi europei di Next Generation EU comincia a pesare: il Piano servirebbe anche per sapere come saranno impiegate le consistenti anticipazioni decise con la legge di Bilancio e anche per utilizzarle presto e bene, in modo trasparente e pubblico.

Senza il Piano cresce anche il rischio di impiego delle risorse europee di Next Generation EU per finanziare misure previste dalla legislazione vigente, quindi anche la possibilità di utilizzarle per sostituire coperture già previste e di impiegare le risorse così liberate per distribuzioni ritenute elettoralmente più convenienti, aggirando i criteri europei.

Per affrontare le gravi emergenze sociali ed economiche create dalla pandemia, il disegno di legge di bilancio del 2021 dispone una gran numero di misure di spesa, per importi rilevanti. Nel gran mare delle misure di spesa di questa legge di bilancio ve ne sono anche alcune green. Vi sono diverse proroghe: per la riqualificazione energetica, gli impianti di micro-cogenerazione, il recupero del patrimonio edilizio, il bonus facciate e quello verde.

È previsto un fondo d’investimento con una dotazione di 100 milioni nel 2021, impiegabili anche per la transizione alla sostenibilità ecologica delle PMI ed è fissato a 2,5 miliardi di euro il limite degli impegni assumibili da SACE in materia di garanzie sui finanziamenti a favore di progetti del green New Deal. Sono previste misure per la mobilità sostenibile, l’istituzione di un “Sistema di certificazione ambientale per la finanza sostenibile” e agevolazioni fiscali e  incentivi per la gestione circolare dei rifiuti nei parchi nazionali. Viene incrementato di 135 milioni per il 2021, il fondo per gli investimenti dei Comuni per una serie di attività come la rigenerazione urbana, la riconversione energetica verso fonti rinnovabili, le bonifiche e lo sviluppo di sistemi di trasporto pubblico.

C’è un rafforzamento del programma “Transizione 4.0” diretto a favorire e ad accompagnare le imprese nel processo di transizione ambientale e circolare. Questo elenco, incompleto, di misure segnala un’attenzione anche all’ambiente fra le numerose spese di questa legge di bilancio.

Ma, senza un Piano nazionale per la ripresa coerente con gli obiettivi europei e quindi centrato sul Green Deal, gli interventi ambientali, pure utili, risultano aggiunti ad una lunga lista della spesa e non inseriti in una precisa strategia, secondo priorità definite. Senza tale strategia, e senza una precisa definizione delle priorità, non è possibile valutare l’efficacia e la congruità degli stanziamenti.

Gli stanziamenti per la decarbonizzazione dell’economia – per fare un esempio rilevante che riguarda un asse centrale del Green Deal europeo – che peso dovrebbero avere nelle scelte degli investimenti pubblici italiani, in valore e in percentuale del totale? E quindi che peso hanno nelle anticipazioni e nelle spese decise con questa legge di Bilancio?


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 27/11/2020
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