Il clima diventi davvero una priorità nell’agenda politica. Un buon proposito per il 2022

“Voi ragazzi siete i più colpiti dal cambiamento climatico. Serve consapevolezza di cosa sta accadendo, cercare di capirlo, recuperare informazioni di alta qualità e cercare di convincere adulti, genitori, nonni, che è fondamentale che il tema cambiamento climatico entri dentro la politica. Quando si vota alle elezioni generali questo tema dovrà essere fondamentale per la scelta delle posizioni.

Quindi dovete insistere, insistere, insistere sull’importanza del cambiamento climatico, cercando di convincere chi vota e gli adulti. Le decisioni sono in mano ai governanti e i giovani devono spingere perché se ne occupino” diceva il Nobel per la Fisica Giorgio Parisi il 16 novembre scorso intervenendo al Green & Blue Open Summit.

Il tema del cambiamento climatico stenta ad entrare nella politica: vi è entrato poco e male perché non è né individuato, né affrontato come effettiva priorità. Alle elezioni politiche scorse la crisi climatica, in particolare in Italia, non è stata considerata dagli elettori una questione fondamentale per la loro scelta di voto. Come superare questa situazione?

Ecco un buon proposito per il 2022: un maggiore impegno per convincere un vasto numero di elettori che il tema del cambiamento climatico deve entrare nella politica affinché sia affrontato con impegno adeguato dal Parlamento e dal governo con leggi e misure più incisive per de-carbonizzare la nostra economia, per passare ad un sistema energetico interamente alimentato da fonti rinnovabili, ridurre i consumi di energia cambiando in direzione circolare processi produttivi e prodotti, consumi e stili di vita, ridurre l’uso dell’auto e cambiare la nostra mobilità. E per far pesare la crisi climatica nella scelta elettorale è indispensabile che alle elezioni siano presenti liste elettorali che abbiano effettivamente assunto il tema del cambiamento climatico come priorità e che queste liste, così caratterizzate, abbiano un rilevante successo elettorale.

Al Parlamento europeo e nei Parlamenti e governi dei Paesi europei dove sono presenti, le forze politiche più impegnate -non le sole, ma le più impegnate- sulle tematiche del clima sono i verdi, in genere perché considerano le questioni ecologiche prioritarie e, in particolare, perché da decenni si occupano in prima fila delle tematiche climatiche: se ne occupavano anche quando una parte consistente dello schieramento politico o era negazionista delle cause antropiche di questo riscaldamento globale o ne sottovalutava ampiamente gravità e portata.

In Italia, come è noto, i verdi sono ancora una piccola formazione politica, assente dal Parlamento perché non ha superato il quorum elettorale del 3%. L’assenza di una consistente forza politica e parlamentare dei verdi in Italia è una delle ragioni -non la sola, ma di grande peso- della debolezza del tema del cambiamento climatico nella politica italiana e delle lentezze, delle difficoltà della transizione climatica, perno di quella ecologica, nel nostro Paese.

I verdi in Italia sono poco votati per la debole coscienza civile, e quindi anche ambientale, degli italiani? In questa direzione fa riflettere un interessante libro di Gian Antonio Stella titolato proprio “Battaglie perse” dedicato a Indro Montanelli “ambientalista rimosso” che documenta come alcune battaglie ambientaliste, benché condotte con maestria da un delle più grandi, e moderate, penne del giornalismo italiano, si siano infrante contro un muro di mediocri e miopi interessi, tipici di un certo tipo di italiano.

Ma forse non è solo così negativa la situazione italiana, specie negli anni più recenti. Pur cercando di tenere i piedi per terra, evitando di confondere la realtà con i desiderata, non è difficile riscontrare oltre al cinismo, innegabile, anche vita sul pianeta Italia. Non solo durante questa pandemia abbiamo riscontrato un diffuso senso di responsabilità civile, ma, in particolare negli ultimi anni, abbiamo visto tanti cittadini fare diligentemente la raccolta differenziata dei rifiuti, andare più a piedi e in bicicletta quando possono, preferire le fonti rinnovabili di energia, scegliere cibi più sani ed ecologici ed essere seriamente preoccupati per la crisi climatica.

Si parla, inoltre, di una consistente presenza della green economy perché sono ormai ampi i settori del mondo delle imprese che si dedicano con convinzione ad attività green di riciclo, di economia circolare, di energia da fonti rinnovabili, di produzioni a elevata qualità ecologica, di servizi ambientali, con concreta attenzione all’ambiente, locale e globale. Sondaggi sia d’opinione, sia di mercato, sia sull’ orientamento delle imprese confermano che anche in Italia le aspettative e gli interessi green sono ormai ben presenti, e in crescita.

Sarebbe un bene per l’impegno climatico, e in generale per la transizione ecologica, che anche in Italia la diffusa sensibilità green alimentasse una nuova e consistente rappresentanza politica verde alle prossime elezioni politiche. Una convergenza tutt’altro che scontata: perché si verifichi è indispensabile che  l’offerta politica verde sia adeguata e resa idonea a raccogliere la nuova spinta green presente ormai anche in Italia. Un compito impegnativo, ma alla portata di quanti, sempre più numerosi, sono interessati a questa prospettiva politica.

 

Facebooktwitterlinkedinmail