Fallimento Silicon Valley Bank, il rischio di un “contagio climatico”

Silicon Valley Bank

Il crollo della Silicon Valley Bank può innescare non solo un “contagio” finanziario, ma anche climatico e rallentare la decarbonizzazione dell’economia americana. SVB era conosciuta, infatti, come una banca del clima, una banca che forniva risorse finanziarie a società di energia rinnovabile, ed era specializzata nel sostenere progetti fotovoltaici, soprattutto quelli di piccole dimensioni.

Il fallimento della banca californiana, secondo gli analisti,  lascia “un grosso buco” nel finanziamento delle tecnologie favorevoli per il clima: l’istituto finanziario era un punto di riferimento, dice Bloomberg Green, per più di 1.550 clienti che si occupavano di clima e sostenibilità. SVB aveva sviluppato un’importanza enorme nel mondo delle startup della California settentrionale perché era disposta a lavorare con giovani aziende che perseguivano idee nuove e d’avanguardia e che non avrebbero trovato il sostegno delle grandi banche di Manhattan.

La chiusura della banca e la presa di controllo da parte delle autorità americane crea ora incertezza per i pagamenti degli stipendi dei dipendenti delle startup cleantech ed anche per i loro finanziamenti senza i quali le loro attività sono a rischio. Diversi investitori hanno dichiarato, infatti, a Bloomberg Green che è improbabile che le società climatiche sfuggano indenni alla ricaduta della SVB. E alcuni impatti stanno già emergendo. Sunrun Inc., la più grande società solare residenziale degli Stati Uniti, ha visto scendere, venerdì scorso, le sue azioni a causa delle preoccupazioni sulla sua esposizione a SVB. Le startup cleantech hanno trovato nella banca un alleato che comprendeva la loro lotta contro il riscaldamento globale e agiva nello stesso tempo come un venture capitalist con una mentalità imprenditoriale. Quando parliamo di innovazione climatica -ha commentato Amali de Alwis, a.d. dell’acceleratore climatico Subak – parliamo spesso di sviluppi all’avanguardia, “progetti altamente sperimentali e a volte rischiosi” che spesso richiedono “grandi quantità di investimenti per lunghi periodi di tempo”, che non interessano i grandi istituti finanziari e la domanda è: “Se non è SVB, chi?”.

Per ora, l’industria dell’energia pulita è in attesa di vedere quali istituzioni finanziarie assumeranno il ruolo svolto da SVB sul mercato. Per il momento non si è fatto avanti nessuno interessato a sostenere le tecnologie favorevoli per il clima, “ma penso -ha affermato Sierra Peterson, socio fondatore di Voyager Ventures, una società di capitale di rischio- che sia una questione di tempo. Questa è un’enorme opportunità di mercato”.

Per capire l’interesse nel cleantech climatico, basta questo dato: gli investitori hanno indirizzato circa 59 miliardi di dollari nelle società di tecnologie favorevoli per il clima Usa nel 2022 attraverso 1.182 accordi monitorati dai ricercatori di BloombergNEF.

 

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