Inaugurato il primo impianto in Europa per il recupero delle terre rare, fondamentali per l’industria tecnologica e per la transizione ecologica. Il nuovo impianto, situato nello stabilimento Itelyum Regeneration di Ceccano, è in grado di trattare più di 2.000 tonnellate all’anno di magneti permanenti provenienti da hard disk e motori elettrici a fine vita.
Da questi materiali potranno essere recuperate oltre 500 tonnellate di terre rare. L’impianto di Itelyum (socio della Fondazione) rappresenta così una risposta strategica dell’Italia alla sfida geopolitica delle materie prime critiche.
L’obiettivo di questa iniziativa è volta a ridurre la dipendenza europea dalle importazioni di terre rare da paesi come la Cina e la Russia (che controllano la maggior parte dei giacimenti di terre rare), garantendo una filiera più sostenibile e circolare nell’approvvigionamento di questi materiali essenziali per il settore industriale.
Nell’impianto di Ceccano, che utilizza un innovativo processo idrometallurgico, sviluppato e brevettato dall’Università degli Studi dell’Aquila, avverrà una pulitura a basso impatto ambientale delle terre rare attraverso soluzioni acide organiche che sono riutilizzabili fino a cinque volte.
L’impianto fa parte del programma europeo New-Re, supportato da EIT RawMaterials, il più grande consorzio mondiale nel settore delle materie prime. Il progetto, coordinato da Erion (socio della Fondazione), coinvolge altri partner tra cui Osai, Ku Leuven, Treee, Smart Waste Engineering, Glob Eco e l’Università degli Studi dell’Aquila. L’iniziativa punta a rafforzare l’indipendenza dell’Europa nel settore delle terre rare, promuovendo al contempo la sostenibilità economica e ambientale.
L’amministratore delegato di Itelyum, Marco Codognola, ha dichiarato: “La strategia del riciclo delle terre rare rappresenta una sfida cruciale per l’Italia e per l’Europa. Attraverso pratiche di urban mining e tecniche innovative come l’idrometallurgia, possiamo ridurre la vulnerabilità geopolitica, migliorare la sostenibilità e favorire l’indipendenza economica.”
L’impianto di Ceccano si inserisce quindi in un contesto più ampio di transizione ecologica, in linea con gli obiettivi europei del Critical Raw Materials Act, che mirano a creare una filiera europea delle terre rare e a rafforzare la competitività industriale europea.
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