Il riciclo dei rifiuti in Italia nell’anno della pandemia

Il recente 12° Rapporto sull’Italia del riciclo 2021, curato dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e da Fise Unicircular, consultabile sul sito, presenta un’analisi aggiornata del riciclo dei rifiuti e propone dati e spunti interessanti per capire anche l’andamento del settore nel 2020, l’anno più acuto della pandemia.

Partiamo con un raffronto europeo: nel 2020 il tasso di utilizzo circolare di materia, cioè la quota di materiali generati dal riciclo in percentuale del totale dei materiali consumati, in media nella UE è stato del 12,8%, in Italia di ben il 21,6. Meglio dell’Italia fanno solo i Paesi Bassi col 30,9%, Belgio e Francia sono vicini, col 23% e il 22,2%, ben distanziata è la Germania col 13,4% e la Spagna con l’11,2% (fonte Eurostat). Non solo: il tasso di utilizzo circolare di materia nel 2020 in Italia è migliorato rispetto al 2019 dell’1,6%.

Nell’anno della pandemia quindi il sistema italiano del riciclo dei rifiuti, complessivamente anche se in modo non omogeneo perché alcuni settori sono stati particolarmente colpiti, pur in presenza di un forte calo dei consumi e della produzione, non solo ha tenuto, ma ha migliorato la sua performance, confermando la sua resilienza e le sue potenzialità anche per la ripresa del Paese.

Il riciclo dei rifiuti di imballaggio, per fare un esempio partendo da un settore strategico, nel 2020 è addirittura aumentato, sia pure di poco, in quantità, da 9,5 a 9,6 milioni di tonnellate, e parecchio invece in percentuale, dal 70% al 73%, superando non solo il target europeo del 65% al 2025, ma anche quello del 70% al 2030. La buona performance del riciclo dei rifiuti d’imballaggio nel 2020 è il risultato soprattutto dell’ottima performance della carta e del cartone il cui riciclo sale dall’81 all’87%, del vetro che sale dal 77 al 79% e anche della plastica che sale dal 41 al 49%, mentre il riciclo degli imballaggi in legno, in alluminio e in acciaio fanno registrare lievi cali.

A causa della chiusura prolungata dei ristoranti e di quella, più limitata, delle mense nel 2020, si stima una significativa riduzione, del 10-15%, della produzione e quindi anche del riciclo dei rifiuti organici. A causa del minor uso delle auto ed anche delle difficoltà economiche di molte famiglie, la sostituzione degli pneumatici e quindi anche la produzione di pneumatici fuori uso (PFU), hanno fatto registrare una forte flessione: i PFU raccolti e gestititi per il recupero sono scesi da 267.000 tonnellate nel 2019 a 201.000 tonnellate nel 2020, con un calo del 24,7%.

L’intero calo è andato a discapito del recupero di materia – sceso da 151.000 tonnellate a 82.000, un calo del 46% – mentre la parte degli PFU destinata a al recupero energetico è rimasta la stessa, anzi lievemente aumentata da 116.000 nel 2019 a 119.000 tonnellate nel 2020. Questi dati indicano che il mercato di sbocco del riciclo degli PFU è ancora debole, più debole di quello del recupero energetico. Occorrerà quindi un maggior impegno per dare maggiore consistenza al recupero di materia, in coerenza con la gerarchia della gestione circolare dei rifiuti anche in questa filiera strategica.

Novità importanti per il riciclo sono le nuove modalità – uniformate a livello europeo con la direttiva 851/2018 recepita con il Dlgs 116/2220 – di calcolo delle quantità riciclate “all’atto dell’immissione nell’operazione di riciclo” (anche l’eccezione della misurazione dopo operazioni di selezioni, richiede che i materiali e le sostanze rimossi prima del riciclo non siano inclusi nel calcolo complessivo). Questa nuova modalità obbliga a rivedere al ribasso i nostri dati sulle percentuali del riciclo, in particolare della plastica e della carta.

Con il decreto legislativo 196, nel 2021, è stata, inoltre, recepita la direttiva sulle plastiche monouso che fra l’altro, obbliga ad utilizzare, nella produzione di bottiglie in plastica di PET, almeno il 25% di plastica riciclata  entro il 2025 e almeno il 30% entro il 2030, nonché a raccogliere in modo differenziato almeno  77% delle bottiglie in plastica per bevande con capacità fino a 3 litri  entro il 2025 e almeno un impegnativo 90% entro il 2029.

Mentre è stata di nuovo rinviata, al 1° gennaio del 2023, la tassa di 0,45 euro per chilogrammo di plastica (esclusa quella generata dal riciclo e le bioplastiche compostabili) impiegata per contenitori e imballaggi  con singolo impiego ( detti Macsi ), introdotta con la legge di bilancio del 2020, dal 2021 dovrebbe essere applicata la plastic tax europea, per concorrere a finanziare Next Generation EU, di 0,80  euro per ogni Kg di plastica non riciclata, recepita in Italia col “decreto milleproroghe” della fine del 2020, che però entra in vigore quando sarà ,prevedibilmente entro quest’anno, recepita da tutti e 27 gli Stati membri dell’UE.

In buona sostanza il settore dei rifiuti in plastica è investito da una forte spinta ad aumentare i tassi di riciclo che, come abbiamo visto, stanno migliorando, ma sono ancora relativamente bassi, al 49%. Per la parte delle plastiche miste non riciclabili siamo in attesa di novità importanti: sia  di un nuovo decreto “End of waste”, sia di sviluppi dell’innovazione tecnologica. Si tratta di un cambiamento delicato, non privo di rischi,  che potrebbe però portare ad un salto positivo nel riciclo di questi materiali.

Da segnalare, infine, le nuove disposizioni, introdotte con la legge 108 del luglio 2021, che, “al fine di aumentare la percentuale degli imballaggi riutilizzabili immessi sul mercato”, prevedono l’adozione di “sistemi di restituzione con cauzione nonché sistemi per il riutilizzo degli imballaggi“. Per valutare gli impatti di questa nuova norma, che non pare di facile attuazione perché si sovrappone, senza coordinamento, con la normativa vigente che disciplina la gestione dei rifiuti d’imballaggio, occorre attendere la sua attuazione, demandata all’emanazione di un regolamento del Ministero della transizione ecologica.

 

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