Dopo la pandemia ripartiamo dalle sfide green

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

La pandemia da coronavirus sta sconvolgendo abitudini e modi di vivere. Questo periodo può essere un’occasione per pensare e capire meglio alcune sfide del nostro tempo?

Il Dossier “Pandemia e sfide green del nostro tempo”, presentato il 9 aprile in web conference dal Green City Network, dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e da Ecomondo, contiene analisi e proposte interessanti sul cambiamento dei consumi e degli stili di vita per l’economia circolare, la decarbonizzazione e la mobilità sostenibile e alcune stimolanti riflessioni sul futuro del nostro abitare.

La severa lezione di questa crisi porta a ripensare molte cose. Alla progressiva trasformazione ed eliminazione di ambienti naturali e al prelievo incontrollato di fauna selvatica che contribuiscono anche a facilitare il passaggio di organismi patogeni dagli animali all’uomo. Ai nostri modelli di consumo che richiedono un elevato prelievo di risorse naturali, cresciuto ad un ritmo doppio di quello della popolazione mondiale. Alla gestione dei nostri rifiuti: le raccolte differenziate  stanno calando anche per lo smaltimento nel tal quale dei rifiuti potenzialmente contagiati e il riciclo è in difficoltà per carenza di sbocchi di mercato delle materie prime seconde.

Rischiamo quindi arresti e passi indietro sulla strada del cambiamento verso un’economia circolare a minor consumo di risorse. Il crollo dei consumi energetici nelle attività produttive e nel trasporto sta generando una riduzione delle emissioni di gas serra. La crisi climatica però non è affatto risolta.

Dopo la crisi, senza interventi strutturali di decarbonizzazione, le emissioni riprenderanno come prima. Fra le misure necessarie per evitare un crollo e sostenere l’economia non vanno trascurate quelle necessarie per impedire che un’altra crisi globale, quella del cambiamento climatico, precipiti con esiti catastrofici.

Anche perché nel pacchetto di stimolo alla ripresa, le misure per il clima ci stanno benissimo: promuovono nuovi investimenti, innovazione e sono ad alto contenuto di occupazione. Le nostre città sono prive di traffico da quando il coronavirus che ci ha costretti a restare a casa. Sono ormai numerosi gli studi anche internazionali che documentano un legame fra l’inquinamento urbano da particolato e vulnerabilità al coronavirus.

Ma quando sarà superata questa crisi si tornerà al traffico congestionato e inquinante delle nostre città? Perché non approfittarne per riflettere sul nostro modello di mobilità urbana e su come potremmo cambiarlo. Aver dovuto limitare il raggio di azione a qualche centinaio di metri intorno alla nostra abitazione ha fortemente ridotto il ricorso all’automobile, interrompendo l’abitudine ad usarla per qualsiasi spostamento.

Si potrà anche in futuro andare più a piedi o in bicicletta? E anche fare un po’ meno spostamenti utilizzando di più lo smart working? L’utilizzo degli spazi  nelle abitazioni durante questa pandemia è cambiato. Le abitazioni non sono state più prevalentemente dei dormitori, ma anche luoghi di lavoro, di studio, di svago e di socialità.

Abbiamo così verificato quanto possono essere importanti  gli spazi intermedi, i balconi, i terrazzi, i cortili e i giardini anche condominiali. Questa esperienza ha rafforzato la necessità di curare la qualità ecologica del nostro abitare e di questi spazi intermedi: temi cari al modello delle green city.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 10/04/2020
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