Aumenta il prezzo delle emissioni di co2 nella transizione alla neutralità climatica

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Abbiamo ormai verificato che la crisi climatica comporta anche rilevanti costi economici. L’Agenzia per la protezione dell’ambiente tedesca, per esempio, ha stimato che l’emissione di una tonnellata di CO2 genera un danno di 180 euro.

Sarebbe bello godere di pasti gratuiti e poter annullare le emissioni di gas serra senza dover sostenere oneri. Per indirizzare e incentivare produttori e consumatori verso scelte a basse o nulle emissioni, tuttavia, è necessario dare un prezzo alle emissioni di carbonio: un prezzo adeguato, in modo da porre fine all’illusione che si possa continuare ad emettere carbonio gratis e/o sostenendo oneri trascurabili.

Ed è bene mettere in conto che le misure attivate per raggiungere la neutralità climatica comporteranno una significativa crescita del prezzo delle emissioni di carbonio. Con una recente pubblicazione (Effective Carbon Rates 2021-Pricing Carbon Emissionsthrough Taxes and Emissions Trading) l’OCSE ha fatto il punto sul costo pagato per le emissioni di carbonio nei 44 Paesi membri, nel 2018, prima dell’accelerazione delle misure per la neutralità climatica. Nel calcolo dei “tassi effettivi del carbonio”, l’OCSE somma  le carbon tax, i permessi di emissione e le accise sui carburanti. Considera 3 scenari: un primo scenario, basso e insufficiente per la traiettoria dell’Accordo di Parigi, a 30 euro per tonn. di CO2, un secondo, intermedio a 60 euro a tonn., e un terzo, in linea con la neutralità climatica, di 120 euro a tonn.

Rispetto allo scenario intermedio, il valore medio dei tassi effettivi del carbonio  nei 44 Paesi OCSE era, nel 2018, solo al 19%: un valore basso, inadeguato per rendere  competitiva l’energia decarbonizzata. L’OCSE cita uno studio del 2019 del Fondo Monetario Internazionale che indica in almeno 75 euro a tonnellata il prezzo di riferimento della CO2 necessario per fornire un supporto allo sviluppo delle tecnologie di decarbonizzazione. I tassi effettivi del carbonio sono diversificati nei settori: nei trasporti stradali, per il livello raggiunto dalle accise sui carburanti, sono all’80% , con il target di 60 euro a tonn. e al 58% con quello di 120 euro.

Più bassa è l’incidenza in altri settori: per l’agricoltura e la pesca, sono al 38% e al 23%, per il settore residenziale e commerciale, al 10% e al 6%, per il settore dell’elettricità e dell’industria, solo al 5% e al 3%. Il 60% delle emissioni di CO2 dei 44 paesi OCSE era nel 2018 senza alcun  prezzo e l’87% dei costi per la parte restante che paga un carbon pricing, deriva dalle accise sui carburanti che non sono primariamente motivate da obiettivi climatici, il 7% dai permessi di emissioni del sistema “emissions trading”; il 4% dalle carbon tax.

Questo quadro, inadeguato per un percorso di neutralità climatica, sta rapidamente e sostanzialmente cambiando, insieme all’aggiornamento dei target al 2030 e alla definizione di percorsi di transizione alla neutralità climatica al 2050. Il primo cambiamento sostanziale – segnala l’OCSE – è quello che sta avvenendo nella modifica del sistema europeo, EU ETS (EmissionsTrading Scheme): il prezzo della tonnellata di CO2 è già balzato a circa 51,70 euro a maggio (era 15,88 come media annua nel 2018, l’anno dell’analisi dell’OCSE). E con l’applicazione del nuovo sistema ETS, legato al nuovo target del 55% al 2030, il prezzo della CO2 crescerà ulteriormente. In questo studio l’OCSE  stima che per ogni euro per tonnellata di aumento del costo delle emissioni di carbonio, si avrebbe una riduzione di circa lo 0,73% delle emissioni. Per avere una riduzione dell’87% delle emissioni – il livello che potrebbe consentire, con gli assorbimenti, di raggiungere la neutralità climatica – il prezzo della tonnellata di CO2 dovrebbe essere portato quindi almeno a 120 euro.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 21/05/2021
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