Economia circolare: se ne parla tanto, si conosce poco

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

In occasione della presentazione del 3° Rapporto sull’economia circolare in Italia, nei giorni scorsi, mi è capitato di sentire e di leggere che alcuni  utilizzavano il termine economia circolare come sinonimo di riciclo dei rifiuti: parlavano di primato europeo dell’Italia nell’economia circolare citando solo l’alta percentuale di riciclo dei rifiuti.

E anche alcuni di quelli che attribuivano all’economia circolare un carattere più ampio, ne parlavano come fosse un settore dell’economia che genererebbe alcuni punti di Pil e una certa quantità di occupati. Riducendo probabilmente l’economia circolare ad alcune attività che hanno caratteristiche di circolarità (per esempio le attività di riparazione, di riutilizzo, di riciclo), o ad alcune misure di circolarità (per esempio di contrasto all’obsolescenza programmata, per l’aumento della sostituzione di materie prime vergini con materiali derivati dal riciclo).

Di economia circolare si parla ormai molto, ma  la conoscenza e la comprensione delle sue caratteristiche mi pare ancora piuttosto limitata. “L’economia circolare è un’economia – secondo la definizione dalla Dichiarazione di Bellagio delle Agenzie europee per l’ambiente – dove il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse è mantenuto nell’economia più a lungo possibile. Tutti gli outputs di un processo sono input per un altro. Perciò muoversi verso l’economia circolare comporta ridurre il consumo di materiali vergini e ridurre la generazione di rifiuti“.

Chiarito il concetto, come si fa a valutare, in un certo Paese, come va la transizione da un modello tradizionale di economia, detto lineare, a un modello circolare?

Si potrebbero utilizzare alcuni indicatori di circolarità applicati alla valutazione della produzione, dei consumi, della gestione dei rifiuti e delle materie prime seconde. Vediamo alcuni esempi degli indicatori più utilizzati. Nella produzione  si potrebbero utilizzare l’indicatore delle produttività delle risorse – che misura quanti euro di Pil sono generati per ogni kg di risorse consumate – l’indicatore del rapporto fra la produzione complessiva di rifiuti rispetto al consumo interno di materiali, o anche quello relativo alla quota di materiali rinnovabili impiegati sul totale dei materiali consumati.

Per la circolarità dei consumi si potrebbero utilizzare indicatori relativi all’utilizzo condiviso (sharing) dei beni e dei servizi, ai tassi di riparazione e di riutilizzo. Per i rifiuti gli indicatori di circolarità potrebbero essere il tasso di riciclo che misura la percentuale dei rifiuti riciclati sul totale dei rifiuti prodotti e il tasso di utilizzo circolare di materia che misura la quota dei materiali provenienti dal riciclo sul totale dei materiali consumati.

Gli indicatori scelti dovrebbero consentire di valutare in modo adeguato i diversi aspetti della circolarità di un’economia; il loro andamento negli anni dovrebbe consentire di capire la direzione di marcia che si sta seguendo. La totale circolarità, per varie ragioni, non è possibile. Occorrerebbe individuare i gap di circolarità colmabili per i diversi indicatori e quindi fissare dei target di circolarità e vedere  se ci si sta avvicinando, o meno. Anche se, usando diversi indicatori, si individuano caratteristiche differenti e si formulano valutazioni non confrontabili, non è ancora stato definito un set unico, consolidato a livello almeno europeo, di indicatori di circolarità dell’economia.

Solo per pochi indicatori esistono target almeno europei e, quindi, le valutazioni dei trend della transizione sono piuttosto approssimative. La recente Dichiarazione di Bellagio ha fissato a livello europeo i principi per monitorare la transizione all’economia circolare, per individuare indicatori per il monitoraggio dei progressi compiuti e per assicurare visibilità e chiarezza. Aver definito i principi per questa valutazione è un passo avanti, ma non è sufficiente. Attendiamo i successivi sviluppi: il percorso per la transizione all’economia circolare rimane ancora difficile da valutare e da comunicare.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 26/03/2021
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