Tassonomia: i tentativi di tingere di verde ciò che non lo è hanno le gambe corte

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Per ora è solo una bozza, inviata agli Stati membri e ai tecnici della Platform on Sustainable Finance che avranno tempo fino al 12 gennaio per fornire le loro osservazioni che la Commissione analizzerà con l’obiettivo di adottare l’atto entro la fine di gennaio 2022. Quindi il provvedimento passerà all’esame del Consiglio e al Parlamento europeo per l’approvazione, entro 4 mesi, prorogabili altri due. Il Consiglio può bloccare la proposta della Commissione solo con un voto di maggioranza rafforzata di 20 Paesi, o che rappresentino almeno il 65% della popolazione europea, invece il Parlamento lo potrà bocciare con il voto della maggioranza semplice, di 353 deputati.

I favorevoli al nucleare stanno mobilitando le truppe, in particolare in Italia sulle gran parte dei mezzi di informazione.

A sentir loro i giochi sono già fatti: il nucleare avanzerà inesorabilmente in Europa. Il nuovo Governo tedesco, sulla base di interpretazioni di voci quantomeno discutibili, avrebbe già capitolato solo perché non fa ricorso alla Corte europea? Per ora non risulta una modifica della posizione contraria del Governo tedesco e per ora i Paesi che si sono dichiarati contrari sono in maggior numero di quelli che si sono dichiarati favorevoli. Non si conosce la posizione ufficiale di molti Paesi europei, né della maggioranza dei parlamentari europei. Vedremo che succederà nei prossimi mesi.

La bozza presentata dalla Commissione europea prevede l’inclusione nella tassonomia degli investimenti eco-sostenibili in tre attività:

– La ricerca, la dimostrazione e lo sviluppo di impianti nucleari innovativi per produrre energia minimizzando i rifiuti generati nel ciclo del combustibile.

– La realizzazione di nuove centrali nucleari con l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili oggi esistenti, quelle rispondenti alle normative vigenti in materia, europee e internazionali, autorizzati entro il 2045.

– La modifica di impianti nucleari esistenti per ammodernamenti e adeguamenti, autorizzati entro il 2040.

Come risolve la Commissione la compatibilità di queste attività nucleari con i criteri della tassonomia per gli investimenti eco-sostenibili? Li passa in rassegna uno per uno – la mitigazione, l’adattamento, l’uso sostenibile dell’acqua e delle risorse marine, la transizione all’economia circolare, la prevenzione e il controllo dell’inquinamento, la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi – e per ciascuno, in buona sostanza, conclude che basta l’applicazione di disposizioni normative di settore vigenti per assicurare il criterio “del danno non significativo”.

Con questa modalità di valutazione non si capisce a cosa serva la tassonomia europea per gli investimenti eco-sostenibili. Bastava dire che tutte le attività che rispettano le normative vigenti sono sostenibili e si risparmiava la macchinosa costruzione di questa tassonomia. Ovviamente è solo un paradosso: sappiamo che la conformità normativa è un requisito necessario ma non sufficiente, che con la tassonomia si puntava ad un valore ecologico aggiuntivo, riconosciuto grazie alla verifica della applicazione dei suoi criteri innovativi.

Vediamo alcuni esempi di come, invece, è stata fatta, in questa bozza, questa verifica. Per il criterio della prevenzione e del controllo dell’inquinamento: è noto che più una centrale nucleare invecchia, meno è sicura. Ora con i criteri di questa bozza si possono rinnovare e mantenere in funzione vecchie centrali nucleari che altrimenti, per ragioni di sicurezza, andrebbero chiuse. Ma per quanti anni ancora possono essere mantenute in funzione le vecchie centrali nucleari ammodernate? La bozza non lo dice, si affida alle decisioni e alle normative di settore. E per le vecchie centrali nucleari quale sarebbe il valore ambientale aggiuntivo portato dalla tassonomia per la prevenzione dell’inquinamento? Il ripristino dei siti inquinati, altro criterio della tassonomia: la bozza si limita a indicare la necessità di prevedere accantonamenti per coprire i costi dello smantellamento e del ripristino dei siti delle centrali nucleari a fine vita. E quanto si accantona, visto che non sappiamo quanto costa lo smantellamento e la bonifica di un sito occupato da una centrale nucleare, perché non ci sono precedenti né significativi, né aggiornati? Ma, a parte i costi, la bozza non indica un termine entro il quale si deve smantellare una centrale nucleare chiusa e bonificare il sito occupato che può, quindi, restare contaminato per un tempo indefinito. E questo sarebbe compatibile con il criterio del ripristinino ambientale previsto dalla tassonomia?

Dopo aver osservato che la soluzione di uno dei nodi più delicati del nucleare – la gestione dei rifiuti radioattivi ad alta attività – sarebbe ormai a portata di mano, nelle condizioni poste per l’eco- sostenibilità, sia delle nuove centrali sia degli adeguamenti delle centrali nucleari esistenti, la bozza della Commissione prevede che si debba disporre di un piano per avere una struttura di smaltimento dei rifiuti radioattivi ad alta attività operativa entro…il 2050. Si avete letto bene: il 2050. Immaginate una qualsiasi attività industriale – non eco-sostenibile, ma qualsiasi – che potesse continuare a generare rifiuti presentando un piano per smaltirli fra 30 anni ! E questa previsione sarebbe coerente con la transizione all’economia circolare indicata dalla tassonomia?

Più che verificare la compatibilità del nucleare con i criteri della tassonomia, la bozza della Commissione ha allentato i criteri della tassonomia dell’eco-sostenibilità per far passare, nelle maglie così allargate, il nucleare esistente. Sbaglio o finora in Italia si era discusso di nucleare di 4° generazione? In questa proposta della Commissione europea c’è, come abbiamo visto, ben altro. Non sappiamo come finirà questa bozza, ma sappiamo che i tentativi di greenwashing, di tingere di verde ciò che non lo è, hanno le gambe corte, non vanno mai molto lontano: se passasse questa bozza, la tassonomia europea perderebbe di credibilità, anche per molti investitori.

Sappiamo che i governi della Francia, della Repubblica Ceca e della Finlandia sono favorevoli all’inserimento del nucleare fra gli investimenti eco-sostenibili e che i governi della Germania, della Spagna, del Portogallo, dell’Austria e della Danimarca sono invece contrari. È troppo chiedere quale sia la posizione ufficiale del Governo Draghi? Non di questo o quel ministro, ma del Governo italiano? Su una questione così delicata che sta dividendo l’Europa, in un Paese che ha lasciato ormai da anni il nucleare dopo aver votato ben due referendum, sarebbe ora che anche il Parlamento desse un segno di vita, con un dibattito nelle aule parlamentari e con un voto su una risoluzione conclusiva, dopo l’elezione del Presidente della Repubblica.

Abbiamo sentito Salvini proporre una raccolta di firme per un referendum a favore del nucleare. Visto che i referendum in Italia sono solo abrogativi, evidentemente Salvini intende far approvare una nuova legge pro-nucleare dal Parlamento per poi sottoporla a un nuovo referendum. Abbiamo ascoltato la nuova posizione contraria del Pd che mancava all’appello e alcune prese di posizione contrarie al nucleare del Movimento 5 Stelle.

In questa bozza della Commissione sono inseriti come eco-sostenibili anche gli investimenti per nuove centrali a gas che dovrebbero sostituire impianti più inquinanti, producendo emissioni inferiori a 270 grammi di CO2 per kilowattora, da autorizzare entro il 31 dicembre 2030, con una capacità produttiva non superiore al 15% di quelle sostituite e che dovrebbero utilizzare almeno il 30% di gas rinnovabili o a basse emissioni dal primo gennaio 2026, per poi passare al 55% dal 2030 e completare la transizione entro il 31 dicembre 2035. Una quota significativa di gas nella transizione energetica è necessaria, anche negli scenari fattibili più avanzati, sia pure in diminuzione fino a raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette nel più breve tempo possibile, comunque entro il 2050. Detto questo, era necessario inserire gli investimenti per il gas, una fonte fossile, fra quelli eco-sostenibili ,con emissioni di 270 grammi di CO2 per kilowattora? Meglio sarebbe stato mantenere il riferimento a 100 grammi di CO2 per kilowattora che avrebbe consentito di considerare green non gli investimenti per gli attuali utilizzi del gas, che continueranno per alcuni decenni, ma solo quelli per gli utilizzi innovativi e più ecologici, fatti con miscele di biometano, di idrogeno anche prima del 2026 e/o con cattura e riutilizzo, almeno parziale, della CO2.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 06/01/2022
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