Non dimentichiamo il cambiamento climatico e l’urgenza di misure per le città

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

L’ Organizzazione Mondiale della Sanità e la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti hanno pubblicato, con la collaborazione di un folto gruppo di esperti italiani, un primo rapporto sugli impatti del cambiamento climatico in Italia (Climate and health country profile for Italy, 2018).

Tali impatti sono già in corso e tenderanno ad aggravarsi anche perché l’Italia è particolarmente vulnerabile per posizione geografica e caratteristiche idrogeologiche. I maggiori rischi derivano dall’aumento delle temperature, dall’erosione costiera, dalle alluvioni in certi periodi dell’anno e da periodi di siccità prolungati in altri.

Il cambiamento climatico può provocare importanti riduzioni della produzione agricola, alti rischi di aumento ed estensione degli incendi boschivi e aumento ed estensione dei fenomeni di aridificazione e desertificazione, nonché danni per la flora e la fauna, con perdite di biodiversità.

Particolarmente severi possono essere gli impatti nelle città, in particolare per le isole di calore e la qualità dell’aria nonché per il ripresentarsi di malattie endemiche che erano quasi scomparse e per l’aumento della diffusione di malattie esotiche contagiose. Il Rapporto non esita a scrivere che il cambiamento climatico potrebbe significativamente incidere anche sulle possibilità di progresso economico dell’Italia.

Nel 2015 è stata approvata la Strategia nazionale di adattamento al cambiamento climatico da parte del Ministero dell’Ambiente e ora è in elaborazione il Piano nazionale di adattamento che dovrebbe indicare le politiche e le misure da adottare.

n questo contesto segnalo che il “Green City Network” ha avviato un’ampia consultazione per arrivare alla definizione di linee guida che affrontano anche la resilienza e l’adattamento al cambiamento climatico, proponendo di:

  • definire Piani urbani per la resilienza e l’adattamento al cambiamento climatico finalizzati alla prevenzione, alla riduzione della vulnerabilità e della esposizione ai rischi degli edifici e delle infrastrutture chiave, di breve e di lungo termine, rispetto agli eventi atmosferici estremi di natura occasionale e/o durevole. Coordinare tali programmi con quelli per il rischio sismico nelle città dove tale rischio è rilevante nonché con misure a sostegno della resilienza della comunità attraverso opportunità di connessione sociale.
  • Sviluppare analisi e valutazioni delle capacità di resilienza e adattive alle ondate di calore, utilizzando strumenti sensoristici e diagnostici avanzati e soluzioni tecniche e gestionali efficaci, negli interventi di rigenerazione urbana e di riqualificazione degli edifici, degli spazi di pertinenza, aperti o di connessione, e delle infrastrutture verdi.
  • Fermare l’impermeabilizzazione e il consumo di nuovo suolo e aumentare gli interventi di de-impermeabilizzazione di aree urbane, per ridurre vulnerabilità e rischi rispetto alle precipitazioni intense; utilizzare le infrastrutture verdi anche per assorbire e trattenere maggiori quantità di acque piovane; predisporre spazi disponibili come piazze e giardini come aree di possibile provvisorio accumulo di acque piovane utilizzabili in casi di eventi estremi, favorire il deflusso di acque piovane particolarmente intense dalle città a zone umide nelle zone periurbane che possano accumulare importanti quantità di acqua e costituire aree ecologiche di pregio per la biodiversità e per utilizzi ricreativi e sportivi.

Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 09/03/2018

 

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