di Edo Ronchi
I leaders politici restano invece lontani da queste istanze: Renzi, Di Maio, Berlusconi, Salvini, Bersani e Meloni nelle dichiarazioni, fatte a 7 TG nazionali tra gennaio e luglio di quest’anno, hanno riservato ai temi della green economy (energie rinnovabili e risparmio energetico e cambiamenti climatici, riciclo dei rifiuti ed economia circolare, mobilità sostenibile, agricoltura di qualità ecologica, eco-innovazione e biodiversità) uno spazio inferiore all’1%.
Sempre ridotto anche se maggiore è quello dedicato da Gentiloni con il 7%. Nelle dichiarazioni dei politici in Tv la parte del leone la fanno tre temi: politica interna (35%), immigrazione (16%) ed economia (13%).
Questi diversi atteggiamenti verso la green economy emergono da due indagini realizzate quest’anno in collaborazione con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile: una dell’Osservatorio di Pavia “Le parole dei leader nei Tg prime time e i temi di green economy” e l’altra “La green economy nelle città”, realizzata da Demetra opinioni.
E non si tratta di un atteggiamento generalizzato a livello internazionale. Il Presidente Macron, per esempio, in campagna elettorale e dopo l’elezione, ha posto fra le sue priorità la “transition ecologique” e il Segretario Xi Jinping nel suo Rapporto al Congresso del Partito comunista cinese, come riporta Bloomberg News, ha parlato più di ambiente (89 volte) che di economia (70 volte).
Come recuperare questo ritardo dei nostri leaders politici?
L’occasione ci sarebbe: in vista delle prossime elezioni politiche occorre presentare un programma di proposte prioritarie per la green economy (come farà il Consiglio nazionale della green economy agli Stati generali del 7/8 novembre a Rimini).
E poi organizzare da parte dei sostenitori della green economy di votare chi appoggia queste proposte e di non votare chi non lo fa.