Il consumo di suolo in Italia continua a trasformare il territorio con velocità elevate. Nell’ultimo anno le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 57,5 km2, in media, circa 16 ettari al giorno. Un incremento che non mostra segnali di rallentamento e che fa perdere al Paese quasi due metri quadrati di suolo al secondo.
Ispra ha presentato i nuovi dati sul consumo di suolo in Italia nell’’edizione 2020 del Rapporto “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, edizione 2020.
I dati di quest’anno confermano la criticità del consumo di suolo nelle zone periurbane e urbane, in cui si rileva un continuo e significativo incremento delle superfici artificiali, con un aumento della densità del costruito a scapito delle aree agricole e naturali, unitamente alla criticità delle aree nell’intorno del sistema infrastrutturale, più frammentate e oggetto di interventi di artificializzazione a causa della loro maggiore accessibilità. I dati confermano l’avanzare di fenomeni quali la diffusione, la dispersione, la decentralizzazione urbana da un lato e, dall’altro, la densificazione di aree urbane, che causa la perdita di superfici naturali all’interno delle città, superfici preziose per assicurare l’adattamento ai cambiamenti climatici in atto. Lo spreco di suolo continua ad avanzare inoltre nelle aree a rischio idrogeologico e sismico, mentre -dato poitivo- si dimezza la quantità di suolo perso in un anno all’interno delle aree protette.
Il Rapporto analizza anche il consumo di suolo nelle varie aree del territorio italiano. I cambiamenti rilevati nell’ultimo anno si concentrano in alcune aree del Paese, rimanendo particolarmente elevati in Veneto (anche se con una tendenza al rallentamento), in Lombardia e nelle pianure del Nord. Il fenomeno sembra intensificarsi e accelerare lungo le coste siciliane e della Puglia meridionale e nell’area metropolitana di Roma, mentre gradi elevati di trasformazione permangono lungo quasi tutta la costa adriatica.
Gli incrementi maggiori, indicati dal consumo di suolo netto in ettari dell’ultimo anno, sono avvenuti nelle regioni Veneto (con 785 ettari in più), Lombardia (+642 ettari), Puglia (+625), Sicilia (+611) ed Emilia-Romagna (+404). La Valle d’Aosta è la prima regione a consumo “quasi zero” (solo 3 ettari in più). Umbria, Liguria, Molise, Basilicata e Trentino-Alto Adige sono le altre regioni che, quest’anno, hanno avuto incrementi inferiori ai 100 ettari.
Il consumo di suolo significa anche perdita di produzione agricola e danni economici: in soli 7 anni, tra il 2012 e il 2019, la perdita dovuta al consumo di suolo in termini di produzione agricola complessiva, stimata insieme al CREA, raggiunge i 3.700.000 quintali; nel dettaglio 2 milioni e mezzo di quintali di prodotti da seminativi, seguiti dalle foraggere (-710.000 quintali), dai frutteti (-266.000), dai vigneti (-200.000) e dagli oliveti (-90.000). Il danno economico stimato è di quasi 7 miliardi di euro, che salirebbe a 7 miliardi e 800 milioni se tutte le aree agricole fosserocoltivate ad agricoltura biologica.