Una strategia europea per rafforzare il riciclo delle plastiche

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

La Commissione europea ha presentato la prima Strategia europea sulla plastica, prevista dal Pacchetto sull’economia circolare, che punta a riciclare o a rendere riutilizzabili tutti gli imballaggi di plastica sul mercato dell’Ue entro il 2030, a ridurre il consumo di materie plastiche monouso e a limitare l’uso intenzionale di microplastiche.

Negli ultimi 50 anni la produzione mondiale di plastiche è triplicata. Ogni anno gli europei generano 25 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica che vengono avviati al riciclo solo per il 30%, mentre per il 39% vengono inceneriti e per il 31% smaltiti in discarica. Le plastiche riciclate coprono in Europa solo il 6% della domanda di plastica e si stima che le plastiche rappresentino circa l’85% dei rifiuti che si trovano a galleggiare nei mari.

Visti questi numeri pare evidente che serva una nuova e più efficace strategia europea per affrontare i problemi del riciclo dei rifiuti di plastica. Non ci sono particolari difficoltà tecniche nel riciclo di rifiuti di plastica costituiti da polietilene a bassa o alta densità, da polipoprilene e da PET, ma i prodotti derivati da questo riciclo devono essere competitivi con quelli realizzati con l’impiego di materie plastiche vergini.

Se il prezzo del petrolio e dell’energia cala, la produzione di plastiche vergini costa meno e la vendita delle plastiche riciclate diventa più difficile e a prezzi poco remunerativi. In quel caso, se la raccolta differenziata e il riciclo dei rifiuti plastici non sono ben regolati e non sono fatti in modo efficiente, possono diventare costosi e per chi tratta questi rifiuti può essere più conveniente il loro incenerimento e/o il loro smaltimento in discarica.

Altri rifiuti plastici, in quantità crescenti nei rifiuti d’imballaggio, sono costituiti da plastiche miste, materiali poliaccoppiati, ossia imballaggi realizzati da più polimeri con diverse funzioni e prestazioni, più difficili e costosi da riciclare o addirittura incompatibili tra loro in fase di riciclo: queste plastiche miste finiscono per la gran parte all’incenerimento.

Per migliorare il riciclo delle plastiche si dovranno quindi sviluppare imballaggi sostitutivi e più riciclabili di quelli realizzati con materiali poliaccoppiati e/o trovare e utilizzare tecnologie che migliorino le possibilità del loro riciclo.

Vi sono infine i rifiuti derivati da plastiche biodegradabili e compostabili il cui riciclo non comporta particolari difficoltà: basta che sia raccolte separatamente dalle altre plastiche non biodegradabili e riciclate insieme all’organico e, se finiscono in acqua, si degradano rapidamente senza fare danni.

La recente vicenda dei sacchetti biodegradabili utilizzati per pesare e acquistare frutta e verdura, evidenzia quanto sia comunque importante una corretta informazione: pochi centesimi di euro pagati per sacchetto sono stati utilizzati per una campagna di stampa nella quale è stato ignorato il valore ecologico della misura e l’impresa italiana, la Novamont, leader mondiale nella produzione delle plastiche biodegradabili, è stata scioccamente accusata di ricevere favori anziché lodata per consentire al Paese di praticare una scelta ecologica con tecnologia, materia prima rinnovabile e produzione nazionali invece che con importazioni.

La nuova strategia europea indica che saranno definite nuove regole sull’imballaggio per migliorarne la riciclabilità e aumentare la domanda di plastica riciclata, per promuovere impianti di riciclaggio più efficienti, insieme a sistemi standardizzati per aumentare l’efficienza della raccolta differenziata e della selezione dei rifiuti, nonché per rafforzare il sostegno all’innovazione e per finanziare lo sviluppo di materie plastiche più riciclabili e per rendere più efficienti i processi di riciclaggio.

Nell’anno in corso la Commissione prevede, inoltre, di mettere in campo diverse azioni per aumentare il contenuto di plastica riciclata nei nuovi prodotti e cita l’Italia come esempio virtuoso per l’inserimento di materiale riciclato tra i criteri degli acquisti pubblici verdi (GPP).

 


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 19/01/2018

 

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