La siccità spegne le centrali, idroelettrico al minimo storico

di Andrea Barbabella

da HuffPost

Il 2022 è stato l’anno della grande siccità, la peggiore degli ultimi cinque secoli in Europa secondo i dati del programma Copernicus. Si è parlato molto delle ricadute economiche di questa crisi su diversi settori, a cominciare dall’agricoltura durante la stagione estiva per arrivare al turismo invernale ancora oggi osservato speciale. Meno spazio ha avuto il racconto degli impatti della carenza di acqua sul settore della generazione elettrica e, in particolare dell’idroelettrico (ma non solo, come ci insegna l’esperienza del nucleare francese).

L’idroelettrico è la fonte che ha sostenuto la prima fase dell’elettrificazione dell’economia italiana nei primi decenni del ‘900 e il boom economico fino a tutti gli anni ’50, quando la quasi totalità dell’elettricità prodotta in Italia proveniva proprio da questa fonte. Il nostro Paese vanta una storica leadership tecnologica e imprenditoriale in questo settore, testimoniata non solo dalla potenza installata sul territorio nazionale, terza in Europa dopo Norvegia e Francia, ma dal know how che ha portato le imprese italiane a realizzare numerosi impianti in tutto il mondo. Oggi in Italia ci sono circa 4.500 impianti di generazione idroelettrica, tre quarti dei quali si trovano nelle regioni settentrionali dell’arco alpino. L’idroelettrico è, ancora oggi, la prima fonte pulita per la produzione di elettricità: rappresenta circa il 40% di tutta la generazione di elettricità da fonti rinnovabili; solo negli ultimissimi anni eolico e fotovoltaico messi insieme sono arrivati più o meno allo stesso livello.

Un salto indietro di 70 anni

Nel 2022 la produzione di energia idroelettrica in Italia è scesa rispetto all’anno precedente di circa il 37%. Questo dato da solo non consente però di cogliere appieno la gravità della situazione. Proviamo a inquadrare meglio la situazione. Mediamente, utilizzando i cosiddetti valori normalizzati che servono proprio per depurare il dato della produzione annuale dalla variabilità legata ad annate più o meno produttive, negli ultimi anni l’idroelettrico garantiva una produzione di circa 45 miliardi di kWh, quindi circa il 15% di tutta la produzione elettrica nazionale. Nel 2022, a seguito della straordinaria siccità, questo valore è sceso fino a 30 miliardi di kWh. In altri termini, l’idroelettrico ha rappresentato appena il 10% della produzione nazionale di elettricità. Si tratta di un record assoluto: mai in oltre un secolo di statistiche energetiche nazionali il contributo dell’idroelettrico era stato così basso.

Per capire ancora meglio la portata di questo evento dobbiamo tornare indietro nel tempo, fino all’ultima volta in cui la produzione idroelettrica è scesa a tali livelli. Si tratta di un salto di quasi settant’anni, fino agli anni ’50 nel pieno del boom economico. Ma con una situazione ben diversa rispetto ad oggi: allora infatti 30 miliardi di kWh corrispondevano a quasi il 90% della produzione elettrica nazionale mentre, come abbiamo visto, oggi valgono appena il 10%.

Produzione di elettricità e quota sulla produzione nazionale dell’idroelettrico in Italia

Ma a chiarire meglio l’impatto della siccità è un altro dato: è vero che già negli anni ’50 con l’idroelettrico abbiamo prodotto gli stessi kWh del 2022, ma lo abbiamo fatto con un terzo della potenza installata. E questo perché l’anno appena trascorso ha stabilito un altro record negativo: gli impianti idroelettrici in Italia hanno lavorato in media 1.300 ore in tutto l’anno, l’equivalente di un giorno a settimana, ancora una volta un valore minimo mai raggiunto prima, lontanissimo dalle quasi 4.000 ore/anno degli anni ’50. Certamente ha inciso su questo una componente legata al peggioramento dell’efficienza degli impianti, molti dei quali hanno oramai più di 60 anni, ma più di tutti ha pesato la carenza di acqua e il conflitto con altri usi considerati prioritari, a cominciare da quelli potabili e irrigui.

Scegliere tra la luce o la doccia

A differenza di eolico e fotovoltaico, che certamente traineranno la crescita delle rinnovabili nei prossimi anni, il potenziale dell’idroelettrico in Italia è già stato in gran parte sfruttato, anche se resta un certo margine in particolare per gli impianti più piccoli. Tuttavia, a differenza di eolico e fotovoltaico, l’idroelettrico è una fonte programmabile, consente cioè di decidere quando produrre elettricità in funzione della domanda, oltre a poter fare da accumulo del surplus di produzione elettrica durante le giornate ventose e quelle soleggiate.

Il 2023 si preannuncia ancora più difficile dell’anno appena trascorso, con la produzione idroelettrica che a gennaio è stata più bassa del 10% rispetto allo stesso mese del 2022 e indicatori idrologici tutti in peggioramento. Non sarà facile trovare la strada giusta, ma nell’era della nuova normalità imposta dalla crisi climatica caratterizzata da fenomeni di siccità sempre più frequenti e diffusi, dovremo trovare il modo di preservare il contributo al mix energetico nazionale di questa fonte. Per non arrivare a dover scegliere tra accendere una lampadina e fare una doccia.

 

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