L’emergenza non annebbi la visione strategica sull’economia del futuro

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

La gravità dell’epidemia da Covid-19, per la rapidità della crescita e per l’alto numero dei contagi, dei ricoveri e dei decessi, ha raggiunto in Italia livelli elevati. Oltre ad affrontare l’emergenza sanitaria con misure impegnative che vanno disciplinatamente attuate, sarebbe bene avere un po’ più di confronto sulle misure da finanziare con i 25 miliardi stanziati.

Alcune spese sono obbligate: da quelle urgenti per potenziare strutture e personale sanitario a quelle di sostegno ad alcune necessità indifferibili della popolazione e di molte imprese.

Per le altre, quelle più strutturali necessarie contrastare una recessione che si annuncia peggiore di quella avviata nel 2009, occorre fare uno sforzo perché l’emergenza non annebbi la visione strategica. Resta ferma, infatti, la necessità di puntare, anche con nuove misure di stimolo, sull’economia del futuro – decarbonizzata, green e circolare – in sinergia con il Green Deal europeo.

Per decarbonizzare l’economia occorre molta più energia rinnovabile, facendola crescere dal 18% attuale, almeno al 35% del consumo al 2030, portando già al 2025 le rinnovabili elettriche al 50% e quelle termiche al 33%.

Per attivare i consistenti investimenti necessari per raggiungere questi obiettivi, occorre semplificare i meccanismi di sostegno e gli iter autorizzativi, introdurre norme e standard per quote crescenti obbligatorie di impiego di fonti rinnovabili per alcuni usi o prodotti, programmare e realizzare le infrastrutture necessarie.

Per le rinnovabili elettriche, in particolare, occorre anche migliorare il sistema di incentivazione esistente; per quelle termiche occorre aumentare l’efficacia delle detrazioni fiscali per le pompe di calore, il solare termico e le biomasse e per il biometano occorre alzare il tetto fissato dal decreto di incentivazione.

Va finanziato un vasto programma di rigenerazione urbana, secondo il modello delle green city, per migliorare la qualità ecologica delle città, ridurre i consumi energetici degli edifici, aumentare la produzione e l’uso di fonti rinnovabili, adottare misure di adattamento climatico, rafforzare le infrastrutture verdi, fare fronte ai diversi fabbisogni senza consumare nuovo suolo, ma riutilizzando aree dismesse, abbandonate e sottoutilizzate e realizzando riqualificazioni e riusi del patrimonio edilizio esistente.

Questo programma va adeguatamente finanziato e reso operativo snellendo le procedure  e assicurando anche il finanziamento delle progettazioni complete. Servono misure consistenti per decarbonizzare i trasporti, incentivando l’acquisto in tre anni di 10.000 nuovi autobus elettrici e a biometano, finanziando la realizzazione di nuove corsie preferenziali, l’aumento dell’elettrificazione dei servizi di sharing mobility e rafforzando gli interventi che scoraggiano l’uso dell’auto privata nelle città.

Occorre incentivare impianti per la costruzione di veicoli elettrici, di loro componenti, in particolare delle batterie e quelli per il loro riciclo. Va finanziato lo shift verso modalità attive ciclopedonali, con la costruzione di nuove piste ciclabili sicure e l’estensione delle aree pedonali. Occorre prolungare ed estendere ai veicoli commerciali leggeri alle biciclette, l’attuale sistema di incentivi all’elettrificazione e promuovere una maggiore diffusione di infrastrutture di ricarica.

Occorre attuare il nuovo Circular economy Action Plan europeo, aumentando e orientando gli investimenti del Programma Industria 4.0 verso la progettazione circolare dei prodotti, modelli circolari di consumo e degli acquisti pubblici, il rafforzamento del riciclo e interventi avanzati per la decarbonizzazione di settori strategici come l’agroalimentare, l’acciaio, il cemento e la chimica.

Servirebbe, infine, introdurre una carbon tax, come hanno già fatto altri 15 Paesi europei, per rendere economicamente più vantaggiosi gli interventi di decarbonizzazione e per disporre di maggiori risorse per finanziare sia il Green Deal, sia, come redistribuzione del “dividendo del carbonio”, anche una significativa riduzione del cuneo fiscale, ancora più necessaria in questo momento per sostenere il reddito dei lavoratori dipendenti e per alleggerire la pressione fiscale per le imprese.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 13/03/2020
Facebooktwitterlinkedinmail