L’era della diminuzione

di Edo Ronchi

Giuliano Cannata, ambientalista di lungo corso con una rubusta formazione scientifica, ha pubblicato un suo ultimo libro “Si spegne signori si chiude”-“L’era della diminuzione”

Giuliano Cannata ci propone di cogliere la tendenza in atto alla stabilizzazio0ne demografica mondiale e i cambiamenti di prospettiva che derivano da tale novità- Scrive, infatti, Cannata: “si è invece rapidamente instaurato un trend di calo accertato delle nascite ( e quindi un calo della crescita della popolazione, pur se ritardata dall’invecchiamento, che rinvia le morti). Oggi siamo a una crescita media della popolazione mondiale d’una settantina di milioni di persone (1,17 per cento, risultante dalla differenza tra 2,03% di nascite e lo 0,86% all’anno delle moprti). Ai ritmi attuali questo valore postivo ( della crescita della popolazione mondiale) va da zero in 16 o 18 anni”. Pur con tutta la prudenza che richiede la valutazione di una media statistica mondiale (vi sono non pochi Paesi dove i tassi di natalità sono ancora molto alti), occorre rilevare che siamo di fronte ad un cambio di prospettiva di grande rilievo: fino a non molto tempo fa erano in molti a parlare di “bomba demografica innescata” e di  crescita demografica globale destinata a portare, nel giro di un ventennio, l’umanità a superare i 9 miliardi di persone.

Ma Cannata  non si ferma a questo cambio di prospettiva. La diminuzione della disponibilità a fare  figli  si diffonderà ulteriormente  e, scrive, andrebbe incoraggiata: “e poi, perché proprio figlio tuo aveva da essere. Non potevi accontentarti di affezionarti al figlio d’un altro?” Questa diminuzione della disponibilità a generare figli, aggiunge: “forse è  un’età d’oro finale della storia dell’homo sapiens sapiens, della conquista meravigliosa della diminuzione, che può spalancare il mondo della qualità”. Tenendo però ben presente, infine, che “può anche apparire come una tragedia collettiva e suscitare la voglia di combatterla come una iattura, magari con misure improvvisate di sostegno economico della natalità, sciocchi e scoordinati incentivi alle nascite”. Un Pianeta, dotato di risorse non infinite, non  è in gado di ospitare un numero illimitato di persone e di consentire loro una vita dignitosa. Qualunque concezione culturale, laica, basata sulla fede nelle possibilità  illimitate della scienza, o religiosa, basata sul mito del crescete e moltiplicatevi,senza limiti, nella nostra epoca  non è più eticamente  accettabile. All’inizio di questo  nuovo secolo l’umanità verifica,per la prima volta nella sua storia, la necessità di fissare un limite alla quantità e qualità dei suoi impatti su questo pianeta, affinchè esso  possa continuare a sostenere la vita, e una vita di buona qualità, per la nostra specie.

La crisi climatica, causata da una crescita insostenibile delle emissioni di gas di serra, prodotte dalla combustione di enormi quantità di combustibili fossili, segna  un cambiamento epocale: l’umanità potrebbe compromettere equilibri climatici globali che hanno consentito la nostra vita su questo pianeta. Si può obiettare che non è solo la crescita della popolazione mondiale all’origine della crescita delle emissioni di gas di serra, ma, soprattutto, la diffusione di  modelli di produzione e di consumo ad alto spreco di energia di origine fossile. Il che è vero. Ma  se per  mitigare gli effetti della crisi climatica, contenendo le variazioni medie della temperatura terrestre nei due gradi centigradi, è necessario tagliare le emissioni di gas di serra dal  sessanta all’ottanta per cento,pare impossibile realizzare simili tagli, consentendo di migliorare le condizioni di vita al miliardo di persone che ancora soffre la fame , in presenza di un consistente aumento della popolazione mondiale. Con la crisi climatica anche il contenimento della crescita della popolazione mondiale assume un nuovo e diverso valore etico. Nè valgono  i ragionamenti del tipo: “le cause sono ben altre”. Occorre cambiare, sostanzialmente, il nostro modo di produrre e  di utilizzare energia,ma occorre utilizzarne anche molta di meno. Non sappiamo a quale livello  si dovrebbe fermare l’asticella della crescita demografica mondiale perché  essa sia sostenibile per il nostro pianeta e le sue risorse. Sappiamo però che se la crescita demografica  frena, oggi  è un bene e che una diminuzione, non imposta e non traumatica (per  guerre, o per epidemie come avveniva in passato) della popolazione mondiale, aiuterebbe ad affrontare anche la crisi climatica. Nella loro storia, le popolazioni delle diverse parti del pianeta hanno  temuto il rischio di estinzione  e non quello di  una crescita demografica insostenibile. Molte popolazioni, infatti, si sono estinte; altrettante hanno rischiato l’estinzione e quelle che sono diventate più numerose  hanno, in genere, accresciuto la loro forza e il loro benessere. Così un po’ tutte le religioni, che hanno accompagnato la storia dell’umanità, hanno  esaltato la fertilità e la crescita della popolazione.

Non sarà facile cambiare orizzonte smettendodi ritenere  che una popolazione che cresce poco, dove diminuisce il numero dei figli e aumenta  quello delle persone anziane, sia una popolazione in crisi, con gravi problemi. Forse sarà anche vero, come sostiene Cannata, che una società dove la popolazione tende a diminuire, sarà anche meno ossessionata dalla ricerca della crescita economica e quindi avrà  menonecessità di cercare una via per uno sviluppo sostenibile. Ma di questo non sono affatto convinto. Intanto perché la globalizzazione dell’informazione, delle reti, dei satelliti televisivi, dei trasporti, mentre vaste parti della popolazione mondiale sono, per varie e diverse ragioni, in condizioni di povertà, sta alimentando una massiccia emigrazione verso i Paesi più sviluppati  dove, grazie agli immigrati, la popolazione ha ripreso a crescere a tassi sostenuti, proprio nelle economie a maggiore impatto e maggiore consumo di risorse. E poi perché anche in meno si può consumare di più e produrre più inquinamento:il nodo della sostenibilità dello sviluppo non sarà, comunque, eludibile.

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