Clima: Sentenza storica in Germania, obiettivi poco ambiziosi violano le libertà delle future generazioni

L’attuale formulazione della legge sul clima in Germania rimanda ai decenni successivi al 2030, in modo eccessivo e rischioso, il peso della riduzione delle emissioni di gas serra e viola per questo le libertà e i diritti fondamentali delle generazioni future.

È questo il risultato della sentenza storica pronunciata dalla Corte costituzionale tedesca, in risposta ad un ricorso avanzato da diverse associazioni ambientaliste, fra cui i giovani dei Fridays for Future. Ed è proprio con riferimento alla giovane età dei soggetti coinvolti che la Corte motiva la sua parziale bocciatura della legge tedesca sul clima.

Nel novembre 2019 la Germania aveva varato la sua Climate Law, ritenuta dagli esperti piuttosto ambiziosa perché già puntava al 2030 al taglio delle emissioni nette del 55% rispetto al 1990 (target che due mesi dopo è stato consolidato dallo stesso Green Deal europeo), individuando anche specifici obiettivi e strategie di riduzione delle emissioni per ciascun settore. Ma a quanto pare, secondo la Corte Costituzionale,  il provvedimento non è ambizioso come appariva ad una prima analisi.

Per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi (contenere l’aumento della temperatura media globale rispetto al periodo preindustriale ben al di sotto dei 2 °C entro la fine del secolo, preferibilmente entro 1,5 °C), gli sforzi di riduzione delle emissioni dopo il 2030 diventeranno ancora più ingenti e più urgenti, con impatti su tutti i tipi di libertà perché, secondo la Corte costituzionale, virtualmente tutti gli aspetti della vita umana ancora comporteranno l’emissione di gas a effetto serra e dunque saranno potenzialmente coinvolti dagli sforzi di riduzione, soprattutto per le generazioni future.

Non si tratta, secondo la Corte costituzionale, di semplici aggiustamenti alla traiettoria delle emissioni dopo il 2030, ma di specificare con maggiore dettaglio (in termini di obiettivi, strategie e misure) come la Germania intende garantire il conseguimento delle necessarie riduzioni di emissioni dopo il 2030, e dunque assicurare il raggiungimento della neutralità climatica entro la metà del secolo. La Corte dunque richiama il legislatore tedesco ad agire in via precauzionale per mitigare l’ingente peso delle riduzioni di gas serra dopo il 2030 sulle nuove generazioni, per salvaguardare le loro libertà e i loro diritti fondamentali.

La sentenza fa riferimento principalmente alla traiettoria delle emissioni dopo il 2030 e ad una mancata definizione di misure e obiettivi di dettaglio per garantire il raggiungimento della neutralità climatica nel periodo 2030-3050. Il messaggio fra le righe che la Corte Costituzionale ha voluto lanciare al governo tedesco, però, sembrerebbe in realtà ben più mirato: delineare un piano di azione credibile su una scala temporale così lontana appare un’impresa piuttosto ardua, a causa delle innumerevoli incertezze tecnologiche e di mercato; per questo, per non compromettere i diritti fondamentali delle generazioni future, il governo tedesco dovrebbe puntare ad un target 2030 più ambizioso e ad un piano di azione per questo decennio in grado di anticipare gli enormi sforzi che l’attuale legge sul clima demanda ai decenni successivi.

Guardando ai numeri della Germania, il messaggio lanciato dalla Corte Costituzionale appare più comprensibile e quanto mai adeguato: la legge tedesca sul clima ha posto un obiettivo di riduzione delle emissioni nette di gas serra al 2030 del 55% rispetto al 1990, lo stesso target di ormai prossima adozione a livello europeo. Ma la Germania oggi (dati 2019, pre-pandemia) ha già conseguito una riduzione di oltre il 35%, a fronte di una media europea del 25% (il dato italiano invece è fermo al 19%). Avendo già conseguito progressi significativi, dunque, un target 2030 del 55% per la Germania significa uno sforzo di riduzione per questo decennio ben inferiore alla media europea (in media -5% ogni anno di emissioni di gas serra in UE, -3% in Germania).

Ma ciò che più disallinea gli obiettivi tedeschi da quelli europei è soprattutto l’emergere di uno sforzo di riduzione delle emissioni di gas serra per il periodo 2030-2050 ben superiore a quanto previsto in questo decennio: per raggiungere il suo obiettivo del 55% al 2030, infatti, la Germania dovrebbe tagliare ogni anno le emissioni nette in media di circa 23 milioni di tonnellate di CO2 equivalente (MtCO2eq), ma per raggiungere la neutralità climatica al 2050 questo sforzo dovrà aumentare del 25%, diventando in media di 28 MtCO2eq fra il 2030 e il 2050. Al contrario il target del 55% in Europa, si traduce in una riduzione media annua di 142 MtCO2eq in questo decennio, che scenderebbe a 103 milioni di tonnellate nel periodo 2030-2050 (uno sforzo inferiore del 27%). Per allinearsi al disegno europeo, la Roadmap di Italy for Climate prevede per l’Italia un taglio medio annuo di 17 MtCO2eq entro il 2030 e di 12 milioni di tonnellate per i due decenni successivi (-31% fra i due tagli).

Ed è proprio questo ciò a cui si riferisce il messaggio, fra le righe, della Corte Costituzionale tedesca: è vero che la Germania ha già conseguito importanti progressi di decarbonizzazione, ma rimandare ai decenni successivi al 2030 lo sforzo più ingente di riduzione delle emissioni appare una scelta strategica poco ambiziosa, e troppo rischiosa per i giovani di oggi a cui verrà presentato il conto dopo il 2030.

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