Green acts, una finestra per guardare al futuro

di Fabrizio Vigni

Una finestra aperta sul mondo della green economy. Un’osservatorio per informare sul presente e guardare al futuro. Questo vuole essere Green acts, la nuova newsletter della Fondazione sviluppo sostenibile.

Uno strumento che, oltre ad informare sulle nostre attività e sulle migliori buone pratiche, intende offrire una rassegna aggiornata di studi e ricerche, e al tempo stesso – ecco la principale novità – un monitoraggio delle politiche per la green economy sia del parlamento e del governo italiano che di altre istituzioni sovranazionali, in particolare di quelle europee.

Già, l’Europa. Il voto con il quale il Parlamento Europeo ha ratificato l’accordo di Parigi sul clima, accelerando un percorso fino a lì troppo lento, è davvero una buona notizia. Questa è l’Europa che ci piace. Buona notizia, anzitutto, perché crea le condizioni per l’entrata in vigore degli accordi di Parigi giusto in tempo per l’inizio della Cop 22 di Marrakesh. E poi perché ci dice che l’Europa – seppur tra difetti ed errori, contraddizioni e difficoltà – può continuare a svolgere una funzione importante di fronte alle sfide ambientali globali. L’Europa, per tutta una fase, ha saputo svolgere una funzione di guida negli accordi per il clima, nello sviluppo delle rinnovabili, nella crescita della green economy, fino alle misure per l’economia circolare (ancora in via di definizione). Ma oggi la fragile e incompiuta architettura europea è in crisi. E questo rischia di essere un problema in più anche per le politiche di sviluppo sostenibile.

L’Europa ha bisogno di un radicale cambio di passo. Non solo politica, ma culturale. Per contrastare i rischi di declino del nostro caro vecchio continente serve un’idea di futuro. La crisi europea, ha scritto Alain Touraine, non è solo economica e politica ma si manifesta anche “nell’assenza di un progetto di civiltà”. L’Europa ha creato lo Stato ed il diritto moderno, ha incarnato un’idea di giustizia sociale e di welfare, è stata un  modello di civiltà, ma appare oggi  incapace di immaginare  nuovi orizzonti. “L’Europa si ritrova senza un modello di sviluppo, senza un progetto per il suo futuro – scrive Touraine – Eppure non sarebbe impossibile. Conosciamo fin d’ora le grandi priorità del secolo a venire: a cominciare dal fatto che gli ecologisti ci hanno convinto della necessità di far convergere le ragioni dell’economia con quelli della natura”. Proprio la costruzione di uno sviluppo sostenibile può rappresentare un nuovo orizzonte di civiltà, un progetto di futuro per affrontare in modo congiunto le due grandi crisi – quella climatica e quella economica – creando al tempo stesso maggiore competitività economica. Rilanciando l’economia con un programma di investimenti pubblici e privati, sostenuto da politiche industriali e fiscali che orientino le produzioni e i consumi verso una modernizzazione ecologica in grado di creare nuove imprese e posti di lavoro.

Quanto all’Italia, alcuni rilevanti provvedimenti, tra cui la riforma delle agenzie ambientali e la legge sulla riduzione degli sprechi alimentari, sono stati approvati prima della pausa estiva. Altri sono ora all’esame del Parlamento o del Governo: tra questi la ratifica dell’accordo sul clima, le leggi sul consumo di suolo, sulla gestione delle risorse idriche, sulle aree protette, il decreto legislativo sui servizi pubblici locali.

Vedremo nei prossimi giorni le misure che saranno inserite nella legge di bilancio, a partire dagli ecobonus per la riqualificazione energetica e la sicurezza antisismica del patrimonio edilizio. Il piano “Industria 4.0” annunciato dal governo, se ben declinato, potrebbe avere molte interessanti connessioni con lo sviluppo della green economy.

Intanto nella nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza del Governo si prevede che il più volte annunciato disegno di legge “Green act”, contenente “misure finalizzate alla decarbonizzazione dell’economia, all’efficienza nell’uso delle risorse, alla protezione e al ripristino degli ecosistemi naturali e alla finanza per lo sviluppo”, sarà varato entro il 2017. C’è da augurarsi che si proceda presto (prima possibile, senza attendere la fase finale della legislatura) e che il provvedimento preveda un piano di misure concrete con finanziamenti certi; che non sia, insomma, un atto con valore solo programmatico.

L’Italia ha grandi potenzialità nella green economy. Lo dimostrano i risultati già raggiunti. Ma la sfida dell’economia verde non può correre solo sulle gambe delle imprese capaci di investire sull’innovazione, né solo su quelle dei cittadini orientati verso stili di vita sostenibili. Per vincere questa sfida c’è bisogno anche di efficaci politiche pubbliche. L’Italia ha una struttura economica ben vocata alla modernizzazione ecologica, ma la crescita di una green economy made in Italy può diventare strutturale solo se sostenuta da politiche pubbliche adeguate. Non da un singolo provvedimento, ma da un insieme organico, coerente e lungimirante di politiche e misure. Green acts, appunto.

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