I tre livelli necessari dell’impegno per il clima

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Com’è andata la COP24 di Katowice sul clima? Nel merito specifico di diverse questioni all’ordine del giorno, i risultati sono stati modesti e inadeguati rispetto alla dinamica della crisi climatica; l’aver raggiunto un’intesa sulle regole che consentono di proseguire nella gestione multilaterale dell’Accordo di Parigi, è invece un buon risultato.


L’opposizione esplicita degli Stati Uniti di Trump e della Russia di Putin, spalleggiati da Arabia Sauditae Kuwait, ha impedito di acquisire il recente Rapporto speciale dell’IPCC su 1,5°C che richiedeva un maggiore sforzo di riduzione dei gas serra rispetto degli impegni nazionali presentati prima dell’Accordo di Parigi.

Non è stato raggiunto un accordo sulle regole per gestire i crediti di carbonio: regole necessarie per evitare un doppio conteggio (in riduzione delle emissioni di chi li acquista, senza andare a carico effettivo degli impegni di riduzione di chi li cede). Il Rulebook di 133 pagine approvato definisce però un tema fondamentale: quello delle informazioni che devono fornire i singoli Paesi per poter verificare i loro impegni di riduzione, utilizzando metodologie appropriate, definite a livello nazionale, per misurare le loro emissioni.

Le modalità concordate sono comuni a tutti (Cina compresa) anche se è lasciata flessibilità ai Paesi che avessero particolari difficoltà ad applicare tale sistema. Per la verifica degli impegni è stato istituito un Comitato di compliance che, anche se non ha il potere di imporre sanzioni, può comunque indagare i Paesi inadempienti ed evidenziarne le responsabilità di fronte alle opinioni pubbliche.

Per la complessità della trattativa multilaterale fra un numero così rilevante di Paesi, date le posizioni politiche in campo con presenze di governi di peso contrari alle politiche climatiche, dati gli interessi anche economici in gioco, la sede delle COP è solo un livello dell’iniziativa per affrontare la crisi climatica, dove è decisivo tenere in piedi un accordo globale e far avanzare la complessa diplomazia climatica.

Un primo livello, importante, ma non sufficiente. Ne servono altri due: quello nazionale e di gruppi di Paesi e quello della società civile, con particolare protagonismo delle imprese. Mentre il presidente Trump boicotta le politiche climatiche peggiorando i limiti delle emissioni delle auto e degli impianti industriali e incentivando un ritorno del carbone, la California fa il contrario (inasprisce i limiti delle emissioni e incentiva e sostiene un forte sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili) dimostrando che si può praticare una politica climatica avanzata, socialmente sostenibile, con buoni livelli di occupazione e con un’economia competitiva.

I singoli Paesi europei e l’Unione tutta possono seguire la stessa strada con più decisione perché la sfida climatica si può affrontare con più innovazione, creando posti di lavoro e promuovendo un nuovo sviluppo economicamente competitivo oltre che sostenibile.

Il terzo livello è quello della società civile che non solo deve farsi sentire di più con le rappresentanze politiche per spingerle verso impegni più avanzati e penalizzarle elettoralmente se non lo fanno, ma può e deve fare di più. Possiamo migliorare il nostro benessere riducendo le emissioni di gas serra che generiamo con i nostri consumi, con le nostre abitazioni e con i mezzi con i quali ci spostiamo.

Sono, infine, ormai numerose le imprese di successo che hanno tagliato le emissioni di gas serra e adottato programmi ambiziosi di ulteriori riduzioni. Si può fare in un numero sempre maggiore di imprese.

 

Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 21/12/2018

 

Facebooktwitterlinkedinmail