Si può fare di meglio che finanziare lo scavo di buche per poi riempirle

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Scriveva John Maynard Keynes nel 1936 nella sua opera più famosa – La Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta:

Se il Tesoro si mettesse a riempire di biglietti di banca vecchie bottiglie, le sotterrasse ad una profondità adatta in miniere di carbone abbandonate, … e si lasciasse all’iniziativa privata… di scavar fuori di nuovo i biglietti di banca…, non dovrebbe più esistere disoccupazione e, tenendo conto degli effetti secondari, il reddito reale e anche la ricchezza in capitale della collettività diverrebbero probabilmente assai maggiori di quanto sono attualmente”.

Da allora è diventata opinione diffusa che, in una situazione di crisi, quando la domanda precipita, qualunque spesa pubblica vada bene per stimolare la ripresa. Senza nulla togliere al carattere ai suoi tempi, rivoluzionario della Teoria generale di Keynes che sconvolse la teoria economica classica che difendeva nelle crisi il ricorso a meccanismi di mercato che alimentavano la spirale recessiva, senza quindi trascurare il sostegno della domanda, le politiche attive per il lavoro e contro la povertà, nelle crisi economiche possiamo fare qualcosa di più utile che scavare buche e poi riempirle?

La domanda potrebbe sembrare banale, ma non lo è affatto. Per far fronte alla crisi economica causata dalla pandemia è in corso un ampio dibattito sulla dimensione della spesa pubblica, su come sia possibile finanziarla anche con l’intervento europeo, su alcune priorità: sanitarie, per chi rischia la fame, per la salvaguardia dell’occupazione e per sostenere le imprese chiuse o ad attività ridotta.

Temi giusti, ma ne manca uno cruciale: per quale sviluppo? Quello avviato è il più consistente intervento di spesa e di investimenti pubblici del dopoguerra; la sua dimensione cresce di settimana in settimana; questo intervento pubblico aumenterà in modo rilevante il nostro già ingente debito pubblico.

È proprio il caso di prestare maggiore attenzione a come si spenderanno queste risorse pubbliche . Quali dovrebbero essere le azioni prioritarie per la ripresa economica da finanziare con tali ingenti risorse? Oltre alle spese vincolate dall’emergenza, a mio parere si dovrebbe prestare la massima attenzione alle misure per sostenere le attività economiche green, essenziali e strategiche perché creano maggiore occupazione e perché sono necessarie per assicurare un futuro per tutti, evitando invece di incentivare quelle senza prospettive perché rendono insostenibile la nostra economia.

Per rilanciare l’edilizia, per esempio, invece di condoni dell’abusivismo edilizio e di incentivi per nuove cementificazioni, si dovrebbe finanziare un consistente programma di rigenerazione urbana, basato sul recupero, la riqualificazione e il riutilizzo di aree già urbanizzate, dismesse, degradate e sul recupero, risanamento, riqualificazione di edifici esistenti, risparmiando consumo di nuovo suolo.

Al crollo del mercato non si dovrebbe rispondere rilanciando l’acquisto di più auto, dimenticando la congestione e l’inquinamento da traffico. Si dovrebbe invece rispondere finanziando il trasporto pubblico e condiviso, la mobilità ciclopedonale e solo mezzi ecologici, in particolare elettrici, ibridi, a biometano e a idrogeno.

La crisi climatica resta un grave problema, il calo attuale di emissioni è solo temporaneo: la decarbonizzazione rimane un requisito strategico per l’economia del futuro e per la nostra sicurezza. Va respinta la proposta di eliminazione della quota obbligatoria di miscelazione con i biocarburanti.

Non vi dovrebbe essere alcuna misura che rilanci l’uso dei combustibili fossili per stimolare la ripresa, ma invece misure per l’efficienza energetica e per l’aumento degli investimenti nelle energie rinnovabili, per elettricità, fonti termiche e carburanti.

Il modello lineare di economia, ad alto consumo di risorse, resta insostenibile: la nostra economia futura deve essere circolare. Nessun finanziamento pubblico dovrebbe promuovere l’utilizzo inefficiente di risorse; gli acquisti pubblici dovrebbero rispondere a criteri di circolarità.

La transizione all’economia circolare richiede finanziamenti per la ricerca, la digitalizzazione, l’innovazione  per prodotti di più lunga durata, riparabili, riutilizzabili e riciclabili. La raccolta differenziata dei rifiuti deve riprendere e crescere e occorre investire in tecnologie e impianti  per aumentare e migliorare il riciclo dei rifiuti.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 03/04/2020
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