Nel corso della attuale grave crisi sanitaria e socioeconomica si susseguono le immagini satellitari dei luoghi nel mondo dove la pandemia del nuovo corona virus ha colpito più duramente, mostrando come le emissioni di inquinanti atmosferici, in particolare diossido di azoto, siano crollate a seguito del brusco arresto di attività produttive e trasporti.Un simile impatto nel breve periodo sarà prevedibile anche rispetto alle emissioni climalteranti: per la Cina è stato stimato un taglio delle emissioni di CO2 del 25% nel periodo di picco dell’epidemia, una riduzione pari a 100 milioni di tonnellate.
Tuttavia potrebbe non trattarsi di una buona notizia per il clima, come avverte l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) nell’editoriale “Put clean energy at the heart of stimulus plans to counter the coronavirus crisis” a firma del Direttore Faith Birol. “È molto importante– si legge – capire che con ogni probabilità si tratta solo di un rallentamento di breve periodo, a cui potrebbe facilmente fare seguito una ripresa della crescita delle emissioni non appena le attività economiche torneranno a regime”.
Il timore della IEA e di molti esperti, infatti, è che si realizzi quanto già sperimentato in occasione di precedenti crisi economiche di ampia scala, non da ultimo la crisi finanziaria di dieci anni fa: dopo una contrazione nel breve periodo connesse alla stretta delle attività economiche, le emissioni solitamente registrano un rebound importante, tornando a crescere spesso anche con maggiore intensità rispetto alla ripresa economica cui sono connesse. Si tratta di una prospettiva che oggi, alla luce dell’aggravarsi della crisi climatica, il mondo non può permettersi di considerare.
Appare dunque di cruciale importanza il ruolo che i pacchetti di stimolo e gli aiuti economici giocheranno nell’indirizzare la ripresa economica verso criteri compatibili con la lotta alla crisi climatica, al netto delle spese necessarie ed improrogabili – come quelle sanitarie.
La IEA dunque sottolinea l’urgenza di mettere le energie pulite, e più in generale criteri compatibili con il clima, al centro dei pacchetti di stimolo: “Non dovremmo permettere alla crisi di questi giorni di compromettere i nostri sforzi per affrontare una sfida globale ineludibile (il cambiamento climatico ndr)”. Si deve dunque impedire che i già gravi impatti della attuale pandemia inneschino danni ancor più ingenti e con impatti ancor più imprevedibili, causati da una ripresa economica whatever it takes e dalla conseguente crescita incontrollata delle emissioni.
L’Agenzia sottolinea inoltre che, a differenza delle precedenti crisi economiche, si tratta oggi di un’opportunità praticabile a livello tecnologico e sostenibile a livello economico: si pensi soprattutto alle fonti rinnovabili elettriche, a cominciare da eolico e fotovoltaico, che negli ultimi anni stanno guidando l’installazione dei nuovi impianti di generazione elettrica.
Fra le proposte avanzate dalla IEA spicca quella sui sussidi fossili: l’Agenzia propone di approfittare del crollo dei prezzi del petrolio greggio per ridurre, se non rimuovere, i sussidi al consumo di prodotti petroliferi, che ammonterebbero secondo la IEA a circa 160 miliardi di dollari, ovvero il 40% di tutti i sussidi fossili mondiali. Una ulteriore proposta riguarda la riqualificazione energetica degli edifici, che oltre a contribuire all’efficienza energetica del Paese ha il vantaggio di creare rapidamente nuova occupazione oltre che di fornire un risparmio diretto in bolletta energetica, per esempio alle famiglie.