Riciclo della plastica in crisi: il settore sotto pressione

Riciclo della plastica in crisi

Le imprese che operano nel riciclo della plastica stanno affrontando una grave crisi: la concorrenza dei bassi prezzi delle materie prime vergini e del materiale riciclato extra Ue – dalla tracciabilità e qualità ambientale molto “opache” – rischiano di assestare un colpo ferale all’intero settore. Una situazione aggravata dagli alti costi dell’energia. Ne è scaturito un appello alla politica per mettere in campo una serie di misure a salvaguardia di una filiera strategica per la decarbonizzazione dell’economia. Ventotto attori, nazionali e transnazionali, del riciclo della plastica hanno così sottoscritto una lettera indirizzata alle istituzioni europee. Nel documento vengono indicate sei raccomandazioni strategiche per contrastare le “problematiche che stanno soffocando l’industria, tra cui le importazioni a basso prezzo, l’impennata dei costi energetici, l’incertezza giuridica, gli oneri amministrativi e la frammentazione normativa”.

Le proposte delle associazioni di categoria

I firmatari chiedono misure per stimolare la domanda di materie plastiche di alta qualità provenienti dalla Ue e per ostacolare l’afflusso di materiali non conformi. Il che si traduce in serrati controlli doganali ma anche in solide “mirror measures” (clausole specchio). In altre parole, al fine di ristabilire un’equa competizione, la plastica vergine, quella riciclata così come i prodotti finiti importati dovrebbero rispettare gli stessi standard ambientali applicati ai prodotti europei. Parallelamente andrebbero aumentati gli investimenti in infrastrutture per la raccolta, la selezione e il riciclaggio, nonché gli incentivi fiscali: dall’Iva agevolata ad una modulazione dei contributi dovuti da produttori all’interno degli schemi Epr, per favorire eco-innovazione ed ecodesign.

Gli impianti chiusi sono già 40. Secondo le associazioni di categoria, se non si inverte la rotta, entro la fine di quest’anno, l’Europa perderà impianti, per una capacità di riciclo pari a quasi un milione di tonnellate. In Italia, l’allarme è stato rilanciato da Assorimap, l’Associazione nazionale riciclatori e rigeneratori di materie plastiche aderente a Confimi Industria. “La filiera che conta complessivamente oltre 350 imprese, impiega più di 10 mila addetti e dispone di una capacità installata di riciclo pari a 1 milione 800 mila tonnellate, rischia il collasso”, si legge in una lettera inviata al ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin. Nella lettera si ribadisce la disponibilità all’ascolto del ministero ma anche l’assenza di misure concrete. “Un’assenza di provvedimenti di supporto a differenza di quello che accade in altri Paesi, come Francia e Spagna”.

Convocato un tavolo di crisi al Mase

In risposta a queste sollecitazioni, il Mase ha deciso di convocare un tavolo di crisi sul riciclo della plastica per il prossimo 8 ottobre. Tre i principali punti all’ordine del giorno: le problematiche inerenti il settore della raccolta e gestione dei rifiuti plastici; lo stato di avanzamento delle iniziative finalizzate al raggiungimento dei target comunitari; l’esame di strumenti finanziari. Si discuterà anche della bozza di decreto sugli imballaggi compostabili. Al tavolo sono stati invitati i principali attori del comparto: Assorimap, Conai, Corepla, Polieco, Coripet, Assoambiente, Enea, Centro Nazionale Rifiuti di Ispra, Anci e Utilitalia.

Secondo i dati di Palastics Europe (relativi al 2022) ogni anno nella Ue si raccolgono oltre 32 milioni di tonnellate di rifiuti plastici. Ma non tutti vengono trattati in Europa. Anzi, quote crescenti di quelli più scadenti finiscono in Paesi extra Ue come Cina e Turchia. Nello stesso anno, come ha documentato la società di consulenza Boston Consulting Group, le importazioni di plastica riciclata hanno raggiunto un valore di 39,4 miliardi di euro, con una crescita del 40% in tre anni. I materiali provengono da Cina, Turchia, India, Indonesia, Egitto e Vietnam.

Plastica riciclata: sostegno a chi produce, incentivi a chi la usa

“Il riciclo deve interfacciarsi con una realtà di mercato fuori controllo e una materia vergine a prezzi bassissimi. Servono sostegni a chi produce riciclato e incentivi per chi lo utilizza. Solo così si può diminuire il gap di costo con la materia prima vergine”, ha dichiarato al Sole24Ore, Giovanni Bellomi, direttore generale di Corepla.

C’è poi il problema degli impianti, ancora pochi e concentrati prevalentemente al Nord. Ne consegue che ingenti quantità di rifiuti plastici devono viaggiare in direzione Sud-Nord per poter essere avviati a riciclo, con conseguente aumento dei costi. O addirittura devono essere esportati per poter essere trattati. Nell’ambito del PNRR è stata finanziata la realizzazione di 75 nuovi impianti per il riciclo della plastica, sia meccanico che chimico.


Articolo originale pubblicato sul sito del Circular Economy Network
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