Il Rapporto Colao non coglie la portata strategica del Green Deal europeo

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

L’8 giugno scorso è stato presentato al presidente del Consiglio il Rapporto del Comitato di esperti presieduto da Vittorio Colao per le “Iniziative per il rilancio Italia 2020-2022”.

Questo rilancio dovrebbe basarsi, in buona parte, sull’utilizzo delle risorse europee del fondo “Next Generation“ del Recovery Plan proposto dalla Commissione europea e che si basa sul Green Deal, come strategia per la crescita economica dell’Europa. L’assenza nel Rapporto Colao della strategia unificante del Green Deal porta a declinare le sei aree di azione individuate (imprese e lavoro; infrastrutture e ambiente; turismo, arte e cultura; pubblica amministrazione; istruzione e ricerca; individui e famiglie) senza una precisa direttrice di cambiamento dello sviluppo e a rendere ben poco incisiva la pure annunciata necessità di una rivoluzione verde”.

Si tratta di una questione dirimente. Per coglierne la concreta portata basta confrontare le misure citate dalla Comunicazione della Commissione nel Recovery Plan del 27 maggio con quelle proposte dal Rapporto Colao. Il Green Deal europeo è un progetto di sviluppo che assume quali priorità strategiche la  necessità di affrontare, con urgenza, il cambiamento climatico e la pressione, ormai insostenibile, sulle risorse naturali.

Il Green Deal europeo si basa, quindi, su misure che, insieme e nello stesso tempo, affrontano la grave crisi attuale e realizzano alcuni cambiamenti necessari per la transizione all’economia green del futuro, decarbonizzata e circolare.

Nel Rapporto Colao vi sono anche proposte di misure green condivisibili e interessanti, ma aggiunte a molte altre colourless, che non fanno che riproporre e rilanciare lo sviluppo pre-pandemia, che era insostenibile per il clima e le risorse naturali.

Facciamo qualche esempio. Negli interventi per la “sopravvivenza e la ripartenza delle imprese” si propongono numerosi interventi pubblici di sostegno, a prescindere dalle emissioni di gas serra e dal consumo di risorse naturali. Le proposte per il rilancio del turismo, per fare un altro esempio,  ignorano la necessità di affrontare i preoccupanti impatti della crisi climatica sul settore, nonché quella di affrontare le insostenibili pressioni ambientali esercitate in alcune località costiere e montane, anche per meglio rispondere a una crescente domanda, interna ed internazionale, di più elevata qualità green.

Le proposte per l’economia circolare del Rapporto Colao non ne colgono la portata strategica per il futuro di un Paese, povero di materie prime e dotato di un’importante manifattura: portata ben delineata dalle misure indicate da due piani europei che richiedono, in diverse filiere produttive, innovazioni e investimenti per migliorare l’efficienza delle risorse e aumentare l’utilizzo di materiali da riciclo, per contrastare l’obsolescenza programmata e prolungare la durata, la riparabilità, il riutilizzo, l’uso condiviso, la riciclabilità dei prodotti  e per ridurre e  riciclare di più e meglio i rifiuti che generano.

Per non parlare della rimozione da questo Rapporto di un pilastro fondamentale dell’economia circolare: la bioeconomia rigenerativa che comprende l’agroalimentare e la chimica verde che hanno un’importanza  cruciale per lo  sviluppo in Italia.

Per cogliere la rilevanza della crisi climatica per il presente e il futuro del nostro sviluppo non basta citare la transizione energetica e la decarbonizzazione, è indispensabile affrontare un nodo: l’aggiornamento dei target al 2030 e il conseguente finanziamento delle  misure per una consistente riduzione, non contingente ma strutturale, delle emissioni di gas serra, necessaria per rientrare nella traiettoria dell’Accordo di Parigi per il clima.

Tale aggiornamento dei target climatici al 2030 e le relative misure con i corrispondenti consistenti investimenti – che non a caso sono la parte più importante di quelli quantificati nel documento allegato alla citata Comunicazione della Commissione del 27 maggio scorso (Commission staff working document) – sono ignorati dalle proposte del Rapporto Colao, nonostante le loro positive ricadute non solo ambientali, ma occupazionali e di costi futuri evitati.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 12/06/2020
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