Indispensabile legge per il clima anche in Italia

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

I principali Paesi europei hanno recentemente approvato una legge nazionale per il clima: la Spagna ha approvato con la Legge n.7 del 20 maggio 2021 la ”Ley de cambio climatico y transiciòn energética “; il Regno Unito il “Climate Change Act“ aggiornato in aprile del 2021; la Francia ha approvato la “Loi climat et resilience“ n. 1104 del 22 agosto 2021; la Germania la “Bundes-Klimaschutzgesetz” del 24 giugno 2021, con target e misure migliorative di quelle europee e che la nuova coalizione di governo ha concordato di rafforzare ulteriormente.

In Italia invece, se si esclude una lodevole iniziativa delle principali associazioni ambientaliste che hanno sollecitato governo e Parlamento ad approvare una legge per il clima, non se ne discute. Ormai si discute molto di clima, si moltiplicano le dichiarazioni a favore di impegni per affrontare la crisi climatica, ma, a differenza di tutti gli altri principali Paesi europei, di legge per il clima non si trova traccia fra le iniziative – in verità piuttosto abbondanti – del governo e del Parlamento. Forse perché in Italia una simile legge non sarebbe  necessaria?

A me pare invece indispensabile, per almeno tre ragioni. L’Unione Europea ha approvato il Regolamento n.1119 del 30 giugno 2021, detto “Climatelaw”, proprio perché l’Unione Europea ha inteso attribuire un valore vincolante, normativo, alla transizione alla neutralità climatica, al nuovo target del 55% al 2030 e all’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050.

In Italia è ancora in vigore – non è ancora stato aggiornato ai nuovi obiettivi europei – il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC), pubblicato nel gennaio del 2020. In Italia pare che, per ora, prevalga la posizione euroscettica in materia di clima: di chi invece di agire come Paese guida dell’Europa – come ha fatto la Germania con la sua legge nazionale che anticipa  e migliora gli obiettivi climatici europei – aspetta qualche anno che il pacchetto europeo “Fit for 55” sia approvato, magari indebolito,  per cercare qualche ”sconto” e un minor impegno.

Il secondo motivo deriva dal Patto di Glasgow per il clima, approvato alla COP 26, con il consenso espresso dal governo italiano: tale Patto, pur con i suoi limiti, confermando l’obiettivo di puntare a limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 °C , chiede espressamente nel testo approvato di “rivedere e rafforzare” gli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni per il 2030 entro la fine del 2022. E noi che facciamo? Diciamo che rispettiamo gli accordi e gli impegni internazionali e poi questo lo ignoriamo?

Il terzo motivo: l’Italia deve cambiare passo per fare la sua parte, in Europa e nel mondo, per affrontare la crisi climatica. La sfida climatica è certamente globale e noi emettiamo solo una piccola parte delle emissioni mondiali, ma non possiamo aspettare che tutto il mondo si muova contemporaneamente perché  andremmo tutti incontro ad una catastrofe climatica certa. Siamo un Paese avanzato, abbiamo capacità e possibilità per affrontare la sfida climatica e trasformarla in nuova occasione di sviluppo.

Possiamo fare come la Germania, sapremmo fare anche meglio: perché non dovremmo farlo? Se non lo facciamo noi fra i primi, chi dovrebbe farlo? Solo se si muovono i Paesi più avanzati diventa possibile trascinare anche i ritardatari.  Per allinearci con il nuovo target europeo, nei prossimi 10 anni dovremmo tagliare circa 200 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra: circa il doppio dei 100 milioni di emissioni che abbiamo tagliato nei 30 anni precedenti, dal 1990.

E quali sarebbero, in sintesi, le misure legislative  necessarie o comunque utili  per raggiungere un simile risultato? Riassumo quelle presentate da Italy for climate alla Conferenza nazionale sul clima del 2 dicembre scorso.

È molto utile disporre di un quadro certo, quindi fissato con legge, degli obiettivi di riduzione dei gas serra dell’Italia, al 2030, 2040 e 2050 ed è indispensabile che questi obiettivi siano almeno allineati con quelli europei, meglio se aiutassero a migliorarli. Questi obiettivi, data la loro rilevanza, è bene che siano  discussi e approvati, oltre che dal governo, anche dal Parlamento e che costituiscano anche la cornice dell’aggiornamento del vecchio PNIEC, ormai superato, in modo che sia chiaro il quadro della politica energetica del Paese dei prossimi decenni.

Questi obiettivi e le relative misure di riduzione delle emissioni vanno articolati nei principali settori che utilizzano energia e generano emissioni: industria, edifici, trasporti e agricoltura.

Occorre rendere obbligatori piani e programmi regionali e comunali di misure di adattamento al cambiamento climatico, definiti sulla base di indirizzi nazionali.

Servono misure per aumentare risparmio ed efficienza energetica e per aumentare il passo nella produzione di energia rinnovabile per produrre elettricità, calore e per i trasporti. Le misure per programmare, finanziare, autorizzare e realizzare interventi e impianti per la transizione climatica devono essere effettivamente semplificate e rapide, avere un carattere di preminente interesse pubblico, di priorità e di urgenza. Devono coinvolgere in modo attivo, con un obbligo di legge, nel monitoraggio delle emissioni che originano nei rispettivi territori, nei programmi di misure per l’efficienza energetica e lo sviluppo delle rinnovabili, sia le Regioni, sia i Comuni singoli oltre 50.000 abitanti e associati gli altri più piccoli.

Occorre adeguare il quadro delle misure economiche e fiscali per il clima. Stabilire un obbligo di fornire una valutazione sugli effetti sulla riduzione delle emissioni di gas serra delle misure finanziate col PNRR, riallocare in modo climaticamente neutrale, entro il 2030, partendo in modo graduale, ma significativo, gli incentivi che paghiamo ancora all’uso di combustibili fossili. E va potenziata, con risorse pubbliche e private, la ricerca e l’innovazione per la transizione climatica.

Occorre infine un organismo tecnico che valuti gli impatti sul clima della legislazione e, almeno annualmente,  pubblichi un’analisi e una valutazione delle misure adottate e della loro efficacia rispetto ai target fissati dalla legge per il clima.

 


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 19/11/2021
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