Cattura e sequestro del carbonio: utile strumento per ridurre CO2

La cattura e il sequestro del carbonio (CCS) saranno uno strumento utile  per ridurre le emissioni di CO2 che acquisirà maggiore rilievo al 2020 quando gli impegni di riduzione della CO2 saranno più stringenti e sarà necessario ricorrere a tutte le tecnologie disponibili.

Per evitare sorprese sarà utile accompagnare il suo sviluppo con una comunicazione adeguata. Queste alcune delle conclusioni del secondo workshop sulle tecnologie CCS (Carbon Capture and Sequestration) dal titolo  “Potenzialità di riduzione della CO2, strategie di comunicazione e accettabilità politica negli interventi di Carbon capture e sequestration”,  organizzato dalla Fondazione Sviluppo sostenibile, che si è svolto il 9 giugno scorso.

Ad oggi la Ue ha finanziato in Europa 12 impianti dimostrativi  (in Italia Porto Tolle) che dovranno entrare in funzione entro il 2015, ma che  avranno un effetto ridotto. D’altra parte, come ha sottolineato Samuela Vercelli docente dell’Università La Sapienza, “oggi non è più sostenibile costruire una centrale a carbone senza un impianto di cattura del carbonio”. Sui rischi di questi impianti si è soffermato Salvatore Lombardi dell’Università La Sapienza che ha osservato come  essi siano limitati e comparabili con quelli di un normale impianto di estrazione del petrolio. “Sarebbe comunque utile per la comunicazione -ha osservato il Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi- fare  un’ analisi di rischio e compararla con i rischi posti da altri impianti industriali”.

Accanto alla cattura  “artificiale” del carbonio, per Ronchi, è anche necessario incrementare  la cattura “naturale” quella che si ottiene dalle gestione corretta di foreste e suoli  e da pratiche agricole sostenibili. “Ma -ha messo in guardia Ronchi- non si può usare la cattura e lo stoccaggio del carbonio come alibi per consumare più energia”.

 

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