Una bella notizia da Bruxelles: premiato l’eco-design italiano

di Valeria Gentili

Il 4 giugno il Laboratorio Linfa, uno studio di giovani eco designer già segnalato dalla nostra Fondazione per le stimolanti attività formative, ha ricevuto il primo premio alla Green Weekil più grande evento europeo destinato all’ambiente.

Promossa dalla Commissione europea, l’edizione del 2014 è stata dedicata ai temi della scarsità delle risorse, del valore dei rifiuti e del potenziale della creatività per risolvere le crisi ambientali.

Partiti da Roma alla volta di Bruxelles, i ragazzi del Laboratorio Linfa provengono tutti dall’ISIA, l’Istituto per le Industrie Artistiche – Industrial Design – nato 40 anni fa per volere di Giulio Carlo Argan, che al trend dello styling di tante scuole del settore contrapponeva l’impegno e la ricerca per la progettazione primaria – di ciò che serve, di cui c’è bisogno – con una forte propensione, in tutte le discipline, al coinvolgimento del fattore umano e di quello ambientale.

Fin dagli anni ’60 il design è stato per l’Italia un modo per esaltare creatività e genialità al servizio dell’economia e del benessere. Ma se nella metà del secolo scorso aveva contribuito al rilancio economico, a uscire dalle difficoltà del dopoguerra, oggi non riesce più ad essere vincente perché è diventato una firma a ciò che italiano non è più. Dal progetto alla produzione, i designer che non hanno già una griffe affermata sono relegati a piccoli compiti, allontanati dall’innovazione tipologica e dalla ricerca. Vengono riproposte linee vintage o di moda nella forsennata risalita di una china che non li vede più al centro della progettualità, ma ai margini di una memoria storica che ci faceva primi della classe. La produzione delocalizzata finisce per spostare all’estero anche la progettazione; ed ecco che il know-how italiano cede il passo ai tecnicismi o alla rappresentazione 3D per grandi major, che sfruttano i giovani per il loro essere nativi digitali, senza alimentare una nuova corrente progettuale.

Eppure ci sono piccoli nuclei che dal basso tentano di emergere e di portare avanti un impegno ambientale che dovrebbe essere il motore anche della nuova economia green. Per capire cosa si sta muovendo in questo settore a livello europeo abbiamo incontrato i giovani designer del Laboratorio Linfa.

Il loro impegno testimonia proprio l’attitudine innata dei giovani ad investire sulla circular economy: già da dieci anni ha avviato una filiera per il recupero degli scarti di legno valorizzandoli attraverso il lavoro manuale qualificato. I prodotti della collezione sono realizzati esclusivamente con legno riciclato: pallet per il trasporto merci dismessi, vecchi mobili e infissi sono la materia prima della falegnameria ecologica, dove i pezzi di legno vengono disassemblati, selezionati e inseriti in un nuovo ciclo di vita, per allestire interni ed esterni senza dover tagliare un solo albero.

A Bruxelles è stato lo stesso commissario all’ambiente dell’UE, Janez Potočnik, a voler testimoniare il suo apprezzamento per questo innovativo progetto, affermando che va nella direzione giusta per lo sviluppo futuro e la creazione di nuovi posti di lavoro. Il Commissario ha voluto provare personalmente la seduta “Wassily” (uno dei prodotti della collezione Linfa premiati) dimostrando un grande interesse per la sua estrema originalità sul piano del design. Ideata per spazi pubblici e privati, la collezione in mostra include, oltre alla doppia seduta, tavoli, librerie, guardaroba e altri accessori per la casa, sempre in legno recuperato.

Sono le metodologie produttive come questa, realizzate da piccole realtà – ha detto Potočnik – le uniche a potersi definire economie circolari, in grado cioè di ridurre l’impatto del settore produttivo puntando sul lavoro manuale qualificato”.

L’artigianato, fino a poco tempo fa costituiva la principale ricchezza dell’Italia. Le competenze manuali permettevano un sodalizio tra efficienza, data dall’impiego razionale dei materiali, ed estetica, frutto del giusto connubio tra forma e funzione. L’idea vincente di questi giovani designer è conferire durata e qualità al mobile, in contrapposizione ai prodotti diffusi sul mercato, spesso realizzati con materiali in downcycling come il truciolare.

A garantire la sostenibilità dell’intero processo produttivo c’è l’impiego di prodotti di origine vegetale come cera, olio di lino e terpene d’arancio; ricavato dalla buccia d’arancia, è un ottimo sostituto dei più comuni diluenti chimici, pur essendo ricavato da uno scarto.

Di particolare interesse, come ci raccontano i designer di Linfa, è anche il tentativo di reinserire nel circuito produttivo “rifiuti” difficilmente percepiti come utili. E’ il caso dei residui fibrosi della Posidonia oceanica, una pianta marina fondamentale sia per la riproduzione dei pesci sia per frenare l’erosione costiera: le sue lunghe foglie, spinte dalle onde, si accumulano sui litorali sabbiosi italiani. Gli egagropili, termine scientifico usato per questi agglomerati sferici che sembrano di feltro, vengono raccolti e destinati in discarica dai gestori delle stazioni balneari perché in genere sgraditi e malvisti dai bagnanti. Al contrario, il Laboratorio li recupera, utilizzandoli per “tirare” la cera sui mobili. Poi, una volta consumati e saturi di cera, possono essere smaltiti come rifiuto organico e quindi riassorbiti nel ciclo rigenerativo della natura.

Si dice che in natura si agisce in simbiosi mutualistica quando due o più esseri viventi convivono traendo reciproci benefici. E’ a questo che fanno riferimento i designer di Linfa nel proporre la loro idea di integrazione degli “scarti naturali”.

Ma il design di Linfa é anche Social. Molti dei prototipi esposti sono frutto dei workshop di progettazione partecipata che il Laboratorio organizza ogni anno in tutta Italia. In questi momenti di lavoro condiviso, i partecipanti danno forma a esempi concreti di design sostenibile. Artigiani, professionisti e docenti universitari condividono le competenze a titolo gratuito per realizzare prototipi di oggetti funzionali ed ecologici. Insomma, una palestra di vita, che punta alla trasmissione delle best practice sostenibili attraverso una falegnameria nomade en-plain-aire, nella quale ogni giovane creativo può esprimere il proprio talento.

Il prossimo workshop si terrà a Montemarciano (An), nelle Marche dal 17 al 23 Luglio. Giovani da tutta Italia saranno accolti in un campo tendato con l’obiettivo di progettare in compartecipazione. Un gran numero di partner, tra cui la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Symbola e Legambiente, mettono a disposizione il loro know-how e/o i loro prodotti per un progetto volano di microeconomie a Km0, che impattano poco e fanno rete. Entro il 1° luglio, i partecipanti dovranno proporre un idea che descriva un oggetto che sensibilizzi e avvicini le persone ad un uso più attento e cosciente delle risorse: un prodotto di design che punti a impiegare al meglio le proprietà del materiale stesso. Funzione e massima efficienza insomma!

Auguriamo a questi giovani creativi di crescere e di trovare nuove sinergie con altre realtà impegnate per l’economia verde in Europa. Al gran numero di imprenditori italiani interessati a una conversione green della loro filiera produttiva suggeriamo di guardare a quel panorama di giovani che nella sostenibilità ambientale ha trovato il senso del proprio lavoro.

Nel frattempo non abbiamo resistito, e abbiamo chiesto ai ragazzi di Linfa un esemplare della seduta premiata a Bruxelles, e da qualche giorno  la sua presenza rende il piccolo giardino della nostra Fondazione più vivibile e ……………. ancora più sostenibile!

LaboratorioLINFA Upcycling collection | fotogallery | Bruxelles, 4 giugno

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