S.O.S.: fonti rinnovabili a rischio in Italia

di Edo Ronchi

I certificati verdi sono il principale sistema di incentivazione alle fonti rinnovabili (per l’eolico,le biomasse, l’idroelettrico, per il fotovoltaico è incentivata direttamente la tariffa con il “conto energia”). Fino al settembre 2009 la normativa prevedeva in capo ai produttori e importatori di energia da fonti non rinnovabili l’obbligo di produrre una quota minima annuale da fonti rinnovabili, oppure – in alternativa – di acquistare CV in un ammontare corrispondente al quantitativo di energia rinnovabile che sarebbero stati obbligati a produrre.

Al fine di ridurre i possibili squilibri tra domanda e offerta nel mercato dei CV, la Legge Finanziaria 2008 ha specificato che il GSE è obbligato al ritiro dei CV in eccesso rispetto alla quota minima annuale obbligatoria, almeno fino al raggiungimento degli obiettivi Comunitari, ad un prezzo pari al prezzo medio evidenziato dal mercato dei CV nell’anno precedente. La grave crisi di prezzo registrata nel 2008 sul mercato dei CV (il prezzo passò rapidamente da ca. € 110 a ca. € 60 per CV), dovuta alla carenza di domanda della quota d’obbligo,troppo bassa, in capo ai produttori di energia da fonti non rinnovabili, ha generato due ulteriori interventi correttivi:

a)il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico n. 35467 del 18 dicembre 2008 (Decreto Rinnovabili) ha previsto un regime transitorio in base al quale, nel triennio 2009-2011, il GSE è tenuto a ritirare i CV ad un prezzo pari al prezzo medio di mercato del triennio precedente all’anno in cui viene presentata la richiesta di ritiro (tale meccanismo mitigava le conseguenze della caduta di prezzo registrata nel 2008).

b)l’art. 27, comma 18 della Legge n. 99/2009 ha invece notevolmente aumentato il volume della domanda di CV, trasferendo, a partire dal 2012, l’obbligo di acquisto dei CV (5,3% per il 2009) dai produttori/importatori di energia da fonti non rinnovabili (ovvero su un volume di ca. 180 TWh, al netto delle consistenti franchigie) ai distributori/venditori (ca. 300 TWh). Il 20 maggio il Decreto Legge n. 72, non ancora convertito in legge, ha abrogato i commi 18 e 19 dell’art. 27 della Legge n. 99/2009, ripristinando l’obbligo di acquisto dei CV in capo ai produttori e importatori di energia da fonti non rinnovabili , senza adeguare la misura della quota di acquisto obbligatoria (tuttora ferma al 5,3%), tornando quindi ad una quota obbligatoria più bassa, di 180 TWh e non di 300 TWh , riproducendo quindi le condizioni per un eccesso di offerta di Certificati Verdi e quindi di un calo del loro prezzo.

Il 31 maggio,con un vero secondo colpo alle rinnovabili, il Governo ha varato il Decreto Legge recante misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica che,con l’art. 45 , sopprime l’obbligo di ritiro dell’eccesso di offerta dei CV in capo al GSE. Per capire la gravità di tale misura bastano alcune cifre: -circa l’80% degli investimenti in nuovi impianti eolici e da biomasse per una potenza di circa 3.300 MW, sono finanziati per oltre 5,3 miliardi , con business plan fondati sulla normativa vigente . Il mancato ritiro da parte del GSE della quota di elettricità prodotta, oltre quella minima ritirata obbligatoriamente, comporta un crollo del prezzo dei certificati verdi (dagli attuali 88 euro a,prevedibilmente,25-30 euro) Ciò produrrà un default finanziario per gran parte delle iniziative in essere, con pesanti conseguenze negative per il settore in termini di perdita di capacità produttiva, di benefici occupazionali, di benefici ambientali e, anche, di credibilità del Paese sui mercati finanziari. Basti pensare che le banche hanno sospeso l’esame di tutte le operazioni di finanziamento relative a nuovi progetti per impianti a fonti rinnovabili, così come nella generalità dei casi hanno invocato le clausole di “grave peggioramento del quadro normativo” e immediatamente bloccato qualsiasi nuova erogazione relativa a contratti di finanziamento già in corso.

Considerando l’importanza che l’Unione Europea ha attribuito allo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, gli obblighi comunitari che ha il nostro Paese in termini di aumento della quota di produzione di energia derivante da fonti rinnovabili, gli effetti positivi che la produzione da tali fonti genera a livello elettrico, ambientale, fiscale ed occupazionale, emerge con chiarezza il notevole danno che le nuove norme possono provocare al sistema Paese, senza alcun beneficio diretto dal punto di vista del bilancio dello Stato, visto che:

-le risorse per il pagamento dei CV ritirati obbligatoriamente dal GSE venivano già reperite da una specifica componente della bolletta pagata dai consumatori (voce A3); -il potenziale azzeramento della capacità reddituale dell’intero settore inciderà negativamente sul gettito fiscale , sia a livello centrale (mancate tasse per Irpeg, Irap e IVA) che a livello locale ( per mancata corresponsione di canoni, ICI e corrispettivi convenzionalmente stabiliti con le municipalità)

-sono a rischio migliaia di posti di lavoro e le sorti di decine di imprese italiane, alcune delle quali quotate (si bruceranno in pochi mesi i positivi risultati registrati negli ultimi anni da uno dei pochi settori anticiclici, che aveva evidenziato un costante trend di crescita anche nell’ultimo biennio di crisi generalizzata);diventeranno sostanzialmente irraggiungibili gli obiettivi(sanzionabili pecuniariamente) di produzione di energia da fonti rinnovabili previsti a livello Unione Europea.

E’ quindi necessario stralciare le norme dei decreti legge del 20 e del 31 maggio che riguardano la materia dei CV e rimandare l’eventuale ripensamento della materia, che deve necessariamente essere organico e adeguatamente ponderato, alla sede più opportuna, rappresentata dall’attuazione delle disposizioni contenute nella Legge Comunitaria 2009 per il recepimento della Direttiva 2009/28/CE.

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