Il piano del Regno Unito per la neutralità climatica

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Il primo ministro Boris Johnson ha presentato un piano per “una rivoluzione industriale verde” che punta a fare del Regno Unito un Paese climaticamente neutrale entro il 2050 e a realizzare consistenti riduzioni di emissioni di gas serra entro il 2030.

Anche se quest’anno ha preso una strada molto diversa da quella che ci aspettavamo – ha dichiarato Boris Jonson – il Regno Unito guarda al futuro e coglie l’opportunità di tornare ad essere più verde. La ripresa del nostro pianeta e delle nostre economie può e deve andare di pari passo”.

Il governo britannico si prepara cosi anche a gestire credibilmente il Climate Ambition Summit e la COP26 che inizierà il 12 dicembre del 2021 a Glasgow e che dovrebbe essere organizzata in collaborazione con il governo italiano.

Il piano inglese prevede di introdurre il divieto della vendita di nuove auto a benzina e diesel entro il 2030, sostenendo la loro sostituzione con la diffusione di auto ibride ed elettriche e rafforzando il trasporto pubblico, l’uso della bicicletta e la mobilità pedonale.

Prevede di incentivare in modo consistente l’efficienza energetica degli edifici, con particolare attenzione agli ospedali e alle scuole, anche con l’obiettivo di installare 600 mila pompe di calore ogni anno entro il 2028. Di quadruplicare la potenza installata degli impianti eolici offshore  entro il 2030, di generare una produzione di idrogeno a basso contenuto di carbonio sufficiente almeno a riscaldare una  città, nonché di sviluppare progetti per la cattura e lo stoccaggio del carbonio con l’obiettivo di rimuoverne almeno 10 milioni di tonnellate entro il 2030, nonché di piantare 30 mila ettari di  alberi ogni anno.

Il piano britannico prevede infine di sviluppare le tecnologie avanzate necessarie per supportare le nuove ambizioni energetiche, nonché di fare della City di Londra il centro globale della finanza verde.

Questo piano britannico si muove nel solco dell’iniziativa europea per la neutralità climatica al 2050 e per affermare un target più ambizioso di riduzione dei gas serra al 2030.

Con una nota stonata presente in questo piano britannico: un finanziamento pubblico  per costruire nuove centrali nucleari, nonostante la forte crescita dei costi di questa tecnologia che la rendono ormai più cara delle rinnovabili e  nonostante i suoi noti e rilevanti problemi e impatti ambientali (del ciclo dell’estrazione, dell’arricchimento e dell’uso dell’uranio e della gestione dei rifiuti radioattivi generati).

Per attuare questo piano il governo britannico annuncia, infine, lo stanziamento di 12 miliardi di sterline: una somma inadeguata, al di sotto dei livelli dei corrispondenti stanziamenti europei, insufficiente per realizzare entro il 2030, con l’ampiezza necessaria, gli obiettivi annunciati, anche tenendo conto dello stimolo generato all’aumento degli investimenti privati.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 20/11/2020
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