Ecodesign, riparazione, imballaggi: ok dal Parlamento Ue

Ecodesign, riparazione, imballaggi

Quella passata è stata una settimana cruciale per le istituzioni europee e per il loro sforzo di orientare il sistema produttivo verso soluzioni e processi produttivi più sostenibili.

Tra il 23 e il 24 aprile, infatti, il Parlamento europeo ha licenziato tre nuove normative particolarmente importanti per la transizione verso un’economia circolare.

L’Europarlamento ha così dato il via libera definitivo a:

  • il nuovo regolamento ecodesign (in inglese Espr- Ecodesign for sustainable products regulation), pensato per favorire la progettazione ecocompatibile dei prodotti messi in commercio;
  • la nuova direttiva che definisce regole comuni per favorire la riparazione dei beni, invece della loro dismissione. È una misura che introduce il cosiddetto “diritto alla riparazione” per i consumatori;
  • il nuovo regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggio.

Affinché entrino in vigore negli Stati membri manca solo l’approvazione del Consiglio dell’Ue. Un’approvazione che, visto il precedente della Nature Restoration Law, non può essere data per scontata per tutti e tre i provvedimenti. Al netto di ciò, possiamo considerare le nuove norme varate dal Parlamento europeo a un passo dall’essere definitive. Proviamo quindi a riassumerne i contenuti principali. Rimandando per approfondire ad altri nostri articoli nei quali le abbiamo trattate singolarmente e nel dettaglio.

ECOPROGETTAZIONE E PASSAPORTO DIGITALE

Le nuove regole sull’ecodesign interesseranno un’ampia gamma di prodotti tra cui quelli tessili e quelli elettronici. Al netto di deroghe che riguardano le piccole e medie imprese, possiamo individuare tre rilevanti novità del regolamento ecodesign:

  • nuove regole di progettazione ecocompatibile che vadano della direzione di favorire la longevità, la riparabilità, l’aggiornabilità e, infine, la riciclabilità, nonché contrastare le pratiche di obsolescenza programmata;
  • divieto di distruzione dei beni invenduti come vestiti, accessori di abbigliamento e calzature e obbligo di trovare soluzioni alternative come rivendita, donazione o riciclo;
  • introduzione di un passaporto digitale per i prodotti, con informazioni su materiali, produzione e modalità di smaltimento.

RIPARAZIONI PIÙ FACILI E MAGGIORE TRASPARENZA PER I CONSUMATORI

Si avvicina il momento in cui i consumatori europei potranno più facilmente riparare un bene rotto o danneggiato, invece di acquistarne uno nuovo. Con beneficio per il portafoglio e per l’ambiente. Il testo approvato dal Parlamento Ue sul nuovo diritto alla riparazione, prevede, tra le altre novità, alcuni obblighi per i produttori:

  • le aziende produttrici dovranno informare gli utenti e garantire la riparazione di una serie di beni come lavatrici, aspirapolvere e cellulari, a prezzi ragionevoli. Il consumatore che opta per la riparazione, invece della sostituzione, avrà inoltre diritto a un anno supplementare di garanzia;
  • pezzi di ricambio dovranno essere venduti a consumatori e riparatori a prezzi ragionevoli. Vietate clausole legali o vincoli tecnici (hardware e software) che impediscano l’utilizzo di ricambi di seconda mano o stampati in 3D.

REGOLAMENTO IMBALLAGGI: UN PUNTO DI EQUILIBRO TRA RICICLO E RIUSO

È stato infine approvato, mercoledì 24 aprile, il nuovo regolamento sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio. Si tratta di un testo frutto di una negoziazione per tenere conto degli interessi dei vari Stati membri. Sia quelli che puntano sul sistema del deposito cauzionale, sia quelli, come l’Italia, che hanno sviluppato una consolidata filiera del riciclo.

Tra le principali novità:

  • riduzione dei rifiuti prodotti dagli imballaggi rispetto ai livelli del 2018: -5% entro il 2030, -10% per il 2035, -15% entro il 2040;
  • divieto di alcuni imballaggi monouso in plastica: buste in plastica di peso inferiore ai 15 micron; contenitori monouso per frutta e verdura fresca (con deroghe); imballaggi per porzioni individuali (come i condimenti) e quelli per cibi e bevande riempiti e consumati in bar e ristoranti; mini confezioni per i prodotti dell’igiene;
  • vengono stabiliti dei livelli minimi di contenuto di materiale riciclato negli imballaggi;
  • vengono introdotti target obbligatori di riutilizzo di alcuni contenitori così come il sistema del “vuoto a rendere”. Sono esentati i Paesi che dimostrano di raggiungere elevati tassi di riciclo e raccolta differenziata.

Articolo originale pubblicato sul sito del Circular Economy Network
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