di Edo Ronchi
All’assemblea nazionale di Elettricità Futura, l’associazione confindustriale delle imprese del settore, del 21 giugno scorso, è avvenuta quella che potrebbe diventare una svolta per le rinnovabili elettriche in Italia. Il presidente Agostino Re Rebaudengo ha presentato una nuova roadmap di sviluppo delle rinnovabili elettriche per contribuire a raggiungere, anche in Italia, il nuovo target europeo di REPowerEU che alza dal 40% al 45% la quota rinnovabile del consumo complessivo di energia, da raggiungere entro il 2030.
La nuova roadmap prevede di installare in Italia, entro il 2030, 85 GW di nuovi impianti per produrre elettricità con fonti rinnovabili, con una progressione annua che parte da 5 GW nel 2022, arriva a 10 GW annui entro il 2025 e a 12 GW nel 2030. L’elettricità da fonte rinnovabile crescerebbe così dal 41% di quella generata nel 2021 all’84% nel 2030, pur in presenza di una crescita del consumo di elettricità da 318 a 360 TWh. La quasi totalità della crescita delle rinnovabili elettriche sarebbe realizzata con un forte aumento del solare fotovoltaico (da 23 GW del 2021 a 81 GW nel 2030) e dell’eolico (da 11 a 36 GW). Con questi impianti il settore elettrico taglierebbe le emissioni di gas serra del 75% rispetto al 1990, entro il 2030. Questo scenario porta almeno 3 novità nel dibattito italiano.
La fattibilità della scelta di cambiare passo nell’installazione di nuovi impianti solari ed eolici: da 1 GW medio annuo degli ultimi anni, per arrivare a 10-12 GW, contestando le obiezioni sulla sostenibilità economica (la transizione energetica come un bagno di sangue) e sulla fattibilità tecnica (per la discontinuità della produzione delle rinnovabili). Questo salto produrrebbe, infatti, vantaggi: l’elettricità generata con le rinnovabili costa molto meno di quella fatta col gas, i nuovi target per la crescita delle rinnovabili al 2030 sono in grado di generare 345 miliardi di benefici economici e 470 mila posti di lavoro aggiuntivi. Sviluppando adeguati accumuli -di circa 80 GWh- si risolve, infine, il problema della discontinuità della produzione del solare e dell’eolico.
La nuova roadmap cambia la distribuzione annua dei 60 GW di potenza aggiuntiva proposti inizialmente da Elettricità Futura, ma non la sostanza della proposta: la sostituzione del gas russo per la generazione di elettricità, realizzata con le rinnovabili in pochi anni, evitando investimenti, con effetti a medio termine, per avere quote equivalenti di altro gas e limitando gli interventi per l’approvvigionamento sostitutivo ai pochi anni necessari per far crescere rapidamente le rinnovabili.
La chiusura, finalmente, di tante chiacchiere a vanvera sul ritorno al nucleare: entro 8 anni, prima che qualsiasi nuova centrale nucleare possa entrare in funzione in Italia, avremo l’84% dell’elettricità generata da fonti rinnovabili. Visto che una quota, circa il 16%, di gas resterebbe per centrali termoelettriche esistenti, al 2030 non ci sarà nessuno spazio per nuove centrali nucleari ,con buona pace dei nostri nuclearisti ideologici. E dopo il 2030, giunti a 12 GW annui di rinnovabili aggiuntive, in pochi anni ulteriori, saremo in grado di generare tutta l’elettricità che ci servirà solo con fonti rinnovabili.
Ma c’è un’altra novità di rilievo che chiamerei la “grande operazione” di Elettricità Futura e del suo presidente Agostino Re Rebaudengo: aver raccolto un consenso veramente ampio. Questa proposta è stata, infatti, sostenuta pubblicamente dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi, dal ministro Roberto Cingolani e ha fatto registrare un consenso politico insolitamente ampio: nessuno dei rappresentanti politici, di tutte le forze parlamentari, intervenuti nella tavola rotonda ha espresso obiezioni sostanziali.
Ora si tratta di passare dal dire al fare. Si tratta di rendere realmente operativa la proposta di Elettricità Futura, con un provvedimento -meglio sarebbe con valore normativo- del governo e del Parlamento che la adotti e con i nuovi interventi normativi necessari per attuarla. Perché di un fatto sono certo: col quadro normativo attuale, comprese le ultime semplificazioni, non si arriva a installare 85 nuovi GW di rinnovabili e 80 GWh di capacità di accumulo entro il 2030.