Transizione ecologica, Recovery tra riforme e carenze

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, nella sua versione finale, contiene riforme e investimenti importanti per la transizione ecologica, di una dimensione e una estensione sconosciute in passato. Ci sono anche alcune carenze. Ora lo sforzo va concentrato sulla parte più difficile: la sua attuazione.

Le riforme e gli investimenti più importanti riguardano le politiche e le misure per la neutralità climatica. Anche se per ora si tratta di misure parziali perché il percorso europeo per i nuovi target del 55% al 2030 e la neutralità climatica al 2050 non è ancora completato e servirà quindi una prossima organica revisione del PNIEC, sono programmate iniziative importanti: la riforma dei meccanismi autorizzativi e delle regole di mercato per raggiungere il pieno potenziale di sviluppo delle rinnovabili, la valorizzazione dell’agro-voltaico, lo sviluppo delle comunità energetiche e dei sistemi di generazione distribuita con impianti di piccola taglia, la promozione di tecnologie innovative, compreso l’offshore e lo sviluppo del biometano.

Consistente è il progetto per lo sviluppo della produzione e dell’impiego dell’idrogeno verde, significativo quello per l’efficienza energetica degli edifici pubblici e l’estensione dell’ecobonus 110% al 2023. Necessari sono gli investimenti per l’adeguamento della rete elettrica e per sostenere le filiere industriali della transizione (rinnovabili, batterie, idrogeno e bus elettrici). Per una mobilità urbana più sostenibile sono condivisibili la scelte della riduzione delle auto circolanti con il potenziamento delle piste ciclabili, del trasporto rapido di massa, del rinnovo degli autobus con mezzi ecologici e  dei nuovi treni, nonché la realizzazione dei punti di ricarica elettrica.

Le somme impegnate per la mobilità urbana sostenibile sono, tuttavia, insufficienti: serviva uno sforzo maggiore, puntando anche sulla sharing mobility. Misure e progetti, con ricadute  sulla riduzione delle emissioni di gas serra, si trovano anche in altre missioni: per l’efficienza energetica delle produzioni negli incentivi fiscali di Transizione 4.0, per la ricerca e la diffusione dell’innovazione per il clima, l‘energia e la mobilità sostenibile, per l’efficienza energetica dei comuni, per la rigenerazione urbana, per le green communities e per i mezzi agricoli. Nella riforma fiscale sarebbe, infine, necessario inserire la revisione dei sussidi dannosi al clima e misure di carbon pricing.

Per l’economia circolare, in accordo con il nuovo piano d’azione europeo, fra le riforme, sono comprese la definizione di una strategia nazionale per l’economia circolare, di un piano nazionale per la gestione dei rifiuti e  misure per garantire un supporto ai comuni per l’applicazione dei CAM (criteri ambientali minimi che comprendono anche la circolarità).

Per l’adeguamento della rete impiantistica  le difficoltà non sono di autofinanziamento, ma di programmazione e di autorizzazione. Per alcuni impianti, particolarmente innovativi, e per progetti dimostrativi avanzati  sono utili le risorse stanziate dal Piano. Per recuperare i gap di circolarità nei processi di produzione e di consumo, oltre alla strategia nazionale, sarebbero stati utili indirizzi più precisi per l’utilizzo sia degli incentivi fiscali di Transizione 4.0, sia dei fondi per la ricerca e l’innovazione tecnologica stanziati dal Piano.

Per la rigenerazione urbana vi sono risorse e progetti di notevole interesse: per una rigenerazione collegata all’housing sociale, per il recupero delle periferie delle città metropolitane, per la riqualificazione degli spazi pubblici, per la qualità dell’abitare, compresi interventi per la mobilità sostenibile, per la resilienza e l’efficienza energetica dei comuni, per i piccoli borghi.

Di particolare rilievo per la tutela del capitale naturale è la riforma prevista sul consumo di suolo basata sui principi del riuso, della rigenerazione urbana e della limitazione del suo consumo. Significative sono anche le risorse stanziate per le misure di adattamento per far fronte alle alluvioni e al dissesto idrogeologico, per le risorse idriche e per il bacino del Po. Un po’ di risorse in più sarebbero state utili anche per i recuperi ambientali e il risanamento di ecosistemi degradati.

Rivedendo questa mole – riassunta in modo parziale e incompleto – di riforme, di progetti e di finanziamenti per la transizione ecologica, salta agli occhi quanto sia impegnativa la prossima fase: quella della realizzazione di buone ed efficaci riforme, della progettazione adeguata, delle autorizzazioni rapide e della buona realizzazione, in tempi relativamente brevi, di un numero così vasto di misure impegnative.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 29/04/2021
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