Che sorpresa: affrontare la crisi climatica non è una passeggiata!

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

La Commissione Europea ha varato un pacchetto di proposte -Fit for 55- di 13 provvedimenti per raggiungere il target di riduzione dei gas serra del 55% entro il 2030, rispetto a quelle del 1990, e per mettersi sulla via della neutralità climatica entro il 2050. Il pacchetto è per ora una proposta: ogni misura andrà all’esame del Parlamento e alla fine in un sistema di codecisione con il Consiglio, quindi con i governi europei. Per la sua approvazione serviranno come minimo mesi, per alcune proposte anche parecchi mesi. Un giudizio complessivo: dal punto di vista della traiettoria verso la neutralità climatica, servirebbe uno sforzo maggiore. Se riduciamo le emissioni del 55% al 2030 significa che per arrivare alla neutralità climatica, al taglio del 95%, manca un altro 40%: viene quindi rinviato agli ultimi 20 anni un impegno notevole, non solo quantitativo, ma qualitativo perché la parte finale è quella più difficile. Con il rinvio di un taglio più consistente, inoltre, si continua ad aumentare la concentrazione in atmosfera di gas serra e ad alimentare l’aggravamento della crisi climatica.

È pur vero che il pacchetto Fit for 55 della Commissione UE è, a livello globale, una proposta  avanzata: più avanzata di quella della Presidenza Biden, per non parlare dell’inconsistente  pacchetto cinese.  E che, allo stato attuale, le proposte del pacchetto della Commissione UE risultano, complessivamente, più avanzate di quelle, finora rese note, dai governi europei. E siccome l’attuale Unione Europea è, istituzionalmente, molto dipendente dai governi, i timori che le proposte della Commissione saranno indebolite nell’approvazione finale, sono piuttosto fondati. Colpisce nei commenti Italiani, ripresi dalla stampa, una certa sorpresa per il carattere ampio e impegnativo delle misure proposte dalla Commissione Europea, nonché il fatto che le emissioni di carbonio avranno un costo crescente e rilevante. Reazioni prevedibili, visto che la crisi climatica continua ad essere, colpevolmente e irresponsabilmente, sottovalutata nel dibattito pubblico e nell’agenda politica in Italia, nonostante il nostro Paese sia in Europa fra i più drammaticamente esposti al riscaldamento globale.

In Italia manca un serio dibattito tecnico e politico sulle misure che dovremmo adottare per contribuire – facendo la nostra parte – alla neutralità climatica . Ci si limita, in genere, ad aspettare le decisioni europee, per applicarle solo nella parte obbligatoria, possibilmente chiedendo  qualche sconto.  E  abbondano i commenti sui costi crescenti delle emissioni di carbonio e sugli effetti economici e sociali  che sarebbero inevitabilmente negativi. Quanto sta costando, economicamente e socialmente, la crisi climatica all’Italia? Dove l’aumento medio delle temperature  è  superiore a quello globale, con ondate di calore  sempre peggiori e  eventi atmosferici estremi sempre più numerosi e intensi. Nel 2019 in Italia ci sono stati 1.543 eventi atmosferici estremi, nel 2009  213,  nel 2018  abbiamo avuto 1024 “bombe d’acqua”, nel 2008  395.

Le alluvioni e le frane sono in continuo aumento, con vittime e danni importanti all’economia, all’agricoltura, alle infrastrutture e al turismo; la siccità e le ondate di calore aumentano il pericolo degli incendi e la rapidità della loro diffusione; le temperature troppo elevate creano forti disagi e minacce serie per la salute della parte più debole ed esposta della popolazione. E quanto costeranno all’Italia, se la crisi climatica procede di questo passo, la distruzione di buona parte della nostra agricoltura, il moltiplicarsi delle alluvioni, i danni alla salute e i morti per le temperature estreme, le spiagge sommerse  e le città costiere  allagate? Quali e quanti sono i vantaggi economici, occupazionali e sociali della gigantesca mole di investimenti  in nuove attività , nuovi interventi, infrastrutture, impianti e mezzi, necessari alla transizione alla neutralità climatica? Detto questo, nella transizione climatica, oltre ai vantaggi sociali largamente prevalenti e alle grandi e nuove opportunità di sviluppo, vi sono anche costi e disagi  che vanno affrontati con realismo e spirito di solidarietà,  con adeguate misure economiche di sostegno.

 


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 16/07/2021
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