La Green Economy alla presa della Bastiglia?

di Alessandra Bailo Modesti

La presa della Bastiglia, nella mattina del 14 luglio 1789, è nota, non tanto per il suo valore pratico quanto per il valore simbolico che assunse, tanto da essere considerata l'inizio della Rivoluzione francese.

La Bastiglia era il simbolo dell’Ancien Régime, delle forze minoritarie della società che tuttavia ne controllavano la gran parte. Il popolo, il Terzo Stato, contava per il 98% della popolazione ma non aveva alcuna possibilità di incidere sulle scelte di governo. Gli Stati Generali, convocati il 5 maggio, nel tentativo di chiamare a raccolta tutte le forze per affrontare la grave crisi politica, sociale ed economica in cui versava la Francia si tradussero, nei mesi che seguirono, in un acceso dibattito politico che, in maniera pervasiva, arrivò fino a Parigi costringendo Re Luigi XVI a schierare gli eserciti.

 

I principi che portarono alla Rivoluzione francese appartengono a quei momenti nella storia in cui il progresso umano compie un balzo, trasforma in maniera radicale la società e le sue regole e stabilisce un nuovo corso. Il movimento in atto per una green economy è composto da una moltitudine silenziosa ma inarrestabile di individui, associazioni, imprese, università, istituzioni che hanno intuito in quale direzione punta lo spirito del tempo. Questo perché la green economy non è solo un nuovo paradigma economico ma anche una nuova teoria del progresso umano. É un movimento culturale e, proprio in virtù di questo, ha la potenzialità di innovare non solo le tecnologie ma l’intera società nel suo impianto sociale, economico, politico.

 

Per tradurre questa potenza in atto sono necessarie però azioni concrete e non solo teorie. Le imprese si stanno dimostrando uno degli attori sociali più dinamici e più motivati nel percorso verso una green economy. Una gran quantità di imprenditori ha compreso i profondi vantaggi di una transizione verso il green dei propri processi e prodotti e fa pressione sui governi per ottenere le condizioni economiche più adatte a questo sviluppo. Oltre ad esserne influenzata, l’economia influenza a sua volta, in maniera profonda, i costumi sociali e i principi culturali ed è, pertanto, un potente strumento per innescare il mutamento sociale che, solo, può permettere ad una green economy di diventare mainstream. Se si trattano la società e l’economia come un organismo vivente si potrà vedere come la sua crescita non debba avvenire tanto in dimensione quanto in qualità e complessità. L’idea che si possa continuare a crescere in dimensione indefinitamente è priva di logica. Come dice Pavan Sukhdev nel suo libro Corporation 2020, “come crescono gli organismi naturali e i sistemi naturali? La risposta passa attraverso la complessità. La capiamo dalla vita dell’uomo; molto tempo dopo che abbiamo raggiunto la maturità fisica continuiamo a diventare più saggi, più capaci e più produttivi. Nel mondo naturale, il termine per descrivere la crescita tramite la complessità è l’introversione, e il suo esempio più noto può essere la metamorfosi di un bruco in farfalla”.

 

Effettivamente l’attuale sistema economico appare come un bruco, un essere vivente che non è arrivato ancora ad esprimere compiutamente le proprie potenzialità, incompleto. Ed esso è incompleto perché trascura ben due stock di capitali su tre. Il capitale umano e il capitale naturale. Finche l’economia non sarà in grado di allineare i propriobiettivi con gli interessi della società non si potrà avere quella crescita di qualità e complessità necessaria a far evolvere l’intero sistema. La crescita di dimensione dell’economia sembra giunta al suo culmine e si impone, ora, di volgere lo sguardo all’interno per rendere più efficienti, più efficaci e più equi i processi che la alimentano. In questo senso non solo i governi e le imprese ma anche i singoli cittadini possono dare un contributo decisivo non solo come consumatori ma, soprattutto, con i propri stili di vita scegliendo comportamenti più etici e più sostenibili sia in termini economici, che in termini ambientali e sociali.

 

La green economy non rappresenta un tentativo di trovare un compromesso tra la tutela ambientale e il progresso economico ma la possibilità di ottenere sviluppo economico utilizzando, al contempo, in maniera più efficiente le risorse e riducendo gli impatti sull’ambiente. Unito alla creazione di condizioni di maggiore e migliore benessere per gli individui e le società

 

Le imprese e i lavoratori green non portano all’economia solo i propri profitti e la propria produttività ma anche un altro tipo di ricchezza: creatività, motivazione, conoscenza, ecoinnovazione, riduzione degli impatti ambientali. Queste misure non hanno ancora valore per l’economia tradizionale, non vengono registrate nei bilanci, perdendo traccia, in questo modo, di una gran parte della ricchezza di una nazione.

 

La green economy è una proposta di una nuova economia e di una nuova società, non è un gruppo di interesse né una serie di soggetti a cui convengono certi tipi di produzioni. È un movimento che condivide una visione e un progetto di futuro. E che ha già individuato la maggior parte degli strumenti politici ed economici per avviare un nuovo corso, un green New Deal e uscire fuori dalla crisi economica. Molti studi autorevoli ci hanno raccontato il mondo al 2050 se proseguiremo con il business asusual e le condizioni catastrofiche in cui ci verremo a trovare. Difficile pensare che un mondo del genere possa garantiread alcuno il progresso economico e tantomeno una vita prospera al genere umano. Se si realizzerà o meno quello scenario, lo decideremo con le nostre azioni concrete nei prossimi anni. È compito del nostro tempo, infatti, cambiare rotta, è nostro il compitodi far evolvere l’attuale sistema economico.

 

Gli Stati Generali della green economy hanno aperto il dibattito politico-programmatico. Chissà che non ci sia di nuovo, nella storia, la possibilità di “prendere una bastiglia” e sfidare l’ancien régime.

 

a cura di Alessandra Bailo Modesti

 

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