Accordo sulla riduzione degli HFC: un altro passo avanti per frenare il riscaldamento globale

Un altro importante passo avanti nelle politiche globali per il clima. L’accordo approvato a Kigali da quasi 200 paesi per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra prodotte da idrofluorocarburi (HFC) potrebbe contribuire a prevenire fino a 0,5 gradi di riscaldamento globale entro la fine di questo secolo.

Comunemente usati per la refrigerazione e il condizionamento dell’aria, gli HFC sono anche uno dei più potenti gas ad effetto serra, intrappolando migliaia di volte più calore nell’atmosfera terrestre rispetto all’anidride carbonica. Introdotti nel 1990 per sostituire i clorofluorocarburi (CFC) che provocavano l’erosione dello strato di ozono, si sono rivelati estremamente dannosi dal punto di vista degli effetti sul riscaldamento globale. Il loro uso è cresciuto rapidamente e le emissioni prodotte hanno avuto un trend di crescita fino al 10 per cento ogni anno. La rapida crescita degli HFC negli ultimi anni è stata guidata da una crescente domanda di raffreddamento, in particolare nei paesi in via di sviluppo con climi caldi e una classe media in rapida espansione.

Dopo sette anni di negoziati, i paesi già firmatari del protocollo di Montreal hanno raggiunto un compromesso che prevede scadenze temporali diverse, articolate per gruppi di nazioni, per il raggiungimento degli obiettivi.

Secondo l’accordo di Kigali, legalmente vincolante, i paesi sviluppati dovranno ridurre l’uso di HFC del 10 per cento entro il 2019 (rispetto ai livelli 2011-2013) e poi dell’85 per cento entro il 2036.

Un secondo gruppo di paesi, tra cui la Cina e le nazioni africane, dovrà avviare la riduzione entro il 2024; per questi paesi una riduzione del 10 per cento rispetto ai livelli 2020-2022 dovrà essere raggiunto entro il 2029, per arrivare poi all’80 per cento entro il 2045.

Un terzo gruppo di paesi in via di sviluppo, tra cui l’India, il Pakistan, l’Iran, l’Iraq e le nazioni del Golfo, dovrà iniziare il processo nel 2028 e ridurre le emissioni del 10 per cento entro il 2032 (rispetto ai livelli 2024-2026) per arrivare infine all’85 per cento entro il 2047.

In tal modo entro il 2050 tutti i Paesi arriverebbero a consumare non più del 15-20 per cento di HFC rispetto ai livelli di partenza.

Si è inoltre convenuto di prevedere finanziamenti adeguati per la riduzione degli HFC, il cui costo è stimato in miliardi di dollari a livello globale. L’importo esatto del finanziamento sarà concordato in occasione della prossima riunione delle parti a Montreal nel 2017.

L’attivazione di finanziamenti per la ricerca e lo sviluppo di alternative agli HFC a prezzi accessibili è considerata la priorità più immediata. Le alternative agli HFC comprendono sostanze che non riducono lo strato di ozono e hanno un minore impatto sul clima, come l’ammoniaca. Un contributo determinante può venire al tempo stesso da migliori e più efficienti tecnologie di raffreddamento, in grado sia di ridurre le emissioni che di consumare meno energia.

Il testo dell’Accordo

Further Amendment of the Montreal Protocol | Submitted by the Contact group on HFCs

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